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di Neve Gordon – 20 novembre 2011
Scorrendo i giornali mentre mi affrettavo a preparare i bambini per la scuola, mi sono improvvisamente reso conto che Israele potrebbe davvero star preparando un attacco militare all’Iran. “[Il Segretario di Stato USA alla difesa, Leon] Panetta ha chiesto un impegno a un’azione coordinata in Iran” dice un titolo, e “Una bomba a distanza di braccio” dice un altro.
Ad alimentare questo tormentone c’era una serie di eventi militari che erano stati programmati mesi in anticipo e che tuttavia sono misteriosamente coincisi con la pubblicazione del rapporto del Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) sugli sforzi iraniani per produrre una bomba atomica. Per quattro giorni filati tutti i principali canali televisivi hanno mostrato ripetutamente immagini di Israele che si prepara alla guerra.
E’ cominciato tutto con un rapporto sulla sperimentazione da parte di Israele di un missile balistico a lunga distanza, che enfatizzava la capacità del missile di montare testate nucleari. Ciò ‘è stato seguito da interviste a piloti che hanno preso parte a esercitazioni complessive dell’Aviazione Israeliana riguardanti attacchi a lunga distanza che hanno avuto luogo presso una base aerea della NATO in Italia. Sono state mostrate anche immagini d’archivio di un missile lanciato da un sottomarino israeliano. Ai lettori di Ha’aretz è stato detto che il sottomarino era importante perché avrebbe consentito a Israele di condurre un contrattacco in caso di guerra nucleare.
Queste immagini di soluzioni offensive sono state seguite da immagini dei preparativi israeliani di difesa. Il 3 novembre i tre principali canali giornalistici hanno dedicato molti minuti di trasmissione alla copertura di un’esercitazione che simulava un attacco alla regione centrale di Israele; questi spezzoni mostravano persone che venivano trasportate su barelle e soldati che si occupavano di vittime colpite da armi chimiche. Un giorno dopo, Ha’aretz ha riferito che i preparativi militari contro l’Iran erano stati effettivamente aggiornati.
Un Iran con una capacità nucleare è stato continuamente presentato come una minaccia all’esistenza di Israele. Il 31 ottobre, in un discorso di apertura della sessione invernale della Knesset, il primo ministro Netanyahu ha osservato che un “Iran nuclearizzato costituirà una grave minaccia al Medio Oriente e al mondo intero e ovviamente anche una minaccia diretta e grave contro di noi,” aggiungendo che la concezione della sicurezza di Israele non può essere basata sulla sola difesa ma deve anche comprendere un “potenziale offensivo che serva da base per la deterrenza.”
Analisti hanno ripetutamente affermato che il presidente Mahmoud Ahmadinejad è un negatore dell’Olocausto e Reuven Barko, di Yisrael Hayomeven , ha confrontato l’Iran alla Germania nazista. Non si può sottovalutare l’impatto di questa analogia sulla psicologia collettiva degli ebrei israeliani.
Barko ha proseguito collegando la frase di Amleto “essere o non essere” alla situazione attuale d’Israele, proponendo il dilemma con cui attualmente si confronta lo stato come “colpire o non colpire”. Il presidente Shimon Peres ha dichiarato che l’Iran è il solo paese al mondo “che minaccia l’esistenza di un altro paese” ma ha trascurato di citare il fatto che per generazioni i palestinesi sono stati privati del loro diritto all’autodeterminazione.
Il giorno in cui finalmente è stato pubblicato il rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) praticamente tutti i canali mediatici israeliani lo descrissero come una “pistola fumante”. Il rapporto, secondo i media, fornisce prove concrete che il programma nucleare iraniano è anche mirato a produrre armi. Zvi Yechezkeli di Canale Dieci lo ha descritto come “la fine dell’era dell’ambiguità iraniana”, ma ha mancato, naturalmente, di rimarcare che l’ambiguità dello stesso Israele riguardo al proprio potenziale nucleare continua senza intralci; Roni Daniel di Canale Due ha dichiarato che “siamo sollevati” dal rapporto, suggerendo che le affermazioni di Israele sono ora comprovate e che il rapporto può servire a giustificare sia l’imposizione di sanzioni più dure contro l’Iran sia persino un attacco.
Nonostante gli infiniti guerrafondai, la maggior parte dei commentatori israeliani ha dichiarato che la frenesia non è nulla più che “un’eccitazione nucleare”. La maggioranza degli analisti politici è stata propensa a concordare sul fatto che la campagna mediatica, che ha presentato Israele come in corso di seria preparazione a un attacco all’Iran, è stata orchestrata soltanto al fine di esercitare pressioni sulla comunità internazionale per imporre sanzioni più severe contro l’Iran. Or Heller, di Canale Dieci, ha riassunto la cosa affermando: “E’ evidente che né il pubblico iraniano né quello israeliano sono il bersaglio di quel che sta succedendo qui, bensì prima di tutto e soprattutto lo è la comunità internazionale, gli statunitensi, gli inglesi.”
I commentatori hanno anche osservato che c’è un’opposizione muro contro muro a un attacco israeliano, compresi gli USA, l’Europa, Russia e Cina. Alex Fishman ha riassunto il sentimento internazionale scrivendo: “Se qualcuno in Israele pensa che ci sia un semaforo verde o giallo in arrivo da Washington per un attacco militare contro l’Iran, quel qualcuno non ha idea di quello che sta succedendo; il semaforo resta lo stesso, un rosso abbagliante.”
Il ritratto di Israele come di un vicino prepotente che finge un attacco di rabbia e chiede ai suoi amici di trattenerlo non è particolarmente rassicurante, comunque.
Dopo 10 giorni di frenesia mediatica, il ministro della difesa Ehud Barak ha cercato di calmare il pubblico affermando che nel caso di un attacco non sarebbero uccise nemmeno 500 persone”, ma non ha detto che non ci saranno attacchi.
Yossi Verter, di Ha’aretz, ha spiegato che il martellamento mediatico serve agli interessi di Barak. “Un attacco riuscito alle strutture nucleari iraniane sotto la sua guida ministeriale può riabilitare il suo status personale e aiutarlo a ricuperare la fiducia del pubblico.” Verter cita un membro eminente del sistema politico, che afferma che “Barak è convinto che solo una persona della sua statura riguardo alla sicurezza possa guidare la battaglia forse più fatale della storia d’Israele dalla guerra d’indipendenza.”
Indipendentemente dal fatto che Netanyahu e Barak siano pronti a lanciare un attacco, il martellamento mediatico e il ritratto dell’Iran come costituente una minaccia all’esistenza di Israele contribuisce sicuramente a creare le condizioni necessarie per una campagna militare.
Ciò che è notevole in questo agitare di spade è la sua astrattezza. Nemmeno un analista ha osservato che entrare in guerra è facile, ma porvi termine è molto più difficile, particolarmente se dall’altra parte c’è una potenza regionale che dispone di vaste risorse e di un esercito bene addestrato (diversamente da Hamas o Hezbollah). E naturalmente nessuno ha parlato davvero della probabilità di un futuro cruento o di che tipo di vita stiamo programmando per i nostri figli. Questo tipo di astrattezza rende la guerra appetibile, rendendo un grande servizio alla macchina bellica.
Neve Gordon è autore di ‘Israel’s Occupation’ [L’occupazione di Israele] e può essere raggiunto attraverso il suo sito web www.israelsoccupation.info
Pubblicato in origine su Al Jazeera il 18 novembre 2011
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
http://www.zcommunications.org/is-israel-preparing-an-assault-against-iran-by-neve-gordon
traduzione di Giuseppe Volpe
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