di Fidel Castro (24 marzo 2011)
Ieri è stata una giornata lunga. Ho seguito gli alti e bassi di Obama in Cile da mezzogiorno, come avevo fatto il giorno prima con le sue avventure nella città di Rio de Janeiro. Quella città, in una sfida brillante, ha sconfitto Chicago nelle sue aspirazioni ad essere sede dei Giochi Olimpici del 2016 quando il nuovo presidente degli Stati Uniti e Premio Nobel sembrava un rivale di Martin Luther King.
Nessuno sapeva quando sarebbe arrivato a Santiago del Cile e cosa ci avrebbe fatto un presidente degli Stati Uniti quando uno dei suoi predecessori aveva commesso il crimine doloroso di promuovere il rovesciamento e la morte fisica del suo eroico presidente, orribili torture e l’uccisione di migliaia di cileni.
Quanto a me ho cercato di seguire le notizie che arrivavano sulla tragedia in Giappone e la guerra brutale scatenata contro la Libia, mentre l’illustre visitatore stava proclamando l’ “Alleanza degli uguali” nella regione del mondo in cui la ricchezza è distribuita nel modo peggiore.
In mezzo a così tante cose ho perso un po’ il filo e non ho visto nulla del lussuoso banchetto in cui a centinaia di persone sono state servite le delicatezze che la natura offre dal mare. Il banchetto era stato servito in un ristorante di Tokyo, la città dove si paga fino a 300.000 dollari per un tonno fresco pinna blu; sono stati raccolti fino a 10 milioni di dollari.
Troppo lavoro per un giovanotto della mia età. Ho scritto una breve riflessione e poi sono andato a letto per un lungo sonno.
Stamattina ero riposato. Il mio amico non sarebbe arrivato a El Salvador prima del pomeriggio. Ho chiesto i dispacci, articoli internet e altro materiale appena arrivato.
In primo luogo ho visto che, a causa delle mie riflessioni, i dispacci avevano dato importanza a quel che avevo detto sulla mia posizione di Primo Segretario del Partito e mi spiegherò il più brevemente possibile. Concentrandomi sull’ “Alleanza degli uguali” di Barack Obama, una questione di così grande importanza storica – lo dico seriamente – non mi sono nemmeno ricordato che il mese prossimo avrà luogo il Congresso del Partito.
La mia posizione sull’argomento è sostanzialmente logica. Una volta che ho compreso la serietà del mio stato di salute ho fatto quello che pensavo secondo me non fosse necessario quando avevo avuto quel doloroso incidente a Santa Clara; dopo la caduta, le cure sono state dure, ma la mia vita non era in pericolo.
D’altro canto, quando ho scritto il Proclama del 31 luglio mi era chiaro che lo stato della mia salute era estremamente critico.
Ho immediatamente messo da parte tutti i miei doveri pubblici, aggiungendo al proclama alcune istruzioni per garantire sicurezza e tranquillità alla popolazione.
Non era necessario abbandonare specificamente tutti i miei incarichi.
Per me, il mio dovere più importante era quello di Primo Segretario del Partito. Per motivi ideologici e di principio, in una fase rivoluzionaria quella posizione politica detiene la massima autorità. L’altra posizione che mantenevo era quella di Presidente del Consiglio di Stato e Governo, eletto dall’Assemblea Nazionale. Entrambe le cariche avevano sostituti, e non per rapporti familiari, cosa che non ho mai considerato essere fonte di diritti, ma per esperienza e merito.
Il rango di Comandante in Capo mi era stato garantito dalla stessa lotta, un caso piuttosto che una questione di merito personale. La Rivoluzione stessa, in una fase successiva, ha correttamente attribuito il comando di tutte le istituzioni armate al presidente, una funzione che, nella mia opinione, dovrebbe essere affidata al Primo Segretario del Partito. Io ritengo che è così che dovrebbe essere un paese come Cuba, avendo dovuto affrontare un ostacolo considerevole quale l’impero creato dagli Stati Uniti.
Sono passati quasi quattordici anni dal precedente Congresso del Partito; era coinciso con la scomparsa dell’URSS, del blocco socialista, il Periodo Speciale [la crisi cubana seguita alla scomparsa dell’URSS – n.d.t.] e la mia malattia.
Quando, gradualmente e parzialmente, ho recuperato la salute non mi è neppure passata per la testa l’idea della necessità di procedere formalmente al fine di dimettermi espressamente dalla mia posizione. All’epoca ho accettato l’onore di essere eletto deputato all’Assemblea Nazionale, cosa che non richiedeva la mia presenza fisica e attraverso la quale potevo condividere le mie idee.
Poiché ora ho più tempo che mai per osservare, informarmi e annotare alcuni punti di vista, adempierò modestamente al mio dovere di combattere per le idee che ho difeso in tutta la mia modesta vita.
Prego i lettori di perdonarmi per il tempo che ho speso in questa spiegazione cui sono stato costretto dalle circostanze citate in precedenza.
La cosa più importante, che non posso dimenticare, è quella rara alleanza tra milionari e gente che muore di fame, proposta dall’illustre Presidente degli Stati Uniti.
I bene informati, quelli che conoscono, ad esempio, la storia di questo emisfero, le sue lotte, o anche la storia del popolo cubano che ha difeso la sua Rivoluzione contro l’impero che, come lo stesso Obama riconosce, “ora dura da più della mia età”, saranno sicuramente stupiti dalla sua proposta.
E’ ben noto che l’attuale presidente è un buon paroliere, circostanza che, insieme con la crisi economica, la disoccupazione crescente, la perdita delle case e le morti di soldati americani nelle stupide guerre di Bush, lo ha aiutato a ottenere la sua vittoria.
Dopo averlo osservato bene, non sarei sorpreso se fosse lui l’autore del nome ridicolo con il quale è stato battezzato il massacro in Libia – “Alba dell’Odissea” – che ha fatto rivoltare la polvere dei resti mortali di Omero e di coloro che hanno contribuito a forgiare la leggenda nei famosi poemi greci, anche se ammetto, forse, che il nome possa essere stato creato dai comandanti militari che amministrano le migliaia di armi nucleari grazie alle quali un semplice comando del vincitore del Premio Nobel per la Pace può determinare la fine della nostra specie.
Il suo discorso ai popoli bianchi, neri, nativi, meticci e non meticci, religiosi e non religiosi delle Americhe, tenuto al Centro Culturale del Palacio de la Moneda è stato distribuito dovunque in copia autentica dalle ambasciate ed è stato tradotto e diffuso dalla televisione cilena, dalla CNN e, come immagino, da altre stazioni televisive in altre lingue.
E’ stato nello stile del discorso pronunciato, il primo anno del suo mandato, al Cairo, la capitale del suo amico e alleato Hosni Mubarak, le cui decine di miliardi di dollari presi al popolo si presume fossero noti al presidente degli Stati Uniti.
“ … il Cile dimostra che non dobbiamo essere divisi dalla razza … o da conflitti etnici”, ci assicura, e con questo il problema americano è stato cancellato dalle mappe.
Quasi immediatamente egli insiste in modo ossessivo che: “… i nostri meravigliosi dintorni, oggi, solo a pochi passi da dove il Cile perse la sua democrazia decenni addietro …” Qualsiasi cosa, piuttosto che dire ‘colpo di stato’, l’omicidio dell’onorato generale Schneider o il nome glorioso di Salvador Allende, come il governo degli Stati Uniti non avesse assolutamente nulla a che fare con ciò.
Il grande poeta Pablo Neruda, la cui morte è stata provocata dal perfido colpo di stato, viene citato più di una volta, in questo caso per affermare le nostre “stelle comete” splendidamente poetiche, che sono la “lotta” e la “speranza”. Obama si è dimenticato che Neruda era comunista, amico della Rivoluzione Cubana, grande ammiratore di Simon Bolivar, che rinasce ogni cent’anni, e ispiratore dell’eroico guerrigliero Ernesto Guevara?
Ho ammirato la profonda conoscenza della storia di Barack Obama quasi fin dall’inizio del suo messaggio. Qualche consigliere irresponsabile si è dimenticato di spiegargli che Neruda era un membro del Partito Comunista Cileno. Dopo pochi altri paragrafi insignificanti egli riconosce che “Ora, io so di non essere il primo presidente degli Stati Uniti a fare appello a un nuovo spirito di alleanza con i nostri vicini latinoamericani. Parlare è facile, e io so che ci sono stati tempi in cui forse gli Stati Uniti hanno dato questa regione per scontata.”
“… l’America Latina non è il vecchio stereotipo di regione … in conflitto perpetuo o intrappolata in cicli infiniti di povertà.”
“In Colombia, grandi sacrifici dei cittadini e delle forze di sicurezza hanno restaurato un livello di sicurezza che non si vedeva da decenni.” Non ci sono mai stati, là, traffici di droga, formazioni paramilitari o cimiteri segreti.
Nel suo discorso la classe lavoratrice non esiste, né i contadini senza terra, né gli analfabeti, né la mortalità infantile e da parto, né ci sono persone che diventano cieche, o vittime di parassiti come il Chaga o di affezioni batteriche come il colera.
“Da Guadalajara a Santiago a San Paolo una nuova CLASSE MEDIA chiede di più a stessa e ai propri governi”, afferma.
“Quando un colpo di stato in Honduras ha minacciato il progresso della democrazia, le nazioni dell’emisfero hanno unanimemente invocato la Carta Democratica Inter-Americana, contribuendo a porre le fondamenta per il ritorno dello stato di diritto.”
La vera ragione del meraviglioso discorso di Obama è spiegata in modo incontrovertibile nelle sue stesse parole, a metà del messaggio: “L’America Latina diventerà solo più importante per gli Stati Uniti, specialmente per la nostra economia […] Compriamo un numero maggiore di vostri prodotti, delle vostre merci che non di quelli di qualsiasi altro paese, e investiamo di più in questa regione che in qualsiasi altro paese. […] Esportiamo in America Latina più di tre volte quanto esportiamo in Cina. Le nostre esportazioni in questa regione – che aumentano più rapidamente delle nostre esportazioni nel resto del mondo – …” Si può forse presumere da questo che “quando l’America Latina è più prospera, sono più prosperi gli Stati Uniti”.
Più avanti egli dedica alcune parole insipide ai fatti reali:
“Ma, se siamo onesti, dobbiamo ammettere che […] il progresso in America non è abbastanza rapido. Non lo è per i milioni che subiscono l’ingiustizia della povertà estrema. Non lo è per i bambini delle baraccopoli e delle favelas che vogliono soltanto le stesse opportunità di ogni altro.”
“ … il potere politico ed economico che è troppo spesso concentrato nelle mani dei pochi, invece di servire i molti”, ha detto, alla lettera.
“ … non siamo la prima generazione ad affrontare queste sfide. Cinquant’anni fa, questo mese, il presidente John F. Kennedy propose un’ambiziosa Alleanza per il Progresso:”
“La sfida del presidente Kennedy perdura: ‘costruire un emisfero in cui tutti i popoli possano sperare in un livello di vita adatto e sostenibile e tutti possano vivere le proprie vite in dignità e libertà.”
E’ incredibile che ora se ne venga fuori con questa storia imbarazzante, un insulto all’intelligenza umana.
Non ha trascurato di citare nulla, tra le grandi calamità, salvo un problema che ha origine della colossale mercato USA delle armi letali: “Le bande criminali e i narcotrafficanti non sono una minaccia solo alla sicurezza dei nostri cittadini. Sono una minaccia allo sviluppo, perché scacciano, per paura, gli investimenti di cui economie hanno bisogno per prosperare. E sono una minaccia diretta alla democrazia, perché alimentano la corruzione che fa marcire le istituzioni dall’interno.”
Più oltre aggiunge con riluttanza: “Ma non spezzeremo mai la morsa dei cartelli e delle bande fino a quando non ci occuperemo delle forze sociali ed economiche che alimentano la criminalità. Abbiamo bisogno di raggiungere la gioventù a rischio prima che si rivolga alla droga e al crimine.”
“ … come presidente ho chiarito che gli Stati Uniti condividono e accettano la propria parte di responsabilità per la violenza della droga. Dopotutto, la domanda di droghe, compresi gli Stati Uniti, guida questa crisi. Ed è per questo che abbiamo sviluppato una nuova strategia di controllo della droga che è concentrata sul ridurre la domanda di droga mediante l’educazione, la prevenzione e la cura.”
Quel che non dice è che in Honduras 76 abitanti su 100.000 muoiono in seguito a violenze, 19 volte quanti ne muoiono a Cuba dove praticamente, nonostante la vicinanza agli Stati Uniti, il problema quasi non esiste.
Dopo un mucchio di altre simili sciocchezze, riguardo alle armi dirette in Messico che vengono confiscate, un’Alleanza Trans-Pacifico, una Banca Interamericana per lo Sviluppo, attraverso la quale gli USA incrementano il Fondo della Microfinanza per la Crescita per le Americhe ed egli promette di creare una nuova “Via alla Prosperità” e altre terminologie pompose che egli pronuncia in inglese e spagnolo, ritorna alle sue promesse fuori dal mondo di unità dell’emisfero e cerca di impressionare il suo pubblico con i pericoli del cambiamento climatico.
Obama aggiunge: “E se qualcuno dubita dell’urgenza del cambiamento climatico, consideri – non occorre che guardi più in là delle Americhe – le tempeste più violente nei Caraibi, lo scioglimento dei ghiacciai delle Ande, la perdita di foreste e terreni agricoli in tutta la regione.” Senza lo stomaco di riconoscere che il suo paese è uno dei maggiori responsabili di tale tragedia.
Spiega di essere fiero di annunciare che “ … gli Stati Uniti collaboreranno con gli alleati in questa regione, compreso il settore privato, per aumentare a 100.000 il numero degli studenti americani che studiano in America Latina e a 100.000 il numero degli studenti latinoamericani che studiano negli Stati Uniti.” Sappiamo già quanto costi studiare medicina o qualsiasi altra professione in quel paese, e il vergognoso lavaggio del cervello praticato negli Stati Uniti.
Tutte queste parole vuote finiscono con le lodi all’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) che Roa ha descritto come il Ministero delle Colonie Yankee quando la nostra patria ha formulato in modo indimenticabile la sua accusa presso le Nazioni Unite, informando che il governo degli Stati Uniti aveva attaccato il nostro territorio il 15 aprile del 1961 con B-26 dipinti con bandiera cubana; un evento vergognoso che tra 23 giorni compirà il suo cinquantesimo anniversario.
Ha creduto così che tutto fosse completamente pronto per proclamare il diritto di sovvertire la legge e l’ordine nel nostro paese.
Egli confessa apertamente che si sta “permettendo agli americani di inviare rimesse per portino un po’ di speranza economica per il popolo di tutta Cuba e maggiore indipendenza dalle autorità cubane.”
“ … continueremo a cercare modi per accrescere la libertà del popolo cubano, che credo abbia diritto alla stessa libertà di qualsiasi altro nell’emisfero.”
In seguito riconosce che l’embargo danneggia Cuba, privando di risorse l’economia. Perché non riconosce le intenzioni di Eisenhower e l’obiettivo dichiarato degli Stati Uniti, quando dichiarò che avrebbe messo il popolo cubano in ginocchio per fame?
Perché è ancora in essere [l’embargo – n.d.t.]? A quanti miliardi di dollari arriveranno i risarcimenti che gli USA dovranno pagare al nostro paese? Perché tengono imprigionati i cinque eroi cubani dell’antiterrorismo? Perché non applicano la Legge di Reciprocità [Adjustment Law – non chiaro a cosa si riferisca; probabilmente all’ammissione di immigrati dal Messico negli USA – n.d.t.] a tutti i latinoamericani anziché consentire che migliaia di loro muoiano di fame o vengano colpiti al confine imposte da quel paese dopo aver rubato più di metà del suo territorio?
Chiedo al Presidente degli Stati Uniti di perdonare la mia franchezza.
Non ho sentimenti ostili contro lui o il suo popolo.
Adempio al dovere di annotare tutto quel che penso riguardo all’ “Alleanza degli Uguali”.
Gli Stati Uniti non otterranno nulla dalla creazione e dallo stimolo della professione di mercenario. Possono garantirgli che i giovani migliori e più istruiti del nostro paese, laureati dell’Università di Scienze Informatiche, sanno di Internet e della scienza dei computer molto più del vincitore del Premio Nobel e Presidente degli Stati Uniti.
Fidel Castro Ruz
22 marzo 2011, ore 21.17
Traduzione di Giuseppe Volpe – namm.giuseppe@virgilio.it