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Le missioni segrete di addestramento del Pentagono in Medio Oriente
Di Nick Turse
14 dicembre 2011
Mentre sbocciava la Primavera Araba e il presidente Obama era incerto se parlare in favore dei dimostranti che cercavano un cambiamento nel Greater Middle East (Oriente Grande :è un termine entrato di recente nella geopolitica che indica, oltre il Medio Oriente propriamente detto, anche l’Iran, l’Afghanistan e il Pakistan), il Pentagono ha agito con decisione. Ha creato legami sempre più forti con alcuni dei regimi più repressivi della zona, costruendo basi militari e negoziando vendite e trasferimenti di armi ai despoti dal Bahrein allo Yemen.
Mentre le forze di sicurezza di tutta la zona usavano la mano pesante contro il dissenso dei democratici, il Pentagono mandava ripetutamente truppe per missioni di addestramento per i militari alleati di quelle zone. Nel corso di più di 40 operazioni di questo genere, che si chiamavano: Eager Lion Friendship Two, che a volte duravano settimane e mesi ognuna, insegnavano alle forze di sicurezza del Medio Oriente gli aspetti più raffinati della contro insurrezione tattiche per piccole unità, raccolta di informazioni, e operazioni informative, tutte abilità fondamentali per sconfiggere le insurrezioni popolari.
Questi esercitazioni di addestramento congiunto, raramente riportate dai mezzi di informazione, e raramente citate al di fuori dell’ambiente militare, costituiscono il nocciolo di un sistema elaborato di vecchia data che lega il Pentagono ai militari dei regimi repressivi di tutto il Medio Oriente. Sebbene il Pentagono stenda un velo di segretezza su queste esercitazioni, rifiutandosi di rispondere a domande importanti sulla loro portata, scopo o costo, un’indagine fatta dal sito TomDispatch rivela le linee generali di un programma di addestramento in tutta la zona che ha grandi ambizioni e che è del tutto in disaccordo con gli obiettivi professati da Washington di appoggio alle riforme democratiche nel Greater Middle East.
Leoni, marines e Marocchini – Oh, mamma mia!
Il 19 maggio, il presidente Obama si è finalmente interessato della Primavera Araba in modo serio. Ha dichiarato chiaramente di stare con i dimostranti e di essere contro i governi repressivi, asserendo che “gli interessi dell’America non sono contrari alle speranze della gente, ma sono essenziali per realizzarle.”
Quattro giorni prima, proprio i dimostranti dei quali il presidente aveva preso le parti, avevano dimostrato a Temara, in Marocco. Erano diretti a una struttura che si sospettava ospitasse un centro segreto per gli interrogatori autorizzati dal governo. E’ stato allora che le forze di sicurezza del regno hanno attaccato.(Vedi: rumori dal Mediterraneo.blogspot.com/2011/05/tempra-le-torture-della-nuova-era.html)
“Ero in un gruppo di circa 11 dimostranti, inseguiti dalle auto della polizia.,” ha detto allo Human Rights Watch (HRW) – Osservatorio per i diritti umani, Oussama el-Khlifi, un dimostrante di 23 anni della capitale, Rabat. “Mi hanno costretto a dire: “Lunga vita al re” e mi hanno colpito a una spalla. Quando hanno visto che non ero caduto, mi hanno colpito la testa con una mazza e ho perso conoscenza. Quando sono rinvenuto, mi sono trovato in ospedale con il naso rotto e una lesione a una spalla.”
A circa cinque ore di macchina verso sud, c’era un altro raduno in condizioni molto più favorevoli. Nella città di mare di Agadir, era in corso una cerimonia per festeggiare il trasferimento di un comando militare. “Siamo qui per appoggiare ….impegni bilaterali con uno dei nostri più importanti alleati nella zona,” ha detto il colonnello John Caldwell del Corpo dei Marines degli Stati Uniti al raduno che segnava l’inizio della seconda fase dall’African Lion, un’esercitazione annuale congiunta per l’addestramento fatta insieme alle forze armate del Marocco.
Il Comando statunitense per l’Africa (AFRICOM), cioè il quartier generale che sovrintende alle operazioni in Africa, ha programmato 13 importanti esercitazioni congiunte di questo tipo soltanto nel 2011, dall’Uganda al Sud Africa,dal Senegal al Ghana, che comprendono anche l’esercitazione African Lion. La maggior parte delle missioni di addestramento nel Greater Middle East sono, tuttavia, realizzate dal Comando centrale (CENTCOM), che sovrintende alle guerre e ad altre attività militari in 20 nazioni di quell’area.
“Ogni anno lo USCENTCOM (Comando centrale statunitense) realizza più di 40 esercitazioni con una vasta gamma di nazioni che collaborano con noi nella zona,” ha detto a TomDispatch un portavoce militare. “Dato che le nazioni che ci ospitano sono politicamente sensibili, lo USCENTCOM non discute la natura di molte delle nostre esercitazioni al di fuori delle nostre relazioni bilaterali.”
Delle molte esercitazioni congiunte di addestramento che ha patrocinato, il CENTCOM ne riconosce due delle quali fa il nome: Leading Edge, un’esercitazione di 30 nazioni centrata sulla contro-proliferazione, svoltasi negli Emirati Arabi Uniti (United Arab Emirates – UAE) alla fine del 2010 e Eager Resolve, un’esercitazione annuale per simulare una reazione coordinata a un attacco chimico, biologico, radiologico, nucleare o con esplosivi ad alto potenziale; vi partecipano gli stati membri del Consiglio della cooperazione del Golfo: Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Saudi Arabia e gli UAE.
Tuttavia i documenti militari, i rapporti di dominio pubblico, ed altri dati analizzati da TomDispatch, aprono una finestra sui rapporti con altre nazioni per l’ addestramento che il CENTCOM ha rifiutato di riconoscere. Mentre i dettagli di queste missioni nel caso migliore sono scarsi, i risultati sono chiari: durante il 2011, le truppe statunitensi hanno operato regolarmente con le forze di sicurezza che hanno anche addestrato, appartenenti a numerosi regimi che stavano attivamente respingendo le proteste democratiche e soffocando il dissenso all’interno dei confini dei loro paesi.
Diventare amici del Regno
In gennaio, per esempio, il governo dell’Arabia Saudita ha ridotto la scarsa libertà di espressione che esisteva in quel regno, per mezzo dell’istituzione di nuove restrizioni sulle notizie su Internet e i commenti fatti dai cittadini riguardo a queste. Lo stesso mese, le autorità saudite hanno avviato azioni repressive per le dimostrazioni pacifiche. Poco dopo, sei Sauditi hanno richiesto al governo il riconoscimento del primo partito politico del paese che, secondo quanto riferisce l’Osservatorio dei Diritti Umani, aveva tra gli scopi dichiarati, “maggiore democrazia e protezione dei diritti umani.” Sono stati subito arrestati.
Il 19 febbraio, soltanto tre giorni dopo quegli arresti, le forze statunitensi e quelle saudite hanno avviato la Friendship Two, un esercitazione di addestramento a Tabuk, in Arabia Saudita. Per dieci giorni, 4.100 soldati americani e sauditi si sono esercitati in manovre di combattimento e in tattiche di contro insurrezione sotto il sole implacabile del deserto. “Questa è un’esercitazione fantastica in una sede fantastica e stiamo mandando un messaggio veramente ottimo alla gente di questa zona,” continuava a dire il Maggiore Bob Livingston , un comandante della Guardia Nazionale che prendeva parte alla missione. “Gli impegni che abbiamo con l’esercito dell’Arabia Saudita riguardano il loro esercito, il nostro esercito ma dimostrano anche alla popolazione di questa zona la nostra capacità di collaborare reciprocamente e la nostra capacità di operare insieme.”
Eager Lights e Eager Lions
Quando la Primavera Araba ha deposto i despoti alleati degli Stati Uniti in Tunisia e in Egitto, il regno di Giordania, dove criticare il re Abdallah o protestare anche pacificamente contro le politiche del governo è un reato, ha continuato a soffocare il dissenso. L’anno scorso, per esempio, le forze statali di sicurezza hanno preso d’assalto la casa del ventiquattrenne studente di informatica Imad al-Din al-Ash e lo hanno arrestato. Il suo reato? Un articolo in rete nel quale chiamava il re “effeminato.”
In marzo le forze giordane di sicurezza non sono riuscite a entrare in azione e alcune si sono anche unite ai dimostranti favorevoli al governo quando questi hanno attaccato dei militanti pacifici che chiedevano riforme politiche. Poi sono arrivare le dichiarazioni che forze governative avevano torturato i militanti islamisti.
Nel frattempo, in marzo, le truppe statunitensi si sono unite alle forze giordane nella Eager Light, un’esercitazione di addestramento ad Amman, la capitale della Giordania, focalizzata sull’addestramento per operazioni di contro insurrezione. Poi, dall’11 al 30 giugno, migliaia di soldati delle forze di sicurezza giordane e di truppe statunitensi hanno condotto l’esercitazione Eager Lion centrata su missioni di operazioni speciali e di guerra irregolare e anche contro insurrezione. (http://www.disarmiamoli.org/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=231).
In novembre, Christophe Wilcke, dell’Osservatorio per i Diritti Umani, ha rimproverato duramente la Giordani a per il processo di 150 dimostranti arrestati in primavera con accusa di terrorismo dopo una rissa in pubblico cui partecipavano sostenitori del regime. “Soltanto i membri dell’opposizione sono soggetti a un procedimento giudiziario. Il processo….è seriamente scorretto,” ha scritto Wilcke. Sceglie gli islamisti in base ad accuse di terrorismo e getta dubbi sulla strada presa dal regime verso reali riforme politiche, l’impegno per un governo di diritto, e il dichiarato desiderio di proteggere i diritti della libertà di espressione e di riunione.”
Più o meno nello stesso periodo, le truppe statunitensi stavano preparando l’Operazione Flexible Saif. Per circa quattro mesi le truppe americane si sono impegnate nell’addestramento essenziale dei militari giordani, secondo gli Americani che vi hanno preso parte, concentrandosi su argomenti che andavano dai fondamenti del servizio militare fino ai fondamenti per la raccolta di informazioni.
Chi sono i fortunati guerrieri del Kuwait?
All’inizio di quest’anno, le forze di sicurezza del Kuwait hanno assaltato e arrestato i dimostranti “Bidun”(senza nazionalità), ** una minoranza della popolazione che chiedevano diritto di cittadinanza dopo avere avuto per 50 anni uno status di apolidi nel regno ricco di petrolio. “Le autorità del Kuwait ….dovrebbero permettere ai dimostranti di parlare e di riunirsi liberamente , come è nel loro diritto,” ha scritto Sarah Leah Whitson, Direttrice per dell’Osservatorio per i Diritti Umani in Medio Oriente. Di recente il Kuwait ha usato la mano pesante contro i militanti che usano internet. In luglio, Priyanka Motaparthy dell’Osservatorio per i Diritti Umani ha scritto sulla rivista Foreign Policy che il ventiseienne Nasser Abul è stato portato bendato e ammanettato in un’aula di tribunale del Kuwait. Il suo reato, secondo quanto riferisce Motaparthy, è stato “di aver scritto alcune volte Twitter per criticare le famiglie al potere in Bahrein e in Arabia Saudita.”
Questa primavera, le truppe statunitensi hanno partecipato alla Lucky Warrior, un’esercitazione di addestramento di 4 giorni in Kuwait destinata a perfezionare le abilità specifiche per combattere in quella zona. Lo scarso materiale disponibile dalle forze armate non parla di un coinvolgimento diretto del Kuwait nella Lucky Warrior, ma i documenti esaminati da TomDispatch indicano che sono stati usati traduttori in altre “edizioni” dell’esercitazione, facendo quindi pensare a un coinvolgimento del Kuwait e/o di altre nazioni arabe nell’operazione. La segretezza del Pentagono, tuttavia, rende impossibile sapere la portata completa della partecipazione dei collaboratori del Pentagono in quella zona.
TomDispatch ha identificato altre operazioni di addestramento nella zona che il CENCOM ha mancato di riconoscere, compresa la Steppe Eagle, un’esercitazione annuale multilaterale realizzata nel Kazakistan, nazione repressiva, dal 31 luglio al 23 agosto durante la quale si è svolto l’addestramento delle truppe locali in: missioni di scorta, operazioni di transennamento di una zona destinata ad essere perquisita. Poi c’è stato il Raduno della Falcon Air, un’esercitazione per tattiche di supporto aereo ravvicinato * che comprendeva anche una “gara” di bombardamento, svolta in ottobre dall’aviazione statunitense, giordana, e turca nella base aerea di Shaheed Mwaffaq Salti in Giordania.
Le forze armate statunitensi hanno anche organizzato un seminario sulla attualità e le informazioni sulle operazioni militari, con membri delle forze armate libanesi che comprendeva, secondo un Americano che vi ha partecipato, una discussione “sull’uso della propaganda come supporto dell’informazione sulle operazioni militari”.
Queste missioni di addestramento sono soltanto una piccola delle molte che si svolgono in segreto, lontano dagli occhi indiscreti della stampa o delle popolazioni locali. Sono una componente fondamentale di un sistema enorme di sostegno del Pentagono che trasporta anche aiuti e armi a una serie di regni medio orientali e di dittature alleati degli Stati Uniti. Queste missioni congiunta assicurano stretti legami tra le forze armate statunitensi e le forze di sicurezza di governi repressivi in tutta la zona, offrendo a Washington accesso e influenza e ai paesi che ospitano queste esercitazioni le più moderne strategie militari, le tattiche e gli strumenti del commercio in un momento in cui sono, o temono di essere, assediati dai dimostranti che cercano di lo spirito democratico che cercano di trarre vantaggio dallo spirito democratico che si sta propagando nella zona.
Segreti e bugie
Le forze armate statunitensi hanno ignorato le richieste di TomDispatch che avevano lo scopo di sapere se delle operazioni congiunte erano state rimandate, se c’erano stati dei cambiamenti di data, o se erano state cancellate in seguito alle dimostrazioni della Primavera Araba. In agosto, tuttavia, la Agenzia French Press ha riferito che la Bright Star, un’esercitazione biannuale di addestramento cui partecipano le forze militari statunitensi ed egiziane, era stata cancellata in seguito all’insurrezione popolare che aveva deposto il presidente Hosni Mubarak, alleato di Washington.
Il numero delle esercitazioni di addestramento in tutta la zona sconvolta dalle proteste democratiche, e perfino le informazioni essenziali sul numero complessivo delle missioni di addestramento del Pentagono nella zona, sul luogo dove si svolgono, sulla durata, su chi vi partecipa, rimangono in gran parte sconosciute. Il CENTCOM tiene regolarmente segrete queste informazioni per gli Americani per non parlare delle popolazioni di tutto il Grande Medio Oriente.
I militari hanno si sono anche rifiutati di fare commenti sulle esercitazioni in programma per il 2012. Ci sono tuttavia buone ragioni per credere che il loro numero aumenterà perché i despoti della zona pensano di respingere le forze popolari che vogliono un cambiamento. “Con la fine dell’operazione New Dawn in Iraq e la riduzione delle forze in Afghanistan, le esercitazioni della USCENTCOM continueranno ad avere come obiettivo….la preoccupazione per la reciproca sicurezza e l’intensificazione dei rapporti già forti e duraturi in quella zona,” ha fatto sapere un portavoce della CENTCOM a TomDispatch in una mail.
Dato che le dimostrazioni a favore della democrazia e la rivolta popolare sono le “preoccupazioni per la sicurezza” dei regimi dall’Arabia Saudita e dal Bahrein alla Giordania e allo Yemen, non è difficile immaginare come i moderni metodi di addestramento usati dal Pentagono, la sua scuola per le tattiche di contro insurrezione, e il suo aiuto nelle tecniche di raccolta di informazioni segrete potrebbero essere usate nei mesi prossimi.
Questa primavera, quando si svolgeva l’operazione African Lion e i dimostranti marocchini che erano stati malmenati, si curavano le ferite, il presidente Obama affermava che “gli Stati Uniti sono contrari all’uso della violenza e della repressione contro il popolo della zona” e difende i diritti umani fondamentali dei cittadini di tutto il Greater Middle East. Ha aggiunto: “Questi diritti comprendono la libertà di espressione, la libertà di associazione pacifica, libertà di religione, parità tra uomini e donne davanti alla legge e il diritto di scegliere i propri dirigenti, sia che si viva a Baghdad o a Damasco, a Sanaa o a Tehran.”
Rimane la domanda: gli Stati Uniti credono che le stesse cose si possano dire per le persone che vivono ad Amman, a Kuwait City, a Rabat o a Riyhad? E se è così, perché il Pentagono sta rinforzando la posizione dei governanti repressivi di quelle capitali?
** http://it.globalvoicesonline.org/2011/06/kuwait-capovolgi-il-tuo-avatar-sostieni-i-bidun/
Nick Turse è direttore associato di TomDispatch.com. Ha vinto dei premi di giornalismo e i suoi articoli sono apparsi sul Los Angeles Times, The Nation e regolarmente su TomDispatch. Questo articolo è il terzo della sua nuova serie sul cambiamento dell’impero americano. Potete seguirlo su Twitter@NickTurse, su Tumbir e su Facebook.
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta su TomDispatch.com, un weblog del Nation Institute, che offre un flusso continuo di fonti alternative, notizie e opinioni da parte di Tom Engelhardt, direttore editoriale, co-fondatore dell’American Empire Project, autore del libro : The End of Victory Culture (La fine della cultura della vittoria) e anche del romanzo: The Last Days of Publishing (Gli ultimi giorni dell’editoria). Il suo libro più recente è: The American way of War:How Bush’s Wars Became Obama’s (Haymarket Books) ( Lo stile bellico Americano: come le guerre di Bush sono diventate quelle di Obama).
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: TomDispatch.com
Traduzione di Maria Chiara Starace
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