Mi sono svegliato una mattina e la guerra era finita
27 ottobre 2011
Di: Mike Ferner
Fonte: Warisacrime.org
La guerra dell’America in Iraq è finita. Le ultime truppe partiranno entro la fine dell’anno, “a testa alta, orgogliosi del loro successo e sapendo che il popolo americano sarà unito per sostenere le nostre truppe.” Così ha detto il presidente Obama.
“La finzione della parodia di una finzione,” è quello che Groucho avrebbe chiamato l’annuncio di Obama e avrebbe avuto ragione.
Per diverse ragioni il Signor Marx sarebbe più vicino alla verità del Signor Obama.
1) Anche “tutte” le truppe venissero ritirate…beh, che ne sappiamo delle Forze Speciali dal momento che la loro presenza in un paese non sembra mai pari” “ a una “presenza di truppe”. Anche tutte le truppe “non-combattenti che combattono se ne andranno, e anche se non contiamo se il il complemento standard del Corpo dei Marines di stanza nella più grande ambasciata del mondo, 5.000 mercenari armati resteranno indefinitamente. IL Dipartimento di stato, non il dipartimento della Guerra, sarà responsabile di questi, ma un assassino preso a noleggio, probabilmente non diventerà un diplomatico allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre.
2.) Riassumendo circa un decennio di massacri, Obama sceglie di nascondersi dietro la logora cortina di fumo dello “appoggio ai militari” dicendo che le ultime truppe terranno la testa alta, orgogliosi del loro successo e che il popolo americano sarà “unito nell’ appoggio alle nostre truppe.” Quanti contesteranno nove anni di guerra e 800 miliardi , presentati in quel contesto?
3) In verità, se l’amministrazione avesse fatto davvero di testa sua, non avremo mai sentito quella notizia. Washington voleva rimanere ben oltre la fine di quest’anno, ma il popolo iracheno, tramite il suo parlamento, ha costretto gli Stati Uniti a andarsene via (per la maggio parte) via dall’Iraq, dicendo che il 1 gennaio i soldati saranno perseguiti penalmente nei tribunali iracheni per i crimini commessi nel loro paese. Considerata la nostra fedina penale in Iraq, l’unica scelta fattibile per Obama è stata quella di andarsene.
Chiunque pensi che la guerra finirà davvero non è stato mai in guerra o non ha avuto mai una persona cara che ha partecipato a una guerra . Il conflitto americano in Iraq non finirà mai per le oltre 4.000 famiglie dei soldati statunitensi uccisi, per le decine di migliaia di feriti e per le loro famiglie, e per le centinaia, sì, centinaia di migliaia di giovani uomini e donne che soffriranno per il resto della loro vita per il terrore di avere il PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder , Disturbo Post-traumatico da stress) e Disturbo traumatico cerebrale.
Ecco come ne parla un reduce dell’Iraq, Matt Southworth che attualmente lavora per il Friends Committee on National Legislation (Comitato degli Amici per la Legislazione Nazionale) e che è tra i dirigenti dell’associazione Veterans for Peace (Reduci per la Pace).
“Ho perso il primo amico nella guerra degli Stati uniti in Iraq a causa di un IED (Improvised Explosive Device (Ordigno esplosivo improvvisato) nel febbraio del 2004. L’amico che ho perso più di recente per la guerra in Iraq perché si è suicidato nel settembre 2011. Questa guerra per me non finirà mai. Vivrò con le sue ferite e trami da adesso fino alla fine della mia vita., che lo voglia o no. Questa battaglia, per me e tanti altri, dura tutta la vita.”
E’ veramente tragico, ma non nell’ordine di grandezza dei milioni di persone che hanno vissuto sotto le nostre sanzioni per 12 anni e per i nove anni successivi sotto le nostre bombe. E’impossibile comprendere la sofferenza che abbiamo portato in Iraq, quindi non cerchiamo neanche di indovinare il numero di Iracheni uccisi, feriti, e rimasti senza casa.
Invece,meditiamo sulle dimensioni della devastazione che si verificherebbe nel nostro paese se fossimo stati colpiti da una guerra simile. Con quale impatto si potrebbe paragonare? Ecco le cifre di 5 anni fa, basate su rapporti dell’UNICEF, dall’ONU e di studi realizzati da ricercatori dall’Università John Hopkins, pubblicati nel su Lancet. che è il nome del British medical Journal (La rivista medica britannica).
Se non siete seduti, dovreste sedervi.
Nelle ex città di Atlanta, Denver, Boston, Seattle, Milwaukee, Forth Worth, Baltimore, San Francisco, Dallas e Filadelfia ogni singolo abitante è morto.
Negli stati del Vermont, delaware, Hawaii, Idaho, Nebraska, Nevada, Kansas, Mississippi, Iowa, Oregon, South Carolina e Colorado ogni singolo abitante è ferito.
L’intera popolazione dell’Ohio e del New Jersey sono senza casa, e vivono con amici, parenti o sotto i ponti quando possono.
Le intere popolazioni di Michigan, Indiana e Kentucky sono scappate in Canada o in Messico.
Negli ultimi tre anni un medico statunitense su quattro, ha lasciato il paese. L’anno scorso soltanto 3.000 medici sono stati rapiti e 800 sono stati uccisi.
In breve, nessuno “là fuori” può venire a salvarci. Siamo all’inferno.
4. Infine, c’è un solo modo in cui il movimento pacifista statunitense deve semplicemente non permettere che questa guerra abbia fine e si chiama riparazione r-i-p-a-r-a-z-i-o-n-e. Dobbiamo pagare la misura completa di riparazioni per aggiustare ciò che abbiamo distrutto nell’agricoltura e nelle infrastrutture irachene e lasciare un fondo fiduciario abbastanza grande per affrontare almeno parzialmente il problema delle deformazioni e dei tumori dei bambini causati dalle nostre munizioni con uranio impoverito.
In così tanti posti, per esempio come in Nicaragua venti anni fa, abbiamo terrorizzato intere popolazioni , devastato la loro società, distrutto la loro valuta…e poi ce ne siamo semplicemente andati via. “Quella guerra è finita,” ripetiamo allegramente alla maniera del Presidente. E’ stata data libertà e democrazia a un altro paese. Ci liberiamo della sofferenza e ci avviamo a grandi passi verso il prossimo paese e il prossimo e il….Non possiamo permettere che accada di nuovo ai nostri fratelli e sorelle in Iraq. Forse nei sogni di Obama, forse nelle menti dei suoi manipolatori di parole che cianciano nei dibattiti televisivi della domenica mattina, forse nelle menti dei sapientoni che danno le loro opinioni comodamente da New York e da Washington. Forse per loro la guerra in Iraq è finita. Non certo, però, per i milioni di persone che la vivono nella realtà.
Mike Ferner è un ex-soldato della sanità nella marina, direttore facente funzioni dell’associazione Reduci per la pace e autore di :Inside the Red Zone: A Veteran for Peca eReports from Iraq.” (dentro la Zona rossa: un reduce per la pace racconta dall’Iraq).
Da: Z Net – Lo spiritop della resistenza è vivo
URL: http://www.zcommunications.org/i-woke-up-one-morning-and-the-war-was-over-by-mike-ferner
Traduzione di Maria Chiara Starace