di Nikos Raptis – 18 novembre 2011
L’”arte” della fotografia è stata inventata nel 1826. L’uso del cemento armato è iniziato intorno al 1876.
Così, per 135 anni, dal 1876 all’attuale 2011, è stato possibile avere fotografie di edifici in cemento armato distrutti da terremoti. Gli archivi dei giornali, in tutto il mondo, sono pieni di innumerevoli fotografie di edifici multipiano i cui occupanti sono morti schiacciati, nell’agonia più atroce, quando gli edifici sono crollati nel corso di un sisma.
Se osservatori provenienti da un altro pianeta potessero osservare i cambiamenti materiali e sociali verificatisi sulla faccia della terra nel corso dell’ultimo centinaio di anni, concluderebbero che uno dei fattori più importanti della realtà materiale e sociale esistente sul pianeta è stato l’uso del cemento armato.
La facilità e velocità con cui gli umani sono in grado di costruire una struttura in cemento armato hanno consentito loro di costruire edifici multipiano in numero infinito. Dal momento dell’arrivo di questo nuovo tipo di edilizia la vita è cambiata per masse del ventesimo secolo. Questo tipo di costruzioni ha consentito allo stato di stipare gran parte della popolazione in appartamenti miserabili in edifici multipiano in cemento. Gli aspetti sociali, politici, psicopatologici e persino antropologici del problema di stipare milioni di persone in queste “macchine abitative” devono ancora essere affrontati seriamente.
Questo problema sociale di questi caseggiati è amplificato in misura fatale in quelle parti della Terra che sono soggette a sismi.
Il cemento è un materiale intrinsecamente friabile, anche quanto rinforzato con acciaio. (Il gesso è un altro materiale friabile). Un edificio multipiano in cemento non può sopravvivere a un terremoto, se colpito direttamente dal sisma. Il danno provocato da un sisma a un edificio è specifico per ciascun sito. Un edificio può restare intatto mentre un altro, a pochi metri di distanza, può essere distrutto completamente.
Naturalmente è ragionevole chiedersi: chi è responsabile della proliferazione di caseggiati multipiano in cemento? Come già detto, è lo stato. Non solo perché stipa persone, come sardine, in queste “macchine abitativei” ma perché, con l’aiuto dei propri “commissari” tecnici, gli ingegneri, permette e promuove la costruzione di queste “trappole mortali” in aree soggette a terremoti.
Arriviamo così alla piuttosto strana conclusione che le migliaia di morti causate dai sismi sono un problema politico!
Tra le persone che hanno aiutato lo stato a diffondere o utilizzare l’uso della “soluzione” degli edifici multipiano al problema di dare un’abitazione ai cittadini comuni, un posto di rilievo è detenuto da Le Corbusier (1887-1965). Le Corbusier era nato in Svizzera e all’età di 43 anni divenne cittadini francese. Era parecchio “innamorato” dei nazisti ed era un ammiratore di Henry Ford e della … General Motors!
Il suo contributo all’umanità: parte della miseria che l’extraterrestre ha osservato nel suo viaggio sulla superficie della terra.
Sfortunatamente questo contributo alla miseria e alle morti causate dai sismi non è stato adeguatamente riconosciuto, se mai lo è stato, dagli storici, ingegneri e intellettuali.
Come potrebbe un architetto piuttosto incompetente creare un simile “scempio”, quasi da solo?
Mia ipotesi: la causa è una strana tendenza degli umani, specialmente delle signore, a sentire che è de rigueur esseri moderni, seguire la moda, ecc. [Se questa tendenza sia innata o acquisita, non conta; quel che conta è che sia così prevalente] Le Corbusier e le sue creazioni furono l’epitome della … modernità. Forse fu per questo che Le Corbusier divenne cittadino francese; per essere al centro della modernità, della moda ecc.
A parte questa spiegazione piuttosto buffa, e tuttavia valida, ce n’è una più sinistra: l’avidità dell’industria del cemento Portland e dell’industria automobilistica delle nazioni “democratiche” e l’autoritarismo delle nazioni non democratiche (i sovietici, Hitler, ecc.)
Prendiamo il caso della Grecia.
Circa 79 anni fa, tra il 1932 e il 1933, quel che accadde nella “Piazza Exarchia” di Atene contribuì a decidere il destino della città riguardo ai propri edifici e, conseguentemente, contribuì a decidere il tipo di vita dei suoi abitanti.
Nel 1932 iniziò la costruzione dei primi edifici in cemento armato, progettati da un giovane architetto greco, all’angolo nord-orientale di “Piazza Exarchia”.
[Parentesi: “Il quartiere ateniese di ‘Exarchia’ è considerato il luogo della scena anarchica in Grecia (oggi). Il cuore del quartiere è un minuscolo parco triangolare (‘Piazza Exarchia’) con il suo lato più lungo che misura circa 50 metri. La polizia fa regolarmente irruzione ad Exarchia.” (Questa è una citazione dal mio articolo ZNet del 30 gennaio 2009).
Nel 1932 l’area di Exarchia era un quartiere dell’alta classe media con case a un piano solo o massimo a due piani, com’era tutta Atene. Perciò la costruzione multipiano nella piazza fece vera sensazione. Fine della parentesi.]
Prima che l’edificio multipiano di Exarchia fosse completato Le Corbusier visitò il luogo e, dopo essersi congratulato con l’architetto greco, scarabocchiò le parole “C’est tres beau” (E’ molto bello) su una parete all’ingresso dell’edificio non terminato. Le parole rimasero sulla parete per decenni, per commemorare l’approvazione del “grande” uomo. Le Corbusier aveva 45 anni all’epoca ed era già cittadino francese.
Poi, per coronare questo capolavoro “artistico”, l’architetto invitò un suo amico, un pittore, a scegliere il colore delle facciate esterne dell’edificio. Il pittore scelse un blu molto scuro, che trasformò l’edificio in un “monumento” leggendario dell’Atene moderna: il “Caseggiato Blu”, come è chiamato ancor oggi. Sfortunatamente il colore scuro trasformava l’edificio in un “forno” nelle torride estati ateniesi e così, in anni successivi, fu ridipinto di un blu più chiaro.
Il “Caseggiato Blu” greco non fu un evento benedetto solo per i greci; felici eventi simili ebbero luogo in tutto il pianeta. Hitler, Stalin e altri fecero la fila per stipare i loro fortunati cittadini in queste “macchine”.
Così il “Caseggiato Blu” è stato replicato ad nauseam ad Atene e nel resto della Grecia fino ai giorni nostri, rendendo la città mostruosa e, quel che è più importante, pericoloso dal punto di vista sismico.
Sfortunatamente per il popolo greco, accadde così che il “dono” di Le Corbusier allo stato, le costruzioni multipiano in cemento armato (le “macchine abitative”) fu anche un “dono” all’impero USA come strumento di dominio. Nel corso della seconda metà degli anni ’40 in Grecia gli USA “gestirono” quella cui di solito ci si riferisce come alla “guerra civile” greca; l’esercito nazionalista, armato e gestito dagli USA, combatté i rivoltosi comunisti greci. Usando la Grecia come campo sperimentale, gli USA avviarono la filosofia “Phoenix”: per sconfiggere una rivoluzione si svuotano i villaggi dai quali i rivoluzionari ricavano le proprie risorse. Così parte della popolazione della Grecia settentrionale fu costretta a inondare Atene per iniziare la costruzione dei mostri che esistono oggi nella città; decine di migliaia di “creazioni” di Le Corbusier.
[Nota: il caso successivo di applicazione del “programma Phoenix” fu in Vietnam. Sfortunatamente là parte della popolazione dei villaggi fu ‘giustiziata’ dalla CIA.]
C’è un caso strano e per lo più ignorato che avrebbe potuto essere una “controargomentazione” alla “maledizione” di Le Corbusier, almeno negli ultimi anni, ed è il caso di Christopher Alexander, Professore di Architettura a Berkeley. Ma non è questa la sede per entrare in dettaglio su ciò.
Tornando ai terremoti, andiamo un po’ più a fondo. L’espressione “soggetti a terremoti”, usata in precedenza, è del tutto realistica?
Ecco due “campioni” (piuttosto) a caso dei terremoti di magnitudine superiore ai 2,5 gradi Richter (R) negli USA e nelle aree adiacenti, e sopra i 4,5 R per il resto del mondo che hanno avuto luogo nell’intero pianeta in due diverse settimane, così come registrati dall’Osservatorio Geologico degli Stati Uniti (USGS – United Stated Geological Survey):
Terremoti nel mondo:
I. Dal 17 ottobre al 24 ottobre 2011:
– Numero totale dei sismi: 229
– numero dei sismi in Alaska (su 229): 45
– numero dei sismi negli Stati Uniti (esclusa l’Alaska): 43
– Numero dei sismi in Turchia: 31
– Numero dei sismi nel mondo (esclusi USA e Alaska): 141
– numero dei paesi diversi colpiti da un sisma: 36
II. Dal 31 ottobre al 7 novembre 2011:
Numero totale dei sismi: 239
– numero dei sismi in Alaska (su 239): 53
– numero dei sismi negli Stati Uniti (esclusa l’Alaska): 50
– numero dei sismi nel mondo (esclusi USA e Alaska): 136
– numero dei paesi diversi colpiti da un sisma: 31
Guardando ai dati registrati di cui sopra si potrebbe concludere, ad esempio, che l’Alaska è un paese intensamente soggetto a terremoti. “Sappiamo” anche, secondo la scienza, che i terremoti si concentrano in luoghi in cui le placche continentali si incontrano, che i terremoti non si verificano al centro delle placche (continenti), eccetera, e che quando accade quest’ultimo fenomeno, come a New Madrid, allora scopriamo “vecchie” faglie, eccetera.
Se i terremoti sono una questione seria, cioè se morire agonizzando è una questione seria, allora siamo obbligati a considerare il fattore tendenza ai sismi in un modo molto più prudenziale.
Ad esempio, che dire se ci fossero “vecchie faglie” ignote sotto Berlino, o Dresda, o Mosca, eccetera? Non dovremmo inoltre tener presente che i dati storici di cui disponiamo riguardo ai sismi sono limitatissimi?
Dovremmo quindi accettare l’assioma che ogni luogo della terra è soggetto a terremoti? La risposta dovrebbe essere: Sì!
Inoltre, il fatto che ci siano più di 200 terremoti alla settimana nel mondo in più di 30 paesi non può essere ignorato. Anche il fatto che la maggioranza di tali sismi sia di magnitudine tra i 4 e i 5 gradi Richter è tremendamente significativo. Tali sismi incidono sull’integrità strutturale degli edifici, anche limitatamente, e il danno è cumulativo. Tutti i materiali hanno una “memoria” in rapporto con la loro tenuta.
Così, avendo un pianeta che “vibra” di terremoti e coperto da trappole mortali in cemento armato, cosa facciamo?
Appello per una soluzione
Ciò che segue è indirizzato principalmente al popolo turco, al popolo greco e agli ingegneri e alle università tecniche di entrambi i paesi.
Dopo il crollo di un edificio in cemento quelli “fortunati” sono quelli che muoiono subito. Un numero ignoto di sopravvissuti intrappolati, sotto centinaia di tonnellate di cemento, viene ucciso in modo orribile dai propri … soccorritori. A un certo punto, pochi giorni dopo il sisma, lo stato (i politici) ordina la rimozione della massa di cemento con l’uso di potenti macchine edili, smembrando qualsiasi sopravvissuto ancora vivo. Un paio di decenni fa a Salonicco un mio collega ingegnere implorò i politici di non utilizzare i bulldozer, perché avrebbero potuto esserci dei sopravvissuti sotto la massa di cemento. Si rifiutarono e usarono le macchine a sole 48 ore dal sisma. Tutto quel che poté fare il mio amico fu scoppiare in lacrime. La stessa cosa sta accadendo in questo momento (11 novembre) in Turchia.
C’è una soluzione? Le università tecniche di tutto il mondo hanno cercato seriamente di trovare una soluzione nel corso di più di un secolo?
Durante tale arco di tempo ciò che le università hanno fatto è stato cercare di trovare il modo di “rinforzare” gli edifici in cemento progettando modelli in scala degli edifici e sperimentando su di essi. I giapponesi, in un’occasione, hanno cercato di essere “realistici”, evitando i modelli in scala, e hanno fissato un … razzo in cima a un edificio multipiano! Gli unici benefici offerti all’umanità da questi “giocattoli” sono consistiti in un numero sempre maggiore di morti in edifici di cemento crollati.
Se il cemento estremamente pesante e debole di un edificio elevato uccide, quale può essere allora la soluzione? Evidentemente un edificio basso fatto di materiali leggeri.
Un simile edificio dovrebbe soddisfare tre criteri:
1. Dovrebbe essere una struttura a pochi piani.
2. Dovrebbe essere fatto di materiale leggero e robusto.
3. Dovrebbe essere poco costoso.
Non c’è mai stato un tentativo serio delle università tecniche del mondo di progettare un simile edificio a vantaggio della gente comune, per proteggerla dalla morte quando un sisma colpisce.
L’argomento che viene solitamente opposto a questa proposta è che se si eliminano le costruzioni alte allora si finirà per copre la superficie della terra di case a un piano per i miliardi di suoi abitanti; una catastrofe ecologica.
Cerchiamo di essere onesti. Dove vivevano tutti questi esseri umani prima di inondare le poche grandi città di tutti i paesi, dalla Grecia alla Cina? La superficie della terra era coperta sino al limite dai loro villaggi? Il motivo “brutale” per cui si sono trasferite nelle città è stato ed è la povertà. In realtà è un Programma Phoenix “benigno” avviato dall’élite economica mondiale; un seguito degli originali programmi omidici della Grecia e del Vietnam.
C’è anche un altro argomento, piuttosto “volgare”, che confuta l’argomento di cui sopra. Ad esempio ci sono immigrati greci, che ammetto non molto numerosi, che dopo aver avuto “successo” nel salire la scala sociale da lavapiatti a New York o Francoforte fino a diventare ristoratori, poi costruiscono le loro case delle vacanze di nuovo nei loro paesi natali, solitamente imitando, architettonicamente, chalet svizzeri, occupando così due volte lo … spazio loro assegnato come domicilio sulla faccia della terra.
Un’obiezione ulteriore alla proliferazione di case a un piano, probabilmente questa volta da parte degli ecologisti, potrebbe essere che rappresentano una manna per la proliferazione delle automobili, la fervente visione di Le Corbusier. Sbagliato! Questo problema è stato risolto al volgere del ventesimo secolo. La soluzione: la ruota d’acciaio su rotaie d’acciaio. Cioè: trasporti di massa per treno, metropolitane leggere e tram. Una soluzione che è stata “spazzata via” dalla General Motors e altri negli anni ’30 e ’40.
Infine, per alcuni stipare verticalmente esseri umani verso il cielo in edifici elevati in megalopoli, è un modo per rendere l’umanità “più produttiva ed efficiente”.
Nell’ “Edizione Speciale” del settembre 2011 sulle “Città Migliori” [Better Cities] della rivista Scientific American (pag. 38), Luis M.A.Bettencourt e Geoffrey B. West scrivono: “Quello che possiamo dire con certezza … è che l’accresciuta popolazione [delle città] promuove interazioni sociali più intense e profonde … così come pressioni economiche che eliminano le inefficienze. In un città con affitti alti, possono essere redditizie solo attività che creano un valore aggiunto sostanziale. Queste pressioni economiche spingono gli inurbati a venir fuori con nuove forme di organizzazione, prodotti e servizi che hanno maggiore valore aggiunto. A loro volta l’alta redditività, l’eccellenza e le possibilità di scelta tendono ad attirare nella città un numero maggiore di talenti, spingendo ancora più in alto gli affitti, alimentando il bisogno di trovare attività ancor più produttive …”
Quanto all’ “eliminare le inefficienze”, agli “affitti”, alle “pressioni economiche”, al “valore aggiunto” e alla “redditività”, non sono necessari commenti.
Tuttavia, considerato che la maggioranza delle persone “istruite” dell’occidente, e probabilmente gli autori degli estratti di cui sopra, considera il fondamento della propria cultura e delle proprie idee sociali essere il prodotto della città di Atene circa 2.500 anni fa (vedere “Black Athena” di Martin Bernal) è un po’ una contraddizione ignorare il fatto che l’area coperta dalla città di Atene all’epoca, intorno all’Acropoli, è la stessa area coperta oggi da poche dozzine di osterie vendono “moussaka” ai turisti. Com’è che quella “saggezza” emerge da un francobollo di città e non da una megalopoli?
Inoltre, inventare la ruota o il transistor è la parte facile. Capire la natura umana è quella difficile. E’ ancora più difficile sopravvivere in un edificio multipiano di cemento che sia colpito da un sisma.
Una proposta
Un possibile abbozzo d’azione per le persone comuni in Turchia e in Grecia per risolvere il problema mortale della sismicità potrebbe essere il seguente:
– Entrambi i popoli dovrebbero ignorare le proprie élite al governo. Ogni azione di entrambi i popoli dovrebbe essere a livello di base, nello stile dell’economia partecipativa.
– Il dialogo e la collaborazione tra i due popoli dovrebbero essere la base fondamentale per trovare una soluzione.
– Contatti immediati e molti stretti tra gli ingegneri civili e le scuole di ingegneria di entrambi i paesi.
– Una valutazione onesta della storia del cemento in rapporto con i terremoti.
– Se le persone comuni in Turchia e in Grecia, con l’aiuto delle università e degli ingegneri di entrambi i paesi, decidessero che la soluzione consiste nel progettare una casa a un piano di materiali leggeri, allora dovrebbe essere elaborato un programma a lungo termine per avviare un processo che sostituisca le alte strutture esistenti con quelle nuove, basse e leggere, riciclando la maggior parte dei materiali degli edifici esistenti. Ovviamente ci vorranno molti decenni, forse circa mezzo secolo.
Come già detto, questo è solo un abbozzo di una singola persona. Ci sono più di 80 milioni di turchi e greci in grado di cominciare a riflettere sul problema. Un vantaggio aggiuntivo di un programma simile potrebbe essere che si evolverebbe in un contatto politico e sociale tra i due popoli che consentirebbe loro di vivere in pace e dignità.
E’ anche possibile che in futuro questo programma possa coinvolgere i popoli sui bordi della Placca Mediterranea: Siria, Libano, Palestina, Egitto, Libia, Algeria, Tunisia, Marocco ecc.
I turchi e i greci possono naturalmente far appello al resto del mondo per collaborazione e coinvolgimento in un simile progetto. Comunque in questo progetto turco-greco dovrebbero decisamente essere coinvolti il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e l’Università dell’Illinois che ha la miglior Scuola di Ingegneria Civile del mondo.
La storia dell’Università dell’Illinois in rapporto ai terremoti è molto interessante. Fanno parte di tale storia Nathan M. Newmark, Hardy Cross e Fazlur R. Khan. Tutti e tre erano tra le menti più brillanti del mondo nella scienza contemporanea.
– Newmark (1910-1981) è stato il capo della Facoltà di Ingegneria Civile dell’Università dell’Illinois, a Urbana, per 17 anni. Il suo lavoro aveva molto a che fare con i terremoti. Per tutta la vita si è confrontato con i problemi più difficili in ingegneria, persino la progettazione di strutture in grado di sopportare un’esplosione nucleare, e ha fornito soluzioni brillanti. E’ famoso per aver progettato il grattacielo in grado di resistere al terremoto “Torre Latinoamericana” a Città del Messico. Gli è stata assegnata la Medaglia Nazionale per la Scienza e numerosi altri premi.
– Cross (1885-1959) è stato l’autore, nel 1936 all’Università dell’Illinois, di quello che tutti gli ingegneri civili del mondo conoscono come “metodo Cross”, uno strumento che li ha aiutati enormemente nella progettazione delle strutture, specialmente delle strutture multipiano in cemento.
– Khan (1929-1982) “era nativo del Bangladesh … è considerato uno dei più grandi geni della storia dell’ingegneria civile … l’aspetto rivoluzionario del modo di Khan di progettare un grattacielo che sia quello più ECONOMICO consiste nel progettarlo con pareti sottile come un TUBO …” [Questo è un estratto dal mio articolo su ZNet “A proposito di Piramidi e Grattacieli” del 30 settembre 2001]. Le torri gemelli del World Trade Center furono progettate in base al metodo rivoluzionario di Khan.
Tutti e tre questi grandi ingegneri hanno dedicato la propria vita a risolvere problemi tecnici per l’edificazione di costruzioni multipiano. Il contrario di ciò che è proposto qui. Tuttavia quali avrebbero potuto essere le loro reazioni a una proposta simile, di edifici bassi e leggeri? Mi piacerebbe pensare che, alla fine, sarebbero d’accordo sul fatto che la perdita di centinaia di migliaia di vita di cittadini comuni negli edifici multipiano in cemento non è stata seriamente studiata dalla professione ingegneristica e che qualcosa andrebbe fatto.
Tutti e tre erano persone serie ed estremamente razionali. Di questi tre ho avuto l’opportunità di conoscere solo Newmark, una persona educata, gentile e onesta. Di Khan è stato scritto che era un “genio tecnico sensibile alle persone e ai luoghi in essere devono vivere e lavorare”. Lo stesso Khan disse: “Mi piace considerarmi un cittadino del mondo. Se non proviamo un senso di compassione, globalmente e nei rapporti individuali, non verremo mai fuori dalle guerre in cui ci troviamo.” Di Cross non so tanto. Tuttavia sono incline a credere che non sia stato diverso dagli altri due.
Sembra che tutti e tre questi individui eccezionali, in rapporto ai terremoti, siano caduti in quella che si potrebbe chiamare al “trappola di Robert Oppenheimer”. Dopo aver cercato di razionalizzare il suo coinvolgimento nella bomba atomica, disse di non aver saputo resistere all’attrattiva di una “soluzione tecnicamente elegante”!
La mia ipotesi è che tutti e tre, oggi, sarebbero d’accordo sulla soluzione presentata qui.
[Parentesi: ecco una bozza grezza di una soluzione possibile per un edificio leggero a un piano:
1. Costruzione di una parete in cemento come “base” dell’edificio. Cemento? Sì, cemento. Persino cemento semplice, senza armature d’acciaio. Tuttavia l’altezza della parete non dovrebbe essere superiore a 4 piedi (1,20 metri). Questa bassa parete darebbe all’edificio una base solida, una specie di “zavorra” che può sopportare principalmente la forza dei venti. Questa parete-zavorra di 4 piedi, anche se crolla, (il che sembra improbabile) non intrappolerà persone sotto di sé, a motivo della sua bassa altezza.
2. Il pavimento dovrebbe essere costituito da una lastra di cemento (semplice o con minimi rinforzi in acciaio) ed essere monoliticamente collegato alla bassa parete, formando così una specie di scatola nella parte inferiore dell’edificio. Ciò avvantaggerebbe la costruzione anche nel caso di liquefazione (la trasformazione del suolo in liquido per una frazione della durata del sisma).
3. I restanti 6 piedi (1,80 metri) per arrivare all’altezza totale di 10 piedi (3 metri) dell’edificio, dovrebbe essere dovrebbe essere una struttura leggera, che ricordi una gabbia, fatta elementi in acciaio, assicurando così che la parte superiore delle pareti e il tetto non crollino uccidendo le persone. L’acciaio da usare, prevalentemente riciclato, è già utilizzato oggi come rinforzo delle lastre e delle colonne delle strutture tradizionali di cemento, che saranno demolite.
4. La gabbia d’acciaio della parte superiore della struttura dovrebbe essere coperta all’esterno e all’interno da una sottile “pelle” di cemento rinforzato con fibre di uno spessore di solo mezzo pollice [circa 1,25 cm.]. Per quanto possa suonar strano, ci sono già esperienze da decenni di tali materiali “sottili” rinforzati con fibre. Gli studenti della maggior parte delle scuole di ingegneria degli Stati Uniti partecipano a una gara annuale per la costruzione di … canoe, fatte di questa “pelle”.
5. La parete bassa di cemento di 4 piedi e lo spazio tra la “pelle” esterna e quella interna dovrebbero essere termicamente isolati (preferibilmente con materiali locali o riciclati o di nuova invenzione).
Questo è solo un abbozzo di soluzione elaborato da una sola persona. Potrebbero esserci centinaia di soluzioni migliori di migliaia di altre persone; turchi, greci, MIT, Università dell’Illinois, ecc. Fine della parentesi.]
Va sottolineato che nessun architetto dovrebbe essere coinvolto in questo progetto. La mia esperienza con gli architetti greci, in rapporto ai terremoti, è … terrificante! Ho la sensazione che il professor Christopher Alexander, già citato più sopra, sia andato dicendo cose simili per anni, se non riguardo ai terremoti, almeno riguardo alle “offerte” degli architetti all’umanità.
Ecco un esercizio mortale di estetica di Le Corbusier: per rendere gli edifici più belli egli ha introdotto il concetto di “pilotis”. Egli ha, cioè fatto appoggiare gli edifici su trampoli, eliminando le pareti del piano terra e lasciando solo le colonne di cemento. Disse anche che quante minori fossero state le colonne, tanto meglio.
Ci sono due caseggiati multipiano su trampoli alla Le Corbusier, non lontano da dove abito io. Nel corso del grande terremoto di Atene del 1981, sono stati colpiti molto gravemente e le colonne in cemento sono state quasi distrutte. Lo stato, con l’aiuto dei suoi “commissari” in ingegneria ha permesso la “riparazione” del danno. Oggi più di 40 famiglie (circa 160 esseri umani) vivono in tremenda trappola mortale.
Questo articolo è indirizzato ai turchi e ai greci in generale, e specificamente agli abitanti di Istanbul, Atene e Lisbona.
Infine, per chiudere questo pezzo piuttosto doloroso per ZNet: non c’è bisogno di includere qui un elenco dei morti di terremoto nel corso delle varie epoche. L’elenco si può trovare persino negli “Almanacchi” annuali.
P.S.
Sento di dover giustificare perché, vivendo ad Atene con tutta la tempesta politica e sociale che mi circonda, ho scelto di scrivere ancora una volta un articolo sui terremoti.
1. So che in questo stesso istante decine di migliaia di turchi stanno soffrendo in modo estremo a causa del più recente terremoto che li ha colpiti.
2. I turchi non hanno avuto scelta. Nei dieci secondi di durata del sisma l’unica scelta che si ha è di cercare di non pensare al modo in cui le lastre di cemento ti ridurranno in polpette. Il popolo di Atene ha una scelta: può ribellarsi. Cosa che sta facendo!
Data l’opportunità che ho di comunicare con questo articolo, ecco un breve resoconto di qual è la situazione ad Atene:
I. Ultimamente sui giornali compaiono numerosi annunci economici di giovani greci che cercano di permutare gli appartamenti di famigli ad Atene con piccole fattorie o un pezzo di terra agricola nelle aree rurali, in modo da poter fuggire dalla città e sopravvivere economicamente.
II. Mesi fa il governo greco ha deciso di aggiungere un’imposta extra sulla proprietà dei greci. Per spillare i soldi alla gente, il governo ha deciso di inviare l’addebito dell’imposta extra sulla normale bolletta dell’elettricità e, nel caso la famiglia non pagasse l’imposta extra, di tagliare i fili dell’elettricità alla casa.
Risultato: il sindacato dei lavoratori del settore elettrico ha deciso di non tagliare l’elettricità alle case, per solidarietà nei confronti della popolazione. Il governo ha assunto società private per fare il lavoro sporco. I sindacati hanno minacciato di usare la violenza per proteggere la popolazione dai “gorilla” delle imprese private.
III. Sono le undici del mattino ad Atene. Tra quattro ore, alle 15.00, ci sarà la grande marcia annuale dal Politecnico sino all’Ambasciata USA per commemorare la rivolta degli studenti del 1973 contro la dittatura militare istigata dagli USA. Ci sono 7.000 poliziotti in servizio, pronti a compiere il loro dovere cristiano. L’ultima volta che ci fu una situazione simile, circa vent’anni fa, i porci uccisero un giovane e una giovane a Piazza Sintagma, rompendo loro la testa.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
http://www.zcommunications.org/quakes-call-on-turks-and-on-greeks-by-nikos-raptis
traduzione di Giuseppe Volpe
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