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di Mike Carey– 18 dicembre 2011
Non voglio suonare allarmistico ma sembra quasi che la Goldman Sachs si sia impadronita dell’Europa. Il continente ha finito per soccombere ai dettati della finanza globale, non c’era altra scelta. I banchieri ci ricattano tutti e lo stanno facendo sin dall’inizio della grande crisi finanziaria del 2008.
La reazione del governo tedesco al proprio disastroso collocamento di buoni di una settimana fa offre un grosso indizio riguardo ai giochi multimiliardari giocati nelle sale dei consigli d’amministrazione da New York a Francoforte. L’economia più potente e resistente d’Europa non è stata in grado di ricevere un’offerta per il 35% dei suoi buoni decennali in asta. Gli osservatori affermano che si è trattato di un avvertimento dei banchieri, da entrambe le sponde dell’Atlantico: “Fa’ quel che diciamo noi, sennò …”
La Germania, attraverso il suo ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, era stata in prima linea nell’esigere che le banche condividessero le perdite derivanti dai salvataggi sovrani che derivassero dal Meccanismo Europeo di Stabilità, previsto in vigore dall’anno prossimo. L’asta dei titoli di stato tedeschi fallita è stata la secca risposta delle banche e Schaeuble ha dovuto fare marcia indietro.
Sin dall’inizio della crisi europea le banche hanno brigato. Si ricordi quando l’ex primo ministro greco, George Papandreou, annunciò un plebiscito per ottenere l’assenso popolare al suo piano d’austerità e i mercati sono impazziti e lui è stato scorticato. Sono stati i mercati e le banche, non il popolo greco, ad approvare la sentenza e lui se n’è dovuto andare.
Al di là del Mar Ionio l’ex primo ministro Silvio Berlusconi non aveva fatto abbastanza per soddisfare gli egoisti fantini degli schermi e loro hanno rivolto le loro armi, gli operatori in titoli, le agenzie di rating lecchine e gli speculatori azionari contro l’Italia. Correva voce che Berlusconi si stava dimettendo e la borsa saliva. No, non se ne stava andando, e la borsa scendeva di nuovo con la promessa che sarebbe salita alle stelle quando alla fine, e inevitabilmente, si è piegato alla massiccia pressione finanziaria per le sue dimissioni. Come la notte segue il giorno, è stato sostituito da un eufemismo, un tecnocrate. Non ci sono stati da nessuna parte discorsi riguardo ai desideri o diritti degli elettori.
Tutto ciò avrebbe potuto essere mitigato, se non addirittura evitato, se l’amministrazione Obama avesse messo in riga i banchieri tre anni fa incarcerando una dozzina, o giù di lì; ora è troppo tardi! Ma naturalmente ciò non sarebbe mai accaduto visto che la nuova squadra economica del presidente è stata ricavata dalla Goldman Sachs, o aveva forti legami con la banca. Con Summers, Rubin, Geithner e Emanuel a Washington comandava Wall Street.
E’ stato probabilmente per questo che nel 2008 la Goldman Sachs era troppo grande per essere incriminata. Ha ricevuto più sovvenzioni e fondi di salvataggio di ogni altra banca d’investimento. E come ha ringraziato la Goldman Sachs il popolo statunitense per la sua generosità? Utilizzando miliardi di dollari dei contribuenti per arricchirsi e ricompensare i suoi dirigenti di vertice che, secondo quanto riferito, hanno ricevuto aumenti di paga e bonus incredibili pari a 18 miliardi di dollari nel 2009, 16 miliardi di dollari nel 2010 e 10 miliardi di dollari nel 2011.
Nel frattempo la Goldman Sachs si è sbarazzata di miliardi in titoli spazzatura contribuendo a distruggere l’economia globale. La società ha fuorviato gli investitori riguardo alla vera natura di questa spazzatura e ha celato il fatto che stava scommettendo contro questi stessi titoli. Viene riferito che soltanto in uno di questi contratti la Goldman Sachs ha rastrellato 2 miliardi di dollari.
Torniamo al 2002. La Goldman Sachs acquistò di nascosto 2,3 miliardi di Euro del debito greco, lo convertì in yen e dollari e poi lo rivendette immediatamente alla Grecia, apparentemente in perdita. La Goldman Sachs aveva concluso un accordo segreto con l’allora governo del libero mercato per celare l’enorme deficit di bilancio. La perdita confezionata della Goldman era l’immaginario utile della Grecia, semplicemente per soddisfare le richieste dell’Europa che il suo debito non superasse mai il 3% del PIL. Ora viene riferito che la Goldman realizzò 250 milioni di dollari di commissioni sul contratto e un colpo grosso sull’assicurazione contro il rischio d’insolvenza venduta ai detentori di titoli di stato greci a copertura dell’eventualità che il paese finisse in rovina.
Apparentemente ciò divenne noto al primo ministro George Papandreou e al suo governo socialista quando salirono al potere e gli investitori richiesero tassi d’interesse mostruosi per prestare ulteriore denaro o rinnovare tale debito.
E, dunque, chi è che salverà l’Europa e, per estensione, anche noi?
Il nuovo presidente della Banca Centrale Europea (BCE), Mario Draghi, conosce bene il campo di gioco. Dopo tutto è stato vicepresidente e direttore operativo della Goldman Sachs International a Londra e membro del Comitato di Gestione della Goldman Sachs. Presentandosi al comitato finanziario del Parlamento Europeo è stato rapido nel puntualizzare che tra il 2002 e il 2005 il suo ruolo non aveva implicato la vendita di strumenti finanziari ma era stato soprattutto consultivo.
Mario Draghi è stato anche titolare di posizioni a livello di consiglio di amministrazione o più elevate presso la Banca Mondiale, la Banca d’Italia, la Banca per i Regolamenti Internazionali, la Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo e la Banca Asiatica per lo Sviluppo (Asian Development Bank).
Ha sottolineato molte volte che non è compito della BCE agire da prestatore di ultima istanza degli stati, ma Draghi è assolutamente lieto di promettere illimitata liquidità alle banche. Mentre tutti lo sollecitavano ad acquistare titoli governativi riequilibrare la barca lui sottolineava che gli acquisti di titoli da parte della BCE sarebbero stati limitati e temporanei. In effetti qualsiasi altra operatività sarebbe stata illecita secondo la legge europea. Secondo il Wall Street Journal del 28 novembre “la BCE ha a lungo temuto che acquistare titoli governativi per importi sufficientemente elevati per abbassare i costi di finanziamento dei paesi avrebbe potuto rendere più facile ai politici nazionali ritardare i bilanci d’austerità e le correzioni economiche che sono necessarie.”
E allora pigliatevi la medicina, scemi!
Mario Monti, il nuovo primo ministro italiano è stato nominato dai mercati, non eletto dal popolo. E, indovinate, prima di ciò è stato membro del Consiglio dei Consulenti Internazionali della Goldman Sachs e membro della Commissione Europea, uno degli organismi di governo dell’Unione Europea. Monti è presidente europeo della Commissioni Trilaterale, un’organizzazione statunitense che promuove gli interessi USA e membro fondatore del gruppo Spinelli, creato per promuovere l’integrazione europea.
Anche in Grecia un banchiere non eletto è stato incoronato primo ministro nuovo di zecca.
Dal 1994 al 2002 Lucas Papademos è stato governatore della Banca di Grecia al tempo in cui la Goldman Sachs stata contribuendo a mascherare il deficit del paese. Se non sapeva cosa stava succedendo, avrebbe dovuto saperlo. Nel periodo 2002-2010 è stato vicepresidente della Banca Centrale Europea ed è anche membro della Commissione Trilaterale statunitense.
E anche se il primo ministro non è stato dipendente della Goldman Sachs, il presidente dell’Agenzia per l’Amministrazione del Debito Pubblico greco, Petros Christodoulos, è stato intermediario nelle operazioni della banca a Londra.
Tutti concordano sul fatto che il rimedio migliore per le disgrazie dell’Europa consisterebbe nel fatto che la BCE acquistasse titoli del debito italiano e greco in misura sufficiente a mantenere i tassi d’interesse a un livello ragionevole. Il presidente della BCE Draghi si rifiuta di muoversi sino a quando, dicono gli osservatori, la crisi non sarà tanto brutta da consentirgli di imporre il tipo di pacchetto che allargherebbe il cuore a ogni vero neoliberale: privatizzazione del patrimonio pubblico, sottomissione dei sindacati, reti di assistenza sociale e sovranità consegnate a tecnocrati non eletti. Giovedì Mario Draghi ha presagito questo attacco alla socialdemocrazia europea sollecitando un “nuovo accordo fiscale” e ora il presidente francese Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel passano doverosamente a rimodellare il trattato che regola il governo economico del continente.
Ho visto questa austerità da stretta della cinghia negli anni ottanta quando il FMI detto al Brasile ciò che doveva tagliare per rimborsare il suo debito nei confronti di un consorzio di banche statunitensi ed europee e della Banca Mondiale. Ci vollero anni di sofferenza perché il vulcano dell’America Latina si riprendesse dalla sua castrazione economica. La settimana scorsa ho sentito un commentatore finanziario descrivere la situazione attuale come il mercato che si sceglie la preda più debole mentre ciascuno dei paesi PIIGS è sotto attacco sostenuto. La natura predatrice della bestia può considerare introdotti i piani d’austerità e le banche europee salvate, ma noi continuiamo a finire nella Seconda Grande Depressione che dovevamo avere. Dovevamo avere? Non c’è altro modo ora per ripulire il sistema, per gettare gli strozzini fuori dal tempio.
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Mike Carey è un giornalista vincitore del premio Walkley e produttore che è stato produttore esecutivo per otto anni della SBS Dateline. Ha lavorato per ABC, SBS, e Al Jazeera vivendo nell’Asia Sud-orientale e in Brasile.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: http://www.zcommunications.org/the-goldman-saching-of-europe-by-mike-carey
Originale: Australian Broadcasting Corporation
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2011 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0