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Di: David Swanson (6 ottobre 2011), Fonte: (…)
Già in maggio e giugno una parte di noi ha annunciato i nostri programmi per questo giovedì, 6 ottobre: occupare la Freedom Plaza a Washington, D.C., non per una marcia o una dimostrazione, e non per un giorno o un fine settimana, ma per creare uno spazio importante per un’occupazione a oltranza, per mezzo della quale ci saremmo impegnati in una resistenza non violenta.
Eravamo motivati dalla Primavera Araba e dal Wisconsin e dall’aver lavorato per un autunno statunitense. Naturalmente adesso siamo motivati anche dall’Occupazione di Wall Street. E’ stato meraviglioso vedere un numero sempre maggiore di persone e di organizzazioni che si sono sentite obbligate a unirsi a questa azione e vedere che un movimento che rifiuta di essere ridotto a dire qualche frase ad effetto, si opponeva sia al militarismo che alla plutocrazia.
Oltre 150 organizzazioni fanno parte del piano della Freedom Plaza su October2011.org e sono tutte incoraggiate a intervenire. I servi di Wall Street che risiedono a K Street,* al Pentagono e nel nostro governo forse si sentono scomodamente lontani da Wall Street proprio adesso. Non vedo, però, nessuna ragione per appoggiare le proteste contro la ricchezza che corrompe il nostro governo e non proteste contro il governo corrotto da quella ricchezza. Scegliere di essere corrotti è una scelta attiva. La corruzione non è un qualche cosa che viene imposta a vittime indifese.
Abbiamo scelto il 6 ottobre perché la guerra in Afghanistan doveva cominciare nella seconda decade di quel. Oltre 4.000 persone hanno fatto questa promessa:
“Prometto che se truppe, contractor,* o mercenari rimarranno in Afghanistan giovedì 6 ottobre 2011, poiché che l’occupazione di quel paese entra nel suo undicesimo anno, mi impegnerò a essere quel giorno nella Freedom Plaza a Washington, D.C. con altri con l’intenzione di farla diventare la nostra Piazza Tahrir del Cairo, la nostra Madison, il nostro Wisconsin, dove noi in modo NON VIOLENTO ci opporremo alla macchina delle grosse imprese per chiedere che le nostre risorse siano impiegate per le necessità della gente e per la protezione dell’ambiente invece che per guerra e lo sfruttamento. Possiamo farlo insieme. Noi saremo l’inizio.”
Spero che andrete sul sito October2011.org e farete la medesima promessa.
Sono passati tre anni da quando un ambasciatore russo in Afghanistan disse che gli Stati Uniti avevano ripetuto gli stessi errori dell’Unione Sovietica in Afghanistan e stavano per farne di nuovi. Errori è un eufemismo comune al posto di crimini e di altre parole che noi useremmo se fosse la nostra nazione a essere occupata con violenza, se fosse nostra la grande quantità delle morti e della sofferenza, se fossero le nostre le porte che vengono aperte a calci e se i nostri cari sparissero, se fossero i missili a colpire le nostre case.
Ogni anno, naturalmente, come, ha fatto di recente notare il deputato britannico al parlamento Rory Stewart, gli alti funzionari occidentali hanno sostenuto che qualsiasi anno fosse, sarebbe stato quello decisivo. E ogni anno non lo è stato quello decisivo. La settimana scorsa le Nazioni Unite hanno comunicato che c’è stato un aumento della violenza in Afghanistan di circa il 40% rispetto all’anno scorso. La NATO ha giudicato questa notizia inadeguata e ha annunciato di rendere noti i suoi risultati il giorno seguente. E’ venuto fuori che, se si crede che la violenza non è violenza quando è commessa dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, allora si possono guardare certi tipi di violenza che sono stati iniziati soltanto dagli Afgani e individuare una spettacolare diminuzione del….aspettate…2%.
Ma non prenotate ancora quella vacanza in Afghanistan
Da qualche anno gli uccelli migratori evitano l’Afghanistan. Gli Afghani che hanno un’istruzione superiore se ne sono andati da decenni. I profittatori di guerra, di quelli dell’occupazione, i profittatori della cosiddetta ricostruzione sembra che sappiano come andarsene. Ma i governanti imperiali, o britannici, o sovietici o statunitensi, i vincitori dì Premi Nobel, o altri, sembrano del tutto incapaci di ritirare i figli di altri dall’Afghanistan fino a quando non restano altre opzioni.
Perché questa incapacità di andarsene? Perché restare? Non è per scovare Osama bin Laden nella remota possibilità che non gli fosse stata data quella sepoltura in mare in obbedienza al rito musulmano. Non è per trovare il capo regionale n. 8 di al-Qaeda e certamente non per opporsi ai Talebani che alimentano l’occupazione. Forse è per la politica, ma i sondaggi di opinione statunitensi non potrebbero certo gridare più chiaramente : “Andatevene! ” E’ quasi certamente per i profitti e i gasdotti e le basi permanenti. Un funzionario statunitense, scusate, “uno che crea posti di lavoro”, ha detto a una radio pubblica nazionale questa estate che se l’occupazione dell’Afghanistan venisse progressivamente diminuita, spererebbe davvero che ci possa essere una grossa occupazione della Libia.
Ma sembra che ci sia anche un’altra ragione per cui i cittadini statunitensi armati e i lavoratori stranieri sono ancora in Afghanistan e non è per tenerci sicuri. La National Intelligence Estimate degli Stati Uniti del 2006, tra gli altri studi che ha fatto, ha chiarito che queste guerre ci rendono meno sicuri, non più sicuri. Quasi 4 anni fa, a una conferenza a Washington D.C. su al-Qaeda, l’ex Coordinatore del Dipartimento di Stato per l’antiterrorismo, Danile Benjamin, ha fatto un elenco dei modi in cui si può ridurre la minaccia di terrorismo. In seguito, il giornalista Gareth Porter gli ha chiesto se ci sarebbe stata sulla lista la fine delle guerre in Afghanistan e in Iraq.
“Hai ragione”, ha risposto. Poi ha aggiunto: “Ma non possiamo farlo.”
“perché no,” ha chiesto Porter.
“Perché,” ha detto, “dovremmo dire alle famiglie dei soldati che sono morti in quelle guerre che i loro cari sono morti invano.”
Da quel momento, quindi, un sacco di altra gente è morta invano.
Ecco di che cosa si tratta e perché le occupazioni non violente nella nostra patria sono necessarie. Il nostro governo ha perso la ragione. Uccide la gente semplicemente perché ha già ammazzato altra gente.
Le guerre sono state bandite dalle nazioni del mondo nel 1928 e da una votazione finita per 85 voti a 1, nel senato degli Stati Uniti nel 1929 dopo un anno di lavoro di un movimento pacifista che rifiutava di rinunciare. E ora accettiamo la guerra come l’aria che respiriamo. Nel 2008 avremmo potuto non votare a favore di “altri quattro anni”, ma abbiamo avuto altre quattro guerre: Pakistan,. Yemen, Somalia, Libia, da aggiungere a quelle in Iraq e in Afghanistan, con regolari uccisioni di particolari esseri umani e di coloro che gli stanno troppo vicino tra i quali ci sono anche cittadini statunitensi.
In misura sempre maggiore comprendiamo l’austerità, la distruzione dell’ambiente, i trattamenti speciali fatti alle grandi imprese, e la corruzione politica. Restare, però, soltanto in attesa di un’altra elezione fradicia di denaro, dove si faranno brogli, controllata dalla TV via cavo su macchine elettorali che non si possono controllare, non è sufficiente. Non siamo contro le elezioni. Non è un fatto d scelta. Non siamo contro le elezioni: chiediamo riforme che ci permettano di avere elezioni che abbiano un significato. Ma deviare l’energia del movimento Occupare Wall Street verso le elezioni, come è stato fatto per il Wisconsin, sarebbe un tradimento.
Lo stato natale deI membro del Super Congresso * John Kerry, è il quinto della nazione per quanto riguarda le spese militari, e impiega un sacco di elettori per costruire macchine di morte per la Raytheon (azienda leader nel settore industriale, n.d.T.), l’ex capo della quale è stato introdotto dall’amministrazione Obama come vice segretario alla difesa; egli ha detto al WashingtoTimes in giugno che “Le guerre del futuro saranno più lunghe, più letali e saranno intraprese contro una varietà di nemici più diversa di quanto non sia mai stata.
Patty Murray, co-presidente del Super Comitato, democratica della Boeing dal 2007 ha preso 276.000 $ dalle industrie belliche, Max Baucus 139.000 $, Dave Camp 130.000$, John Kerry 73.000$ e così via. Il presidente che deve firmar o porre il veto a qualsiasi cosa venga fuori dal Super congresso e dal Congresso inferiore a quello Super hanno preso 1 milione di dollari dalle industrie belliche soltanto per l’elezione del 2008, per non parlare dei 39 milioni di dollari avuti dal mondo finanziario, dalle assicurazioni e da quello delle proprietà immobiliari. Prendere di mira la nostra rete sociale di sicurezza è un obiettivo che Wall Street e il complesso militare e industriale hanno avuto in comune per molti anni. Naturalmente il generale sfruttamento delle risorse di paese stranieri e di lavoratori da parte delle grandi imprese, dipende dalla minaccia delle forze militari. Le spese per le forze armate sono aumentate ogni anno dal 2008 e anche dal 2001 in base a richieste dei Presidenti.
Grazie a Occupy Wall Street, si è iniziato a parlare del danno che l’uno per cento dei più ricchi sta facendo al resto di noi. La California si è rifiutata di arrivare a un accordo (con delle fabbriche) per una frode sui prestiti che si pensa potrebbe aver lasciato impuniti i responsabili. Forse Occupy Wall Street ha influenzato quella decisione.
La crociata del Super Congresso per ridurre le spese si può realizzare senza creare sofferenze e morte di massa in uno dei due modi nessuno dei quali il Congresso degli Stati Uniti o il presidente vogliono cambiare e che sono entrambi richieste fondamentali del movimento di Occupazione. La prima è di aumentare in modo significativo le tasse a che è straricco. La seconda è di fare importanti tagli alle spese militari. Una richiesta progressista in questo momento non è: “Lavoro, non Tagli”, ma “Lavoro, non Guerra”.
Settanta membri del Congresso hanno fatto notare che porre fine alla due guerre più importanti nell’anno fiscale 2012 farebbe risparmiare 2,8 bilioni nel prossimo decennio, più dei risparmi programmati per la promessa riduzione delle truppe. Ma le spese di guerra sono spiccioli in confronto al bilancio totale delle spese militari e per la sicurezza. Gli economisti hanno studiato l’impatto sulla creazione di posti di lavoro di vari tipi di spese del governo. Si è saputo che potremmo avere lavoro per tutti negli Stati Uniti semplicemente dirottando una piccola parte del bilancio del Pentagono. Potremmo creare 29 milioni di posti di lavoro in più e oltre quelli per ridare un posto ai lavoratori che avevano dovuto cambiare posto, soltanto spostando i fondi dal Pentagono all’istruzione, all’assistenza sanitaria, all’energia pulita e ai tagli delle tasse. Questo calcolo, anche se non è il mio piano ideale, non toccherebbe le spese militari in varie istituzioni, compresa la Difesa nazionale lascerebbe al Dipartimento della Cosiddetta Difesa più soldi di quanti ne aveva 10 anni fa.
Leon Panetta, che ha la carica che chiamavamo di solito “Segretario della Guerra,” considera che 350 miliardi di dollari in 10 anni o 35 miliardi di dollari all’anno siano dei tagli cospicui per il bilancio della sicurezza nazionale. Sta però discutendo di tagli bilanci futuri che sta sognando. Il bilancio attuale aumenterebbe ancora con quei cosiddetti tagli. Immaginiamo davvero di togliere 35 miliardi di dollari da un bilancio superiore a un bilione. (secondo Chris Hellman del National priorities Project – Progetto per le priorità nazionali, il budget per la sicurezza è di 1,2 bilioni di dollari, comprese le divisioni per lo di spionaggio e vari altri dipartimenti). Si tratterebbe di un taglio inferiore al 3,5%.
La Cina spende circa 114 miliardi di dollari all’anno per le forze armate. Facciamo l’ipotesi generosa che ci siano abbastanza spese nascoste nel bilancio cinese per doverle raddoppiare a 228 miliardi di dollari. E ipotizziamo che dobbiamo spendere il doppio dei Cinesi, perché….beh, soltanto perché. Arriviamo a 456 miliardi di dollari. Come arriviamo da questa cifra a Panetta che descrive un bilancio statunitense per la sicurezza di 965 miliardi di dollari come il più basso che possiamo affrontare senza problemi e un bilancio di 950 miliari di dollari come una catastrofe. Il pericolo riguarda noi in questo caso o i profitti dei fabbricanti di armi che chiedono anche che qualsiasi taglio si faccia alle indennità dei militari invece che agli armamenti?
“Ogni arma da fuoco che si fabbrica,” diceva Dwight Eisenhower, “ogni nave da
guerra che viene varata, ogni missile che viene lanciato, costituisce un furto a chi ha fame e non viene nutrito,a chi ha freddo e non viene vestito.” Significa anche morte e ferite per coloro che fanno sempre le spese di tutto e che in grandissima parte sono non-Americani. Non possiamo però avere un movimento in questo paese che chiede un finanziamento per qualsiasi cosa decente o umana senza avere un movimento che blocchi la macchina che ci sta risucchiando oltre il 63% delle spese voluttuarie (compresa la cura dei veterani ma non compresa la difesa nazionale o il pagamento degli interessi sui debiti di guerra), che ci serve come il più grosso inquinatore dell’ambiente naturale e che ci fornisce la principale giustificazione per erodere consumare le nostre libertà civili.
Queste sono le richieste che porteremo a Freedom Plaza cominciando da giovedì:
Tassate i ricchi e le grosse imprese
Ponete fine alle guerre, riportate in patria i soldati, tagliate le spese militari
Proteggete la rete si sicurezza nazionale, rafforzate la sicurezza sociale e migliorate Medicare per tutti
Mettete fine ai trattamenti speciali fatti alle compagnie petrolifere e altri grossi interessi finanziari
Passate a un’economia basata sull’energia pulita, annullate il degrado ambientale
Proteggete i diritti dei lavoratori compresa la contrattazione collettiva, create posti di lavoro e aumentate i salari
Tenete il denaro fuori dalla politica
C’è l’opinione diffusa che questa lista di richieste possa essere ridotta a un adesivo come quello che si mette sui paraurti. Ma quello che leggo sono davvero troppe parole per della gente che fa passare leggi da 10.000 parole che dovrebbero servire a governarci? In questa lista c’è il centuplo delle parole di questa lista nel libretto di istruzione di un lettore di CD Blu Ray, una cosa con la quale un americano medio sembra sapersela cavare. Nessuno ha insistito perché Thomas Jefferson riducesse la Dichiarazione di Indipendenza a una breve battuta ad effetto di otto secondi. Non vinceremo questa battaglia diventando più concisi e permettetemi di confidarvi un piccolo segreto: alla televisione finanziata dalle grosse aziende non dispiace opporsi al loro potere perché i loro difensori sono incapaci di fare delle inquadrature e di mandare messaggi. Non vinceremo litigando, non vinceremo dividendoci: dobbiamo essere disponibili a stare scomodamente in grandi coalizioni, fianco a fianco con persone che amano altri partiti o candidati o che abbiano quella che secondo noi è una strana visione del mondo. A Freedom Plaza non si promuoverà nessun partito o nessun candidato. Parleremo come noi, popolo, a loro, il nostro governo.
E ci divertiremo molto di più che a stare seduti a casa a lamentarci o anche a impegnarci in tutta una serie di altre attività utili: fare telefonate, mandare messaggi, usare Twitter, assistere alle conferenze che io tengo. Intendo dire il tipo di divertimento che si ha sentendosi solidali con gli altri e che la scienza medica dice che fa bene alla nostra salute, il tipo di divertimento che allontana i giovani sepolti dai debiti e nella disoccupazione, dal firmare enormi contratti offerti dalla macchina di guerra. I giovani saranno raggiunti?? a Freedom Plaza con seminari, biblioteche, proiezioni di film all’ aperto, l’esperienza di prendere decisioni democratiche e di rischiare. E il prezzo è giusto. Paragonate ai 259 & per notte che si pagano qui all’Hilton Hotel, le sistemazioni a Freedom Plaza non avranno prezzo.
“Il potere non concede nulla senza una richiesta,” ha detto Frederick Douglass. “non lo ha mai fatto e mai lo farà.”
K Street, vedi: www.lobbyingitalia.com/index.asp?IdCt=12&IdNw=121
Contactor, vedi: www.itwikipedia.org/wiki/mercenario
Super Congress, vedi: www.ilupidieinstein.blogspot.com/2011/08/tetto-del-debito-usaistituito-super.html
Per avere il video di questo discorso e delle osservazioni di Derrick Crowe e di Jo Comeford, cliccate su: http://warisacrime.org/content/rebuild-dream-streets
David Swanson è l’autore di “War is A Lie.” (La Guerra è una bugia).
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Traduzione di Maria Chiara Starace