Tag
Business School, corsi introduttivi, efficacia pedagogica, facoltà di economia, Harvard, istruttori laureandi, lezioni di massa, N.Gregory Mankiw, occupywallstreet, Scuole Aziendali, università
di Richard D. Wolff – 14 novembre 2011
Negli ultimi dieci giorni gli studenti di Harvard hanno interrotto il tran tran di questa che è la più ricca delle università private. Un accampamento di tende di Occupy Harvard ha fatto seguito a una grande marcia di molte centinaia di studenti attraverso il campus per protestare contro la complicità di Harvard nell’estrema diseguaglianza di reddito e ricchezza della nazione. Una settimana prima circa 70 studenti hanno abbandonato per protesta una lezione allargata di Harvard del corso di introduzione all’economia. Anch’essi hanno spiegato di stare agendo per solidarietà con i movimenti Occupy Wall Street (OWS). Hanno specificamente criticato l’economia meschinamente prevenuta che stavano apprendendo che rifletteva e rafforzava le diseguaglianze e ingiustizie che alimentano i movimenti OWS. L’abbandono della lezione di economia merita la nostra attenzione speciale.
L’uscita dalla sala reagisce (1) alla qualità dello sviluppo capitalista negli USA dell’ultimo quarto di secolo, (2) alla complicità delle facoltà universitarie di economia nel celare o razionalizzare sistematicamente quello sviluppo e (3) al nuovo spazio e sostegno a un critica del capitalismo da lungo tempo in ritardo creati dai movimenti OWS.
Nei primi anni ’60 assistevo da studente alla stessa lezione nella stessa sala conferenze di Harvard . Con molti compagni di studi brontolavo allora per celebrazione tecnica, di ristrette vedute, dello status quo. L’interesse che avevamo per il corso – comprendere le cause dell’instabilità economica (recessioni, depressioni, inflazioni, crisi), come i cambiamenti economici influenzano la storia politica e culturale, perché così tanti sono poveri e così pochi sono ricchi e quali sistemi economici alternativi sarebbero preferibili – era largamente eluso, ignorato o banalizzato. La maggior parte di noi decise di evitare altri corsi di economia. Le lezioni di massa di introduzione all’economia trasformano pochi studenti in economisti o addirittura in grandi economisti. Il corso introduttivo di Harvard non era e non è un’eccezione.
Il professore che ha suscitato l’abbandono della sala da parte degli studenti, N. Gregory Mankiw, è un ben noto celebratore del capitalismo privato. Egli si oppone doverosamente all’intervento del governo nell’economia (salvo quando è necessario nelle crisi per ripristinare le condizioni perché si ricominci a dipendere dal capitalismo privato e dalle sue meravigliose efficienze). Egli evidentemente ha ritenuto le alternative al capitalismo così prive di interesse da non sprecare tempo ed energie ad apprenderle o a insegnarle. La professione ha premiato il professor Mankiw con una prestigiosa cattedra ad Harvard. Il sistema politico lo ha fatto consigliere del presidente Bush e ora del candidato Romney. Il sistema economico lo ha benedetto con un lucroso contratto per scrivere un manuale fondamentale.
Il professor Mankiw tiene le sue lezioni in una sala enorme a molte centinaia di studenti. Essi frequentano anche corsi a numero contenuto tenuti da studenti laureandi. Questa soluzione – tipica di molte università – comporta una o due lezioni settimanali tenute dal professore e una o due sessioni con gli istruttori laureandi. Oltre ad essere stato uno studente di uno di tali corsi ad Harvard, in seguito ho lavorato proprio come istruttore laureato a Yale. Negli ultimi 35 anni ho anche tenuto quasi ogni anno esattamente quella lezione di massa al corso introduttivo di economia all’università del Massachusetts, la Amherst. E’ un incubo pedagogico che conosco da ogni punto di vista privilegiato.
Ciò che gli studenti apprendono in anonime lezioni di massa è molto, molto meno di quanto potrebbero apprendere in una piccola classe con un’intensa interazione tra un insegnante esperto e pochi studenti. Imporre compiti di insegnamento a laureandi che già si dibattono con i propri corsi, la propria tesi, ecc. porta a risultati pedagogici alquanto assortiti (mi sto esprimendo educatamente). Si ricordi anche che né i professori né gli istruttori laureandi nel sistema statunitense sono tenuti a studiare la sottile arte dell’insegnamento. La maggior parte dei professori è remunerata molto più in base alle pubblicazioni e ai servizi amministrativi universitari che in base all’efficacia pedagogica. Gli studenti laureandi sono, analogamente, ottengono più riconoscimenti per il loro programma d’esami che per l’assistenza al professore nell’insegnamento agli studenti. Il duraturo fallimento pedagogico di queste lezioni di massa non riduce il costo dell’ “insegnamento” per l’università.
La conseguenza assolutamente prevedibile di questo sistema è che le lezioni introduttive di massa sono una tragedia in confronto a quel che i corsi introduttivi potrebbero e dovrebbero conseguire. Le poche eccezioni dipendono da rare personalità che si preoccupano di apprendere come insegnare anche in condizioni di insegnamento così avverse. Di solito quegli insegnanti restano nei nostri ricordi.
Consapevolmente o meno i 70 studenti di Harvard stavano contestando il fallimento della loro istruzione e anche quello della società in generale. Essi hanno rifiutato, ad esempio, il modo in cui l’economia di Mankiw tratta la stessa inadeguatezza del loro corso di lezioni. Nell’ottica di Mankiw, un professore costoso che insegna a centinaia di studenti è molto più “efficiente” che farlo interagire con pochi studenti in un contesto seminariale. Il desiderio di Harvard, guidato dal guardare al saldo di bilancio, di risparmiare i costi di classi contenute, effettivamente necessarie per un’istruzione di qualità è chiaramente celato dalla concentrazione sulla quantità: contare gli studenti “formati” come tanti fagioli o noccioline prodotti da un professore. Una simile feticizzazione della quantità è il marchio di fabbrica dell’economia convenzionale.
Gli studenti di Harvard che hanno manifestato hanno anche ritenuto l’economia di Mankiw scarsamente utile per comprendere l’economia attuale con la quale essi e le loro famiglie si confrontano quotidianamente. Celebrare il capitalismo non è la stessa cosa che comprenderlo, per non parlare del valutarne i punti di forza e di debolezza. In questo gli studenti contestatori condividono, ironicamente, la visione del mondo degli affari. Già parecchio tempo fa le imprese statunitensi si sono rese conto anche che la celebrazione del capitalismo messa in atto da professori come Mankiw non era molto utile per (e spesso contraria a) insegnare come funzionano effettivamente le imprese e i mercati capitalisti. Hanno così sviluppato un secondo e alternativo percorso per studiare l’economia. Esso si concentra sull’analisi dell’effettiva operatività del sistema economico e lascia il lavoro celebrativo alle facoltà di economia. Il percorso alternativo è quello delle Scuole Aziendali (Business Schools).
E’ un buon segno che tra gli studenti di Harvard di oggi ce ne siano molti che si rendono conto dell’importante svolta politica e ideologica realizzata dal movimento Occupy. E’ un segno anche migliore che essi siano ora decisi a unirsi ad esso e a promuovere il suo obiettivo centrale di denunciare e contrastare le profonde diseguaglianze e ingiustizie del sistema attuale. E la cosa migliore di tutte è forse che essi dirigano la lotta contro uno dei principali apologeti ideologici di tale economia convenzionale del sistema.
Richard D. Wolff è Professore Emerito all’Università del Massachusetts, Amherst, ed anche Professore Ospite al Programma di Laurea in Affari Internazionali alla New School University di New York. E’ autore di New Departures in Marxian Theory (Routledge, 2006) [Nuove visioni della Teoria Marxiana] oltre a molte altre pubblicazioni. Si veda il documentario di Richard D. Wolff sulla crisi economica attuale “Capitalism Hits the Fan” [La merda del capitalismo nel ventilatore] a http://www.capitalismhitsthefan.com. Visitate il sito web di Wolff www.rdwolff.com e ordinate una copia del suo nuovo libro “Capitalism Hits the Fan: The Global Economic Meltdown and What to Do about It” [La merda del capitalismo nel ventilatore: il crollo economico globale e cosa fare al riguardo]. Il suo programma radiofonico “Economic Update” [Aggiornamento economico] è trasmesso su WBAI, 99.5 FM, a New York City per un’ora ogni sabato a mezzogiorno; può anche essere ascoltato dal vivo e in archivio podcast su www.wbai.org
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
http://www.zcommunications.org/harvard-students-join-the-movement-by-richard-d-wolff
Fonte: Mr Zine
traduzione di Giuseppe Volpe
© 2011 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0