di Sharif Abdel Kouddous – 26 ottobre 2011
Fonte:The Nation
Iman, una studentessa di 24 anni dell’Università del Cairo, ha sorriso quando è uscita dall’ambasciata della Tunisia a Zamalek (un distretto del centro del Cairo, n.d.T.), e orgogliosamente ha mostrato il dito indice sinistro che era stato intinto nell’inchiostro rosso. “Siamo felici”, dice. “tutti quelli che sono venuti a votare sono felici.”
Iman è una dei molti esuli Tunisini che vivono al Cairo e che hanno partecipato alle lezioni del 20 ottobre tenutesi in Tunisia, le prime dalla cacciata del presidente Zine al-Abidine Ben Ali, avvenuta nove mesi fa. Domenica 23 ottobre milioni di elettori in Tunisia andranno alle urne per eleggere un’assemblea costituente di 217 seggi che avrà l’incarico di redigere la bozza di una nuova costituzione e di tracciare il futuro del paese.
La votazione segna la prima ampia elezione generale della Primavera Araba e – malgrado i suoi problemi – mette in luce forti differenze con l’elezione che ci si aspetta siano le seconde: le elezioni parlamentari egiziane il cui inizio è programmato per il 28 novembre.
“Dopo varie settimane deprimenti in Egitto, questa è una boccata di aria fresca,” ha scritto questa settimana sul suo blog Issando El Amrani, un giornalista di base al Cairo ed esperto di analisi politiche, dopo essere arrivato al Cairo per fare dei servizi sulle elezioni. “ Vi fa desiderare che l’Egitto avesse seguito il medesimo modello di transizione.”
A meno di sei settimane dalle prime elezioni dell’Egitto del dopo-rivoluzione, abbondano incertezza e disaccordo feroce riguardo a chi dovrà dirigere la transizione del paese. Il Consiglio Supremo delle Forze Armate (CSFA), che ha assunto il comando dopo la cacciata di Mubarak, è stato pesantemente criticato per le per la legge elettorale che ha proposto e il calendario per il trasferimento dei poteri.
All’inizio di questo mese, i dirigenti di 13 partiti politici hanno firmato un accordo con il CSFA che è stato largamente biasimato dai militanti e dai politici e anche dalla sua base. Il patto presenta un programma che potrebbe mantenere al al potere il CSFA fino al 2013, contraddicendo la promessa dell’esercito che sarebbe tornato nelle caserme dopo sei mesi.
Con l’attuale calendario le elezioni per l’Assemblea del popolo (la Camera bassa del parlamento), inizieranno il mese prossimo, procederanno in tre fasi e termineranno in gennaio. Le elezioni per il consiglio della Shura (la Camera alta) inizieranno in gennaio e termineranno in marzo. Entrambe le camere si raduneranno poi alla fine di marzo o all’inizio di aprile per leggere i membri di un’assemblea provvisoria che dovrebbe stendere la bozza di una nuova costituzione, un compito che potrebbe richiedere un anno. La costituzione dovrebbe poi essere oggetto di un referendum pubblico. Se verrà approvata, le elezioni presidenziali si terranno entro due mesi. Fino ad allora, l’esercito assumerà i poteri della presidenza.
Molti si chiedono quale reale autorità il nascente parlamento avrebbe all’ombra della giunta militare al potere. “Il calendario è spaventoso,” dice Hani Shukrallah, e eminente membro del Partito Social Democratico egiziano, che ha rassegnato le sue dimissioni in segno di protesta dopo che il capo del partito ha firmato l’accordo. Esso non comprende alcuna promessa di eliminare la draconiana “legge di emergenza” in vigore dal 1981 che nega il diritto di assemblea, dà alle forze di sicurezza poteri praticamente illimitati di perquisizione, arresto e detenzione. Shukrallah lo descrive come il suo “limite di rottura per me”..
“Non riesco davvero a sondare i motivi che sono dietro alla firma di questo documento,” dice. “Qualche cosa deve aver appannato le loro menti. Come si è potuto firmare questo orrore, questa robaccia?” L’unica concessione concreta fatta dall’esercito è stata di essere d’accordo sull’emendare la legge elettorale per permettere ai partiti politici di mettere in lizza i seggi dei candidati che erano stati in precedenza riservati ai candidati indipendenti – un terzo di tutti i seggi. I partiti politici avevano in precedenza minacciato di boicottare l’elezione in caso non si fosse cancellata la disposizione controversa.
La registrazione dei candidati si è aperta la settimana scorsa. Tra coloro che si sono registrati per i seggi indipendenti, ci sono molti dei precedenti membri del Partito Nazionale Democratico, compresi i ministri dell’ex gabinetto, presidenti del comitato parlamentare e magnati del mondo degli affari. Nello stesso tempo, l’eminente figura dell’opposizione, Ayman Nour, è stato escluso dalla candidatura dopo che un tribunale aveva rifiutato di cassare la sua condanna del 2005 con l’imputazione di falso in un processo che era stato largamente criticato in Egitto e nelle comunità internazionale.
“Non è logico che ad Ayman Nour sia proibito di mettere in atto il suo diritto a candidarsi alla presidenza, mentre i resti del regime e i corrotti si candideranno per la carica,” ha detto alla Reuters Hamdeen Sabati, un candidato alla presidenza.
Hossam El-Hamalawy, un eminente giornalista, organizzatore sindacale e attivista con i Socialisti Rivoluzionari, pensa di boicottare tutte le elezioni. “queste elezioni si fanno quando i generali sono ancora al governo e sta diventando un circo e io non gli darò legittimazione.” Fa anche notare il fato che il capo del dipartimento elettorale del ministro dell’Interno, della Polizia statale per la sicurezza, generale Mohamde Refaat Qomsan, che ha sovrinteso alle votazioni manipolate del regime di Mubarak del 2005, 2006, e 2010, farà parte della commissione per la supervisione che sovrintenderà alle imminenti elezioni.
“Dobbiamo continuare con la rivoluzione, dobbiamo rovesciare questi generali, e allora potremo sederci e fare le lezioni nazionali,” dice Hamalawy.
Mentre le richieste di boicottaggio delle elezioni non riscuotono vasto appoggio, rimane una diffusa preoccupazione per una potenziale esplosione di violenza alla luce della precaria situazione di sicurezza del paese. Le preparazione per le elezioni si stanno tenendo subito dopo la sanguinosa azione repressiva dell’esercito contro una dimostrazione pacifica di dimostranti in maggioranza Copti al centro del Cairo il 9 ottobre che ha provocato almeno 24 morti e altre centinaia di feriti. L’incidente ha segnato l’atto di repressione più sanguinoso da parte dell’esercito egiziano da quando è andato al potere.
“Quello che è successo il 9 ottobre mi fa pensare che non ci saranno le elezioni,” dice Esraa Abdel Fattah, un importante militante che dirige l’Accademia Democratica egiziana e che era considerato come un favorito per il premio Nobel per la pace di questo anno. “Onestamente non so che cosa succederà.”
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo