• Amici
  • Archivio 2000 – 2010
  • Archivio 2011
  • Archivio Wikileaks
  • Autenticazione
  • Bacheca
  • Contatto
  • Elenco iscritti
  • Files
  • Forum
  • Home
  • Libri
  • Modifica profilo
  • Newsletter
  • Parecon
  • Posta interna
  • Profilo
  • Registrazione
  • Z Magazine
  • Z men!

Z NET Italy

~ Lo spirito della resistenza è vivo!

Z NET Italy

Archivi della categoria: Nikos Raptis

La “progenie” del MIT

10 sabato Dic 2011

Posted by Redazione in Europa, Nikos Raptis

≈ Lascia un commento

Tag

grecia, Occupy Wall Street, rivolte studentesche, successo, università, usa

 

 

di Nikos Raptis  -10 dicembre 2011

 

Quando nel 1861 Jacob Bigelow, un medico, “battezzò”  a Boston un nuovo istituto come il “Massachusetts Institute of Technology” [MIT – Istituto tecnologico del Massachusetts] intendeva, con tale nome, “indicare che lo studio della scienza al MIT, piuttosto che essere una forma di istruzione compita, sarebbe stato indirizzato a finalità pratiche.”

 

Se fosse vivo oggi, il dottor Bigelow sarebbe d’accordo sul fatto che tra le altre “finalità pratiche” del MIT possa esserci lo studio e la “creazione” di armamenti bellici, destinati, cioè, allo sterminio della vita umana? Chi lo può dire. E’ morto nel 1897.

 

Per essere giusti, tra le “finalità pratiche” del MIT ci sono discipline che sono di beneficio all’umanità. Prendete il mio settore, la “meccanica del suolo”, che si occupa di frane, terremoti, liquefazione del suolo, argini (Katrina), gallerie, ponti, ferrovie, ecc. che proteggono e migliorano la vita umana.

 

Tuttavia quel che Bigelow non poteva immaginare era che il MIT avrebbe “partorito” (o, meglio, “costruito”) un “esercito” di élite native in tutto il mondo controllate dagli Stati Uniti come “strumenti” per dominare il pianeta.

 

Dato che la Grecia è quasi quotidianamente nei titoli dei media, è interessante prendere in esame la “progenie” del MIT che è diventata élite dominante in Grecia, a vantaggio delle élite USA.

 

Nel mio precedente articolo su ZNet “Terremoti: appello ai turchi e ai greci” del 18 novembre 2011, citavo: “Così, parte della popolazione della Grecia settentrionale fu costretta a inondare Atene e a cominciare a costruire … decine di migliaia di ‘creazioni’ alla Le Corbusier”, cioè di immobili residenziali a più piani in cemento.

 

Tuttavia, oltre agli operai, che concretamente costruirono gli edifici, fu necessario che questi fossero progettati da ingegneri civili. Ciò fu fatto da una parte degli ingegneri greci della mia generazione, a partire dai primi anni ’50.

 

Fu fatto così:

 

Un giovane ingegnere di famiglia non benestante, appena finita la scuola e dopo i due anni di servizio militare obbligatorio, decide di mettersi in affari nel settore dell’edilizia residenziale ad Atene.

 

Egli avvicina una famiglia che vive in una casa vecchia. Propone di buttarla giù e di costruire un nuovo edificio residenziale di, diciamo, sette piani, con dieci appartamenti in totale. Alla famiglia andranno tre appartamenti e all’ingegnere i restanti sette. Questo è il primo stadio, particolarmente cruciale, dell’intera procedura.  E’ fondamentale che il giovane ingegnere si guadagni la fiducia della famiglia e ottenga un contratto firmato. Questo necessita di un “talento” posseduto soltanto da persone con certi “valori”.  Il giovane ingegnere è al verde, e tuttavia ha il talento di presentarsi (da commediante) come una persona seria, onesta, energica ecc. e di assicurarsi così il contratto.  Questo è il “talento”, nella storia umana, degli imprenditori spietati, freddi e calcolatori.

 

Al giovane ingegnere ci vogliono due giorni (in realtà un paio d’ore) per disegnare i piani architettonici dell’intero futuro edificio e per stendere i progetti (di aspetto ufficiale).

 

Questi progetti sono mostrati alla famiglia che è proprietaria della casa vecchia e a potenziali clienti che acquisteranno gli appartamenti finiti.

 

I clienti, all’epoca, erano greci benestanti in cerca di investire, numerosi greci che lavoravano sulle navi dei famosi magnati greci delle compagnie marittime, agricoltori che avevano venduto la propria terra per comprare un appartamento, greci della classe media che erano in grado di ottenere prestiti dalle banche, ecc.

 

Il giovane ingegnere, usando il suo “talento”, persuade uno o due dei clienti a pagare in anticipo il futuro appartamento, cosa che, all’epoca, molti greci facevano con entusiasmo.

 

Ora il giovane ingegnere ha soldi sufficienti per cominciare la costruzione dell’edificio a più piani, anche se è al verde.

 

Dopo aver pagato il costo di costruzione dell’edificio (tra il 20 e il 25% del valore finale dell’immobile) e aver consegnato gli appartamenti concordati alla famiglia, quello che resta al giovane ingegnere è circa il 40 – 45% del valore dell’edificio, senza averci messo un soldo di suo.

 

Ripete l’ “impresa” costruendo dozzine di immobili abitativi a più piani per una decina d’anni e ammasso una gran quantità di denaro (e di prestigio).

 

[Parentesi: nei successivi quattro decenni ogni genere di persona che avesse ‘talenti’ imprenditoriali simili a quelli descritti più sopra entrò in questo lucroso settore e diventò molto ricca. I più inclini furono macellai, ristoratori, avvocati, persino dottori e poliziotti. Tutto quel che dovevano fare era “comprare”, per una miseria, la firma di un ingegnere civile, appena uscito di scuola, e fare il resto a seconda delle opportunità. Anche eliminando gli elementi strutturali.]

 

Il passo successivo del nostro eroe, ora ben sistemato, consiste nell’ottenere commesse e spedizioni pubbliche (con visioni alla quasi Onassis). Egli comincia anche a “coltivare” relazioni con le élite politiche greche nei locali della buona società.

 

Tuttavia il nostro giovane ingegnere (dei primi anni ’50) non parla inglese, a causa delle sue origini piuttosto umili, e “utilizza” altri ingegneri greci istruiti negli USA per entrare nei lucrosi mercati dell’Arabia: l’Arabia Saudita, la Libia, il Kuwait ecc.

 

[Parentesi: con sua sorpresa il ricco imprenditore greco dell’ingegneria, “fattosi da sé”, scopre che i migliori ingegneri civili della regione araba sono palestinesi espatriati, trasformati in rifugiati dalla pia religiosità di Israele. Chiusa parentesi.]

 

Il non più così giovane ingegnere, che economicamente è molto potente, risolve il suo problema con la lingua inglese, per le future avventure economiche, inviando suo figlio al MIT.

 

La progenie del nostro eroe greco ritorna con una laurea (naturalmente) in ingegneria civile, come papà. Ovviamente il figliolo non utilizzerà mai sul campo le conoscenze acquisite al MIT.  Ci vogliono da cinque a dieci anni perché un giovane ingegnere senta di aver raggiunto un punto di maturazione che lo soddisfi come ingegnere.  La giovane “progenie” del MIT non ha tempo per simili frivolezze.

 

Papà ha già raggiunto una posizione “invidiabile”. Il potere economico gli ha aperto le porte a molte interessanti attività.  Grazie ai suoi amici dell’élite politica è entrato nel regno dei media, della stampa e di “altro” e (probabilmente) ha attirato l’interesse dell’ambasciata USA di Atene. In realtà ha raggiunto il vertice del successo “mondano”. E’ diventato un “incoronatore di re” nella società greca.

 

Così la “progenie” intellettuale del MIT e la “progenie” biologica del nostro eroe è diventato il principe della corona dell’”impero” di papà e (cosa molto più importante) è diventato un membro in vista dell’élite greca controllata dagli USA, che esibisce la sua laurea come “un’insegna di regalità (intellettuale)” e fare il suo dovere patriottico seguendo le offerte di persone come … Hillary!

 

Questo è andato avanti per più di mezzo secolo, non solo in Grecia ma anche in India, in Pakistan, in Turchia e persino in Italia, in Francia, in Germania, e via dicendo.  E non solo passando per il MIT, ma anche per Harvard.

 

E che dire del Seminario Internazionale Harvardiano di Kissy (alias Heinz Alfred Kissinger, o Henry Kissinger) che, per esempio, ha offerto al popolo francese Valery Giscard d’Estaign come presidente della “repubblica” francese?

 

Ora, non tutti i giovani che frequentano il MIT o Harvard finiscono come “principi della corona” dei loro papà di “successo” e  “occupati” presso i “benevoli” Stati Uniti.  C’è un intero “spettro” di essere umani che giunge al vertice educativo offerto da queste istituzioni.

 

A un’estremità dello spettro si trova semplicemente un gruppo di giovani molto intelligenti, di tutte le nazioni, che contribuiscono all’avanzamento del sapere nel fertile terreno del MIT.  Sfortunatamente la maggior parte di essi, con l’età, si “nasconde” nell’accademia e non segue l’esempio di Noam Chomssky che, oltre a contribuire al sapere umano, contribuisce principalmente ad alleviare l’umana sofferenza.

 

La parte centrale dello spettro è affollata da giovani che o sono di origini umili o sono figli di genitori piuttosto benestanti. La maggior parte di essi, che resti negli Stati Uniti o ritorni in patria, vive dignitosamente e onestamente.  Tuttavia alcuni di loro soccombono alla barbarie dell’élite economica USA e tornano nella terra natia come strumenti delegati di quell’élite, in paesi come la Grecia. Ad esempio, la maggior parte delle mattine abbiamo la fortuna di vedere in televisione un greco laureato al MIT che, con arroganza e un sorrisetto di autocompiacimento, pontifica sulla situazione economica della Grecia, mentre attorno a lui la sofferenza della gente comune ha raggiunto un punto estremo.

 

Infine, all’altra estremità dello spettro c’è un piccolo numero della progenie dell’élite di altri paesi controllata dagli USA, come per esempio l’eroe dell’ingegneria della storia appena raccontata, che ritorna dal MIT come erede del “titolo nobiliare” di papà, di nuovo come “strumento” della filantropia USA (una parola greca composta da ‘filo’ (amare) e ‘anthropos’ (gli umani)).

 

Ignorando la generalizzazione del dottor Bigelow sulle “finalità pratiche” del MIT, oggi è imperativo (e utopistico?) chiedere alla gente del MIT, come persone, di rifiutarsi di costruire droni per gli Obama. E anche ridicolizzare gli studenti stranieri che sono disponibili a diventare fattorini delle élite USA.

 

Come sempre, c’è speranza.  In questo caso, ad esempio, c’è, negli stessi Stati Uniti, la “Unione degli Scienziati Coinvolti”, che è nata come collaborazione tra studenti e membri della facoltà al MIT nel 1969.

 

 

 

P.S.

 

Collegato a quello narrato c’è il caso di Linda Katechi, rettore dell’Università della California a Davis, che è stata coinvolta nel famigerato avvenimento degli spray al peperoncino contro gli studenti.

 

La Katechi è nata ad Atene nel 1954 e si è laureata al Politecnico (o Università Tecnica Nazionale di Atene) nel 1977. Nel novembre 1973 partecipò alla rivolta degli studenti del Politecnico contro la dittatura militare istigata dagli USA del 1967-1974.

 

La rivolta al Politecnico durò tre giorni, dal mercoledì al venerdì.  La maggioranza degli studenti che protestavano, circa 4.000,  apparteneva alla sinistra.  Il gruppo dominante e più energico erano i comunisti; Maoisti (divisi in due o tre fazioni), filo-Sovietici (che partecipavano alla rivolta con riluttanza), anti-Sovietici,  (quasi socialisti) del centro politico e persino alcuni “progressisti” di destra.  Venerdì, il terzo giorno, agli studenti si unirono i lavoratori.

 

Di questi il gruppo più “interessante” era (ed è) la dirigenza studentesca del centro (quasi socialista) che fu  “utilizzata” dalla famiglia Papandreou per formare un governo greco che ha governato il paese per trent’anni, fino ad oggi ed al casino attuale.  Alcuni membri di quella dirigenza sono oggi milionari e il resto è costituito da ricchi proprietari di ville, ecc.  Oggi essi partecipano inoltre a un governo con i … neonazisti!

 

Tuttavia alcuni dei giovani rivoltosi del Politecnico, la maggior parte di sinistra, vivono da allora vite oneste e piuttosto tristi.  Uno di essi, ad esempio, un ex maoista che in realtà fu quello che ebbe un ruolo principale nel “forzare” il resto degli studenti ad appoggiare la rivolta mentre c’era una tendenza a lasciare il Politecnico, dopo essere passato attraverso la “normale” tortura nelle camere di torture supervisionate dagli USA ed avere formato una famiglia, ora deve lavorare tutto il giorno nella professione medica anche se soffre di una malattia peggiore del cancro.

 

[Il rettore Katechi probabilmente lo conosce perché lei era la Politecnico durante la rivolta e probabilmente era presente durante la decisione dell’assemblea generale].  Nikos Raptis (non mio parente), un giovane matematico, dopo essere anche lui passato per la normale tortura, è morto a 32 anni, non più di 8 anni dopo la rivolta. Alcuni degli studenti rivoltosi, dopo essere rimasti profondamente delusi da quel che accadeva attorno a loro nella Grecia post-“rivoluzionaria”, si sono suicidati.  

 

Dato che la maggioranza degli studenti in rivolta era di sinistra, è ragionevole supporre che la Katechi appartenesse anch’essa alla sinistra all’epoca.  Anche il fatto che sia cresciuta nell’isola di Salamis, una località della classe operaia, a volte chiamata “la discarica dei rifiuti” di Atene, autorizza tale ipotesi.

 

Una persona come la Katechi ha dunque potuto trattare gli studenti del “movimento Occupiamo” al campus di Davis dell’Università della California in modo così “diverso” dalla sua esperienza greca? Tale esperienza è adeguatamente descritta dal destino del giovane greco di Rodi che, in mia presenza, si è recato dal citato professionista della medicina che aveva “forzato” la rivolta del Politecnico, e che stava diventando cieco da entrambi gli occhi perché un porco (alias un poliziotto) di Rodi, nel corso di una dimostraizone, gli aveva sbattuto la testa contro un pilastro metallico provocandogli il distacco di entrambe le retine.  Ovviamente i poliziotti (alias i porci) di Davis hanno usato la tecnologia avanzata degli “spray al peperoncino” invece dei mezzi primitivi delle loro controparti greche.

 

La risposta è “sì”! La Katechi ha potuto farlo. La storia è piena di casi simili.

 

Vi è, infine, una punta di ironia qui: il termine “katechi” in greco significa “occupa” (terza persona singolare del verbo ‘occupare’). Inoltre il nome di battesimo della Katechi è “Pisti”, che significa la “donna fedele”. Fedele religiosamente, ideologicamente o cosa?

 

Questo è il mio secondo articolo su ZNet riguardante l’ “americanizzazione” di una persona e gli effetti di tale “mutazione”. Il primo, del 4 giugno 1999, trattava dell’ “americanizzazione” di Ernst Franz Hanstaengl ad Harvard e i suoi conseguenti tentativi di “americanizzazione” del suo amico Adolf H. il “terrorista”, secondo il libro del 1990 di Otto Gritschneder.

 

 

 

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

 

http://www.zcommunications.org/the-mit-offspring-by-nikos-raptis

 

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Traduzione © 2011 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

 

Condividi:

  • Facebook
  • Twitter
  • Stampa
  • E-mail

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Terremoti: appello ai turchi e ai greci

19 sabato Nov 2011

Posted by Redazione in Asia, Ecologia, Economia, Europa, Nikos Raptis

≈ Lascia un commento

Tag

Acropoli, Alaska, antisismico, architetti, Atene, Blue Apartment Building, cemento armato, cemento Portland, Exarchia, Fazlur R. Khan, Geoffrey B. West, grecia, guerra civile, Hardy Cross, ingegneri, inurbamento, Le Corbusier, Luis M.A:Bettencourt, megalopoli, MIT, moda, modernità, multipiano, Nathan M. Newmark, pilotis, Programma Phoenix, Robert Oppenheimer, scala Richter, scuola di ingegneria, sisma, Torre Latinoamericana, torri gemelle, Turchia, Università dell'Illijnois, usa, USGS, Vietnam

 

di Nikos Raptis – 18 novembre 2011

L’”arte” della fotografia è stata inventata nel 1826. L’uso del cemento armato è iniziato intorno al 1876.

Così, per 135 anni, dal 1876 all’attuale 2011, è stato possibile avere fotografie di edifici in cemento armato  distrutti da terremoti.  Gli archivi dei giornali, in tutto il mondo, sono pieni di innumerevoli fotografie di  edifici multipiano i cui occupanti sono morti schiacciati, nell’agonia più atroce, quando gli edifici sono crollati nel corso di un sisma.

Se osservatori provenienti da un altro pianeta potessero osservare i cambiamenti materiali e sociali verificatisi sulla faccia della terra nel corso dell’ultimo centinaio di anni, concluderebbero che uno dei fattori più importanti della realtà materiale e sociale esistente sul pianeta è stato l’uso del cemento armato.

La facilità e velocità con cui gli umani sono in grado di costruire una struttura in cemento armato hanno consentito loro di costruire edifici multipiano in numero infinito. Dal momento dell’arrivo di questo nuovo tipo di edilizia la vita è cambiata per masse del ventesimo secolo.  Questo tipo di costruzioni ha consentito allo stato di stipare gran parte della popolazione in appartamenti miserabili in edifici multipiano in cemento. Gli aspetti sociali, politici, psicopatologici e persino antropologici del problema di stipare milioni di persone in queste “macchine  abitative” devono ancora essere affrontati seriamente.

Questo problema sociale di questi caseggiati è amplificato in misura fatale in quelle parti della Terra che sono soggette a sismi.

Il cemento è un materiale intrinsecamente friabile, anche quanto rinforzato con acciaio. (Il gesso è un altro materiale friabile). Un edificio multipiano in cemento non può sopravvivere a un terremoto, se colpito direttamente dal sisma.  Il danno provocato da un sisma a un edificio è specifico per ciascun sito.  Un edificio può restare intatto mentre un altro, a pochi metri di distanza, può essere distrutto completamente.

Naturalmente è ragionevole chiedersi: chi è responsabile della proliferazione di caseggiati multipiano in cemento? Come già detto, è lo stato. Non solo perché stipa persone, come sardine, in queste “macchine abitativei” ma perché, con l’aiuto dei propri “commissari” tecnici, gli ingegneri, permette e promuove la costruzione di queste “trappole mortali” in aree soggette a terremoti.

Arriviamo così alla piuttosto strana conclusione che le migliaia di morti causate dai sismi sono un problema politico!

Tra le persone che hanno aiutato lo stato a diffondere o utilizzare l’uso della “soluzione” degli edifici multipiano al problema di dare un’abitazione ai cittadini comuni, un posto di rilievo è detenuto da Le Corbusier (1887-1965). Le Corbusier era nato in Svizzera e all’età di 43 anni divenne cittadini francese.  Era parecchio “innamorato” dei nazisti ed era un ammiratore di Henry Ford e della … General Motors!

Il suo contributo all’umanità: parte della miseria che l’extraterrestre ha osservato nel suo viaggio sulla superficie della terra.

Sfortunatamente questo contributo alla miseria e alle morti causate dai sismi  non è stato adeguatamente riconosciuto, se mai lo è stato, dagli storici, ingegneri e intellettuali.

Come potrebbe un architetto piuttosto incompetente creare un simile “scempio”, quasi da solo?

Mia ipotesi: la causa è una strana tendenza degli umani, specialmente delle signore, a sentire che è de rigueur  esseri moderni, seguire la moda, ecc. [Se questa tendenza sia innata o acquisita, non conta; quel che conta è che sia così prevalente] Le Corbusier e le sue creazioni furono l’epitome della … modernità. Forse fu per questo che Le Corbusier divenne cittadino francese; per essere al centro della modernità, della moda ecc.

A parte questa spiegazione piuttosto buffa, e tuttavia valida, ce n’è una più sinistra: l’avidità dell’industria del cemento Portland e dell’industria automobilistica delle nazioni “democratiche” e l’autoritarismo delle nazioni non democratiche (i sovietici, Hitler, ecc.)

Prendiamo il caso della Grecia.

Circa 79 anni fa, tra il 1932 e il 1933, quel  che accadde nella  “Piazza Exarchia” di Atene contribuì a decidere il destino della città riguardo ai propri edifici e, conseguentemente, contribuì a decidere il tipo di vita dei suoi abitanti.

Nel 1932 iniziò la costruzione dei primi edifici in cemento armato, progettati da un giovane architetto greco, all’angolo nord-orientale di “Piazza Exarchia”.

[Parentesi: “Il  quartiere ateniese di ‘Exarchia’ è considerato il luogo della scena anarchica in Grecia (oggi). Il cuore del quartiere è un minuscolo parco triangolare (‘Piazza Exarchia’) con il suo lato più lungo che misura circa 50 metri. La polizia fa regolarmente irruzione ad Exarchia.” (Questa è una citazione dal mio articolo ZNet del 30 gennaio 2009).

Nel 1932 l’area di Exarchia era un quartiere dell’alta classe media con case a un piano solo o massimo a due piani, com’era tutta Atene. Perciò la costruzione multipiano nella piazza fece vera sensazione. Fine della parentesi.]

Prima che l’edificio multipiano di Exarchia fosse completato Le Corbusier visitò il luogo e, dopo essersi congratulato con l’architetto greco,  scarabocchiò le parole “C’est tres beau” (E’ molto bello) su una parete all’ingresso dell’edificio non terminato. Le parole rimasero sulla parete per decenni, per commemorare l’approvazione del “grande” uomo. Le Corbusier aveva 45 anni all’epoca ed era già cittadino francese.

Poi, per coronare questo capolavoro “artistico”, l’architetto invitò un suo amico, un pittore, a scegliere il colore delle facciate esterne dell’edificio. Il pittore scelse un blu molto scuro, che trasformò l’edificio in un “monumento” leggendario dell’Atene moderna: il “Caseggiato Blu”, come è chiamato ancor oggi. Sfortunatamente il colore scuro trasformava l’edificio in un “forno” nelle torride estati ateniesi e così, in anni successivi, fu ridipinto di un blu più chiaro.

Il “Caseggiato Blu” greco non fu un evento benedetto solo per i greci; felici eventi simili ebbero luogo in tutto il pianeta. Hitler, Stalin e altri fecero la fila per stipare i loro fortunati cittadini in queste “macchine”.

Così il “Caseggiato Blu” è stato  replicato ad nauseam ad Atene e nel resto della Grecia fino ai giorni nostri, rendendo la città mostruosa e, quel che è più importante, pericoloso dal punto di vista sismico.

Sfortunatamente per il popolo greco, accadde così che il “dono” di Le Corbusier allo stato, le costruzioni multipiano in cemento armato (le “macchine abitative”) fu anche un “dono” all’impero USA come strumento di dominio.  Nel corso della seconda metà degli anni ’40 in Grecia gli USA “gestirono” quella cui di solito ci si riferisce come alla “guerra civile” greca; l’esercito nazionalista, armato e gestito dagli USA, combatté i rivoltosi comunisti greci.  Usando la Grecia come campo sperimentale, gli USA avviarono la filosofia “Phoenix”: per sconfiggere una rivoluzione si svuotano i villaggi dai quali  i rivoluzionari ricavano le proprie risorse. Così parte della popolazione della Grecia settentrionale fu costretta a inondare Atene per iniziare la costruzione dei mostri che esistono oggi nella città; decine di migliaia di “creazioni” di Le Corbusier.

[Nota: il caso successivo di applicazione del “programma Phoenix” fu in Vietnam. Sfortunatamente là parte della popolazione dei villaggi fu ‘giustiziata’ dalla CIA.]

C’è un caso strano e per lo più ignorato che avrebbe potuto essere una “controargomentazione”  alla “maledizione” di Le Corbusier, almeno negli ultimi anni, ed è il caso di Christopher Alexander, Professore di Architettura a Berkeley. Ma non è questa la sede per entrare in dettaglio su ciò.

Tornando ai terremoti, andiamo un po’ più a fondo.  L’espressione “soggetti a terremoti”, usata in precedenza, è del tutto realistica?

Ecco due “campioni” (piuttosto) a caso dei terremoti di magnitudine superiore ai 2,5 gradi Richter (R) negli USA e nelle aree adiacenti, e sopra i 4,5 R per il resto del mondo che hanno avuto luogo nell’intero pianeta in due diverse settimane, così come registrati dall’Osservatorio Geologico degli Stati Uniti (USGS – United Stated Geological Survey):

Terremoti nel mondo:

I. Dal 17 ottobre al 24 ottobre 2011:

– Numero totale dei sismi: 229

– numero dei sismi in Alaska (su 229): 45

– numero dei sismi negli Stati Uniti (esclusa l’Alaska): 43

– Numero dei sismi in Turchia: 31

– Numero dei sismi nel mondo (esclusi USA e Alaska): 141

– numero dei paesi diversi  colpiti da un sisma: 36

 

II. Dal 31 ottobre al 7 novembre 2011:

Numero totale dei sismi: 239

– numero dei sismi in Alaska (su 239): 53

– numero dei sismi negli Stati Uniti (esclusa l’Alaska): 50

– numero dei sismi nel mondo (esclusi USA e Alaska): 136

– numero dei paesi diversi colpiti da un sisma: 31

 

Guardando ai dati registrati di cui sopra si potrebbe concludere, ad esempio, che l’Alaska è un paese intensamente soggetto a terremoti. “Sappiamo” anche, secondo la scienza, che i terremoti si concentrano in luoghi in cui le placche continentali si incontrano, che i terremoti non si verificano al centro delle placche (continenti), eccetera, e che quando accade quest’ultimo fenomeno, come a New Madrid, allora scopriamo “vecchie” faglie, eccetera.

Se i terremoti sono una questione seria, cioè se morire agonizzando è una questione seria, allora siamo obbligati a considerare il fattore tendenza ai sismi in un modo molto più prudenziale.

Ad esempio, che dire se ci fossero “vecchie faglie” ignote sotto Berlino, o Dresda, o Mosca, eccetera? Non dovremmo inoltre tener presente che i dati storici di cui disponiamo riguardo ai sismi sono limitatissimi?

Dovremmo quindi accettare l’assioma che ogni luogo della terra è soggetto a terremoti? La risposta dovrebbe essere: Sì!

Inoltre, il fatto  che ci siano più di 200 terremoti alla settimana nel mondo in più di 30 paesi non può essere ignorato. Anche il fatto che la maggioranza di tali sismi sia di magnitudine tra i 4 e i 5 gradi Richter è tremendamente significativo. Tali sismi incidono sull’integrità strutturale degli edifici, anche limitatamente, e il danno è cumulativo. Tutti i materiali hanno una “memoria” in rapporto con la loro tenuta.

Così,  avendo un pianeta che “vibra” di terremoti e coperto da trappole mortali in cemento armato, cosa facciamo?

 

Appello per una soluzione

Ciò che segue è indirizzato principalmente al popolo turco, al popolo greco e agli ingegneri e alle università tecniche di entrambi i paesi.

Dopo il crollo di un edificio in cemento quelli “fortunati” sono quelli che muoiono subito. Un numero ignoto di sopravvissuti intrappolati, sotto centinaia di tonnellate di cemento, viene ucciso in modo orribile dai propri … soccorritori. A un certo punto, pochi giorni dopo il sisma, lo stato (i politici) ordina la rimozione della massa di cemento con l’uso di potenti macchine edili, smembrando qualsiasi sopravvissuto ancora vivo.  Un paio di decenni fa a Salonicco un mio collega ingegnere implorò i politici di non utilizzare i bulldozer, perché avrebbero potuto esserci dei sopravvissuti sotto la massa di cemento.  Si rifiutarono e usarono le macchine a sole 48 ore dal sisma.  Tutto quel che poté fare il mio amico fu scoppiare in lacrime.  La stessa cosa sta accadendo in questo momento (11 novembre) in Turchia.

C’è una soluzione? Le università tecniche di tutto il mondo hanno cercato seriamente di trovare una soluzione nel corso di più di un secolo?

Durante tale arco di tempo ciò che le università hanno fatto è stato cercare di trovare il modo di “rinforzare” gli edifici in cemento progettando modelli in scala degli edifici e sperimentando su di essi. I giapponesi, in un’occasione, hanno cercato di essere “realistici”, evitando i modelli in scala, e hanno fissato un … razzo in cima a un edificio multipiano!  Gli unici benefici offerti all’umanità da questi “giocattoli” sono consistiti in un numero sempre maggiore di morti in edifici di cemento crollati.

Se il cemento estremamente pesante e debole di un edificio elevato uccide, quale può essere allora la soluzione? Evidentemente un edificio basso fatto di materiali leggeri.

Un simile edificio dovrebbe soddisfare tre criteri:

1. Dovrebbe essere una struttura a pochi piani.

2. Dovrebbe essere fatto di materiale leggero e robusto.

3. Dovrebbe essere poco costoso.

Non c’è mai stato un tentativo serio delle università tecniche del mondo di progettare un simile edificio a vantaggio della gente comune, per proteggerla dalla morte quando un sisma colpisce.

L’argomento che viene solitamente opposto a questa proposta è che se si eliminano le costruzioni alte allora si finirà per copre la superficie della terra di case a un piano per i miliardi di suoi abitanti; una catastrofe ecologica.

Cerchiamo di essere onesti. Dove vivevano tutti questi esseri umani prima di inondare le poche grandi città di tutti i paesi, dalla Grecia alla Cina? La superficie della terra era coperta sino al limite dai loro villaggi? Il motivo “brutale” per cui  si sono trasferite nelle città è stato ed è la povertà. In realtà è un Programma Phoenix “benigno” avviato dall’élite economica mondiale; un seguito degli originali programmi omidici della Grecia e del Vietnam.

C’è anche un altro argomento, piuttosto “volgare”, che confuta l’argomento di cui sopra. Ad esempio ci sono immigrati greci, che ammetto non molto numerosi, che dopo aver avuto “successo” nel salire la scala sociale da lavapiatti a New York o Francoforte fino a diventare ristoratori, poi costruiscono le loro case delle vacanze di nuovo nei loro paesi natali, solitamente imitando, architettonicamente, chalet svizzeri, occupando così due volte  lo … spazio loro assegnato come domicilio sulla faccia della terra.

Un’obiezione ulteriore alla proliferazione di case a un piano, probabilmente questa volta da parte degli ecologisti, potrebbe essere che rappresentano una manna per la proliferazione delle automobili, la fervente visione di Le Corbusier. Sbagliato! Questo problema è stato risolto al volgere del ventesimo secolo. La soluzione: la ruota d’acciaio su rotaie d’acciaio. Cioè: trasporti di massa per treno, metropolitane leggere e tram. Una soluzione che è stata “spazzata via” dalla General Motors e altri negli anni ’30 e ’40.

Infine, per alcuni stipare verticalmente esseri umani verso il cielo in edifici elevati in megalopoli, è un modo per rendere l’umanità “più produttiva ed efficiente”.

Nell’ “Edizione Speciale” del settembre 2011 sulle  “Città Migliori” [Better Cities] della rivista Scientific American (pag. 38), Luis M.A.Bettencourt e Geoffrey B. West scrivono: “Quello che possiamo dire con certezza … è che l’accresciuta popolazione [delle città] promuove interazioni sociali più intense e profonde … così come pressioni economiche che eliminano le inefficienze.  In un città con affitti alti, possono essere redditizie solo attività che creano un valore aggiunto sostanziale.  Queste pressioni economiche spingono gli inurbati a venir fuori con nuove forme di organizzazione, prodotti e servizi che hanno maggiore valore aggiunto. A loro volta l’alta redditività, l’eccellenza e le possibilità di scelta tendono ad attirare nella città  un numero maggiore di talenti, spingendo ancora più in alto gli affitti, alimentando il bisogno di trovare attività ancor più produttive …”

Quanto all’ “eliminare le inefficienze”, agli “affitti”, alle “pressioni economiche”, al “valore aggiunto” e alla “redditività”, non sono necessari commenti.

Tuttavia, considerato che la maggioranza delle persone “istruite” dell’occidente, e probabilmente gli autori degli estratti di cui sopra, considera il fondamento della propria cultura e delle proprie idee sociali essere il prodotto della città di Atene circa 2.500 anni fa (vedere “Black Athena” di Martin Bernal) è un po’ una contraddizione ignorare il fatto che l’area coperta dalla città di Atene all’epoca, intorno all’Acropoli, è la stessa area coperta oggi da poche dozzine di osterie vendono “moussaka” ai turisti. Com’è che quella “saggezza” emerge da un francobollo di città e non da una megalopoli?

Inoltre, inventare la ruota o il transistor è la parte facile. Capire la natura umana è quella difficile. E’ ancora più difficile sopravvivere in un edificio multipiano di cemento che sia colpito da un sisma.

 

Una proposta

Un possibile abbozzo d’azione per le persone comuni in Turchia e in Grecia per risolvere il problema mortale della sismicità potrebbe essere il seguente:

– Entrambi i popoli dovrebbero ignorare le proprie élite al governo. Ogni azione di entrambi i popoli dovrebbe essere a livello di base, nello stile dell’economia partecipativa.

– Il dialogo e la collaborazione tra i due popoli dovrebbero essere la base fondamentale per trovare una soluzione.

– Contatti immediati e molti stretti tra gli ingegneri civili e le scuole di ingegneria di entrambi i paesi.

– Una valutazione onesta della storia del cemento in rapporto con i terremoti.

– Se le persone comuni in Turchia e in Grecia, con l’aiuto delle università e degli ingegneri di entrambi i paesi, decidessero che la soluzione consiste nel progettare una casa a un piano di materiali leggeri, allora dovrebbe essere elaborato  un programma a lungo termine per avviare un processo che sostituisca le alte strutture esistenti con quelle nuove, basse e leggere, riciclando la maggior parte dei materiali degli edifici esistenti. Ovviamente ci vorranno molti decenni, forse circa mezzo secolo.

Come già detto, questo è solo un abbozzo di una singola persona.  Ci sono più di 80 milioni di turchi e greci in grado di cominciare a riflettere sul problema. Un vantaggio aggiuntivo di un programma simile potrebbe essere che si evolverebbe in un contatto politico e sociale tra i due popoli che consentirebbe loro di vivere in pace e dignità.

E’ anche possibile che in futuro questo programma possa coinvolgere i popoli sui bordi della Placca Mediterranea: Siria, Libano, Palestina, Egitto, Libia, Algeria, Tunisia, Marocco ecc.

I turchi e i greci possono naturalmente far appello al resto del mondo per collaborazione e coinvolgimento in un simile progetto.  Comunque in questo progetto turco-greco dovrebbero decisamente essere coinvolti il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e l’Università dell’Illinois che ha la miglior Scuola di Ingegneria Civile del mondo.

La storia dell’Università dell’Illinois in rapporto ai terremoti è molto interessante. Fanno parte di tale storia Nathan M. Newmark, Hardy Cross e Fazlur R. Khan.  Tutti e tre erano tra le menti più brillanti del mondo nella scienza contemporanea.

– Newmark (1910-1981) è stato il capo della Facoltà di Ingegneria Civile dell’Università dell’Illinois, a Urbana, per 17 anni. Il suo lavoro aveva molto a che fare con i terremoti. Per tutta la vita si è confrontato con i problemi più difficili in ingegneria, persino la progettazione di strutture in grado di sopportare un’esplosione nucleare, e ha fornito soluzioni brillanti.  E’ famoso per aver progettato il grattacielo in grado di resistere al terremoto “Torre Latinoamericana” a Città del Messico. Gli è stata assegnata la Medaglia Nazionale per la Scienza e numerosi altri premi.

– Cross (1885-1959) è stato l’autore, nel 1936 all’Università dell’Illinois, di quello che tutti gli ingegneri civili del mondo conoscono come “metodo Cross”, uno strumento che li ha aiutati enormemente nella  progettazione delle strutture, specialmente delle strutture multipiano in cemento.

– Khan (1929-1982) “era nativo del Bangladesh … è considerato uno dei più grandi geni della storia dell’ingegneria civile … l’aspetto rivoluzionario del modo di Khan di progettare un grattacielo che sia quello più ECONOMICO consiste nel progettarlo con  pareti sottile come un TUBO …” [Questo è un estratto dal mio articolo su ZNet “A proposito di Piramidi e Grattacieli” del 30 settembre 2001]. Le torri gemelli del World Trade Center furono progettate in base al metodo rivoluzionario di Khan.

Tutti e tre questi grandi ingegneri hanno dedicato la propria vita a risolvere problemi tecnici per l’edificazione di costruzioni multipiano. Il contrario di ciò che è proposto qui. Tuttavia quali avrebbero potuto essere le loro reazioni a una proposta simile, di edifici bassi e leggeri? Mi piacerebbe pensare che, alla fine, sarebbero d’accordo sul fatto che la perdita di centinaia di migliaia di vita di cittadini comuni negli edifici multipiano in cemento non è stata seriamente studiata dalla professione ingegneristica e che qualcosa andrebbe fatto.

Tutti e tre erano persone serie ed estremamente razionali. Di questi tre ho avuto l’opportunità di conoscere solo Newmark, una persona educata, gentile e onesta.  Di Khan è stato scritto che era un “genio tecnico sensibile alle persone e ai luoghi in essere devono vivere e lavorare”. Lo stesso Khan disse: “Mi piace considerarmi un cittadino del mondo. Se non proviamo un senso di compassione, globalmente e nei rapporti individuali, non verremo mai fuori dalle guerre in cui ci troviamo.” Di Cross non so tanto. Tuttavia sono incline a credere che non sia stato diverso dagli altri due.

Sembra che tutti e tre questi individui eccezionali, in rapporto ai terremoti, siano caduti in quella che si potrebbe chiamare al “trappola di Robert Oppenheimer”.  Dopo aver cercato di razionalizzare il suo coinvolgimento nella bomba atomica, disse di non aver saputo resistere all’attrattiva di una “soluzione tecnicamente elegante”!

La mia ipotesi è che tutti e tre, oggi, sarebbero d’accordo sulla soluzione presentata qui.

[Parentesi: ecco una bozza grezza di una soluzione possibile per un edificio leggero a un piano:

1. Costruzione di una parete in cemento come “base” dell’edificio. Cemento? Sì, cemento. Persino cemento semplice, senza armature d’acciaio.  Tuttavia l’altezza della parete non dovrebbe essere superiore a 4 piedi (1,20 metri). Questa bassa parete darebbe all’edificio una base solida, una specie di “zavorra” che può sopportare principalmente la forza dei venti.  Questa parete-zavorra di 4 piedi, anche se crolla, (il che sembra improbabile) non intrappolerà persone sotto di sé, a motivo della sua bassa altezza.

2. Il pavimento dovrebbe essere costituito da una lastra di cemento (semplice o con minimi rinforzi in acciaio) ed essere monoliticamente collegato alla bassa parete, formando così una specie di scatola nella parte inferiore dell’edificio. Ciò avvantaggerebbe la costruzione anche nel caso di liquefazione (la trasformazione del suolo in liquido per una frazione della durata del sisma).

3. I restanti 6 piedi (1,80 metri) per arrivare all’altezza totale di 10 piedi (3 metri) dell’edificio, dovrebbe essere dovrebbe essere una struttura leggera, che ricordi una gabbia, fatta elementi  in acciaio, assicurando così che la parte superiore delle pareti e il tetto non crollino uccidendo le persone. L’acciaio da usare, prevalentemente riciclato, è già utilizzato oggi come rinforzo delle lastre e delle colonne delle strutture tradizionali di cemento, che saranno demolite.

4. La gabbia d’acciaio della parte superiore della struttura dovrebbe essere coperta all’esterno e all’interno da una sottile “pelle” di cemento rinforzato con fibre di uno spessore di solo mezzo pollice [circa 1,25 cm.]. Per quanto possa suonar strano, ci sono già esperienze da decenni di tali materiali “sottili” rinforzati con fibre.  Gli studenti della maggior parte delle scuole di ingegneria degli Stati Uniti partecipano a una gara annuale per la costruzione di … canoe, fatte di questa “pelle”.

5. La parete bassa di cemento di 4 piedi e lo spazio tra la “pelle” esterna e quella interna dovrebbero essere termicamente isolati (preferibilmente con materiali locali o riciclati o di nuova invenzione).

Questo è solo un abbozzo di soluzione elaborato da una sola persona.  Potrebbero esserci centinaia di soluzioni migliori di migliaia di altre persone; turchi, greci, MIT, Università dell’Illinois, ecc.  Fine della parentesi.]

Va sottolineato che nessun architetto dovrebbe essere coinvolto in questo progetto. La mia esperienza con gli architetti greci, in rapporto ai terremoti, è … terrificante! Ho la sensazione che il professor Christopher Alexander, già citato più sopra, sia andato dicendo cose simili per anni, se non riguardo ai terremoti, almeno riguardo alle “offerte” degli architetti all’umanità.

Ecco un esercizio mortale di estetica di Le Corbusier: per rendere gli edifici più belli egli ha introdotto il concetto di “pilotis”. Egli ha, cioè fatto appoggiare gli edifici su trampoli, eliminando le pareti del piano terra e lasciando solo le colonne di cemento. Disse anche che quante minori fossero state le colonne, tanto meglio.

Ci sono due caseggiati multipiano su trampoli alla Le Corbusier, non lontano da dove abito io.  Nel corso del grande terremoto di Atene del 1981, sono stati colpiti molto gravemente e le colonne in cemento sono state quasi distrutte.  Lo stato, con l’aiuto dei suoi “commissari” in ingegneria ha permesso la “riparazione” del danno. Oggi più di 40 famiglie (circa 160 esseri umani) vivono in tremenda trappola mortale.

Questo articolo è indirizzato ai turchi e ai greci in generale, e specificamente agli abitanti di Istanbul, Atene e Lisbona.

Infine, per chiudere questo pezzo piuttosto doloroso per ZNet: non c’è bisogno di includere qui un elenco dei morti di terremoto nel corso delle varie epoche.  L’elenco si può trovare persino negli “Almanacchi” annuali.

P.S.

Sento di dover giustificare perché, vivendo ad Atene con tutta la tempesta politica e sociale che mi circonda, ho scelto di scrivere ancora una volta un articolo sui terremoti.

1. So che in questo stesso istante decine di migliaia di turchi stanno soffrendo in modo estremo a causa del più recente terremoto che li ha colpiti.

2. I turchi non hanno avuto scelta. Nei dieci secondi di durata del sisma l’unica scelta che si ha è di cercare di non pensare al modo in cui le lastre di cemento ti ridurranno in polpette.  Il popolo di Atene ha una scelta: può ribellarsi. Cosa che sta facendo!

Data l’opportunità che ho di comunicare con questo articolo, ecco un breve resoconto di qual è la situazione ad Atene:

I. Ultimamente sui giornali compaiono numerosi annunci economici di giovani greci che cercano di permutare gli appartamenti di famigli ad Atene con piccole fattorie o un pezzo di terra agricola nelle aree rurali, in modo da poter fuggire dalla città e sopravvivere economicamente.

II. Mesi fa il governo greco ha deciso di aggiungere un’imposta extra sulla proprietà dei greci. Per spillare i soldi alla gente, il governo ha deciso di inviare l’addebito  dell’imposta extra sulla normale bolletta dell’elettricità e, nel caso la famiglia non pagasse l’imposta extra, di tagliare i fili dell’elettricità alla casa.

Risultato: il sindacato dei lavoratori del settore elettrico ha deciso di non tagliare l’elettricità alle case, per solidarietà nei confronti della popolazione.  Il governo ha assunto società private per fare il lavoro sporco. I sindacati hanno minacciato di usare la violenza per proteggere la popolazione dai “gorilla” delle imprese private.

III. Sono le undici del mattino ad Atene. Tra quattro ore, alle 15.00,  ci sarà la grande marcia annuale dal Politecnico sino all’Ambasciata USA per commemorare la rivolta degli studenti del 1973 contro la dittatura militare istigata dagli USA.  Ci sono 7.000 poliziotti in servizio, pronti a compiere il loro dovere cristiano. L’ultima volta che ci fu una situazione simile, circa vent’anni fa, i porci uccisero un giovane e una giovane a Piazza Sintagma, rompendo loro la testa.

 

 

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

http://www.zcommunications.org/quakes-call-on-turks-and-on-greeks-by-nikos-raptis

traduzione di Giuseppe Volpe

© 2011 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

 

Condividi:

  • Facebook
  • Twitter
  • Stampa
  • E-mail

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Grecia: un avvenimento molto importante

01 martedì Nov 2011

Posted by Redazione in Economia, Europa, Nikos Raptis

≈ Lascia un commento

Tag

Albania, Atene, dittatura militare, grecia, Hitler, Hoover, Larissa, moutza, Mussolini, Smedely D. Butler, Tessaglia

 

 

di Nikos Raptis  (31 ottobre 2011)

Nel mio articolo su ZNet del 22 aprile 2002 “Grecia: l’intruso”, scrivevo:

“Il gesto del palmo … con tutte le dita aperte … (noto come ‘moutza’ [pronuncia: mu’tza] di origini bizantina, o francese, o veneziana) è considerato dai greci come il peggior insulto che si possa rivolgere a una persona. Ci sono stati casi in cui un autista ne ha ucciso un altro in seguito a un incidente automobilistico dopo avere ricevuto un insulto simile.”

Smedley D. Butler (noto anche come “vecchio occhio di falco”) è considerato il miglior soldato (Marine) che la nazione statunitense abbia mai avuto. E’ stato il  marine più decorato della storia degli Stati Uniti.

Nel gennaio 1931 Butler tenne un discorso a Filadelfia e citò un racconto fattogli da un amico che, da ospite di Mussolini, [all’epoca Mussolini era considerato dalle élite USA un “gentleman dignitoso”] era stato portato in gita nella campagna italiana su un’automobile veloce. Mussolini investì un bambino e non ci prestò attenzione. Con orrore dell’ospite statunitense Mussolini affermò: “Cos’è una vita, rispetto agli affari di uno stato.”

Mussolini negò di aver investito il bambino e protestò. Il maggiore Smedley D. Butler fu arrestato, detenuto per una settimana praticamente in segregazione, e inviato alla corte marziale dal Presidente Hoover , che si scusò con Mussolini.

Il 28 ottobre 1940, Mussolini attaccò la Grecia; i greci resistettero per mesi e riuscirono addirittura a respingere gli italiani nella vicina Albania, che era già stata occupata dagli italiani. Mussolini chiese a Hitler, suo compagnone, di aiutarlo e così i nazisti e gli italiani fecero il loro ingresso trionfale ad Atene. Ciò causò la morte per fame  di centinaia di migliaia greci nel 1941. Io avevo dieci anni e ho vissuto ogni cosa.

Quattro anni dopo, nel 1945, Mussolini fu appeso a testa in giù per i fianchi, insieme con la sua compagna, dopo essere stato giustiziato mediante fucilazione. Gheddafi non è stato così fortunato.

Così i greci, ogni 28 ottobre, celebrano la loro resistenza contro gli italiani facendo sfilare i loro scolari, gli studenti e i militari nelle città e nei paesi di tutta la nazione.

Larissa è la maggiore città della Tessaglia, la parte pianeggiante della Grecia centrale. La foto presentata di seguito mostra cos’è accaduto quattro giorni fa, il 28 ottobre 2011, quando gli studenti delle superiori di Larissa hanno sfilato di fronte ai rappresentanti dello stato “ufficiale”.

Il ragazzo, delle superiori, di 16 o 17 anni, mostra la disapprovazione di un popolo intero, il popolo greco, contro i greci adulti “delegati”
di Merkel, Sarkozy, Hilary e Obama.

Si notino le uniformi della banda con la croce cristiana sul petto, le spalline dorate ecc.  Si noti anche l’ufficiale più anziano sulla destra, con i baffi grigi, che è anziano abbastanza da essere stato in servizio attivo durante la dittatura militare del 1967 istigata dagli USA.

Il ragazzo è ora considerato un eroe del popolo greco. La foto è in tutta la Grecia, in ogni casa.

Conclusione: incidenti come quello della foto, hanno avuto luogo nell’intero (ripeto: intero) paese durante le celebrazioni della
resistenza del 1940. Questo è l’inizio di una rivolta.

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

http://www.zcommunications.org/greece-a-very-important-event-by-nikos-raptis

Fonte: Richard Falk.com

traduzione di Giuseppe Volpe

© 2011 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

Condividi:

  • Facebook
  • Twitter
  • Stampa
  • E-mail

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Grecia: elicotteri o “Norimberghe”?

25 martedì Ott 2011

Posted by Redazione in Europa, Nikos Raptis

≈ Lascia un commento

Tag

Albert, anarchici, Atene, Bookchin, Carta dell'Onu, Chomsky, Dimitris Kazakis, farsa, grecia, KKE, Nuernberger Nachrichten, ONU, piazza Syntagma, Popoli Uniti, Syriza, Takis Fotopoulos, Verdi, veto, Volkan Altunord, Yanis Varoufakis

 

 

Grecia: elicotteri o “Norimberghe?”

di Nikos Raptis  (23 ottobre 2011)

Qualche giorno fa ho cominciato a scrivere un articolo per ZNet. Eccone la parte iniziale:

Per mesi ormai, in slogan e in discussioni normali, la parola “elicotteri” circola sempre più spesso tra i greci; da qui la parola “elicotteri” nel titolo.  Il significato della parte “elicotteri” è piuttosto ovvio: i greci che si ritengono i “leader” della nazione, cioè i politici al governo, sono destinati a lasciare il paese, preferibilmente di notte, per evitare il furore del popolo reso vittima.

Il significato della parte “Norimberga” è un po’ più complesso.  Fondamentalmente cerca di comunicare l’idea che i leader politici di un paese, che decidono delle vite di milioni di esseri umani, dovrebbero essere chiamati a render conto delle loro azioni davanti alla giustizia, se tali azioni danneggiano quegli esseri umani.

Lo scorso agosto (2011) mi trovavo nella città di Norimberga, in Germania. Il 12 agosto ho visitato gli uffici del “Nuernberger Nachrichten” (Notizie di Norimberga), il giornale tradizionale della città.  Lì ho chiesto di vedere un membro del personale del giornale per discutere con lui una mia idea (proposta). Volkan Altunordu, un giovane giornalista, mi ha incontrato e ho cominciato a presentargli la mia proposta. Volkan ha ascoltato con attenzione la mia proposta ed è stato molto educato e amichevole.

La proposta:

L’Organizzazione delle Nazioni Unite, a New York, si è dimostrata una farsa. Quasi sin dal primo giorno della sua costituzione, questa organizzazione è stata uno strumento delle élite USA per dominare il mondo.  Sembra perciò che sia ora che questa farsa finisca.  Ciò ha portato alle seguenti due opzioni:

Opzione A:

– Migliorare la Carta delle Nazioni Unite, a cominciare dalla farsa del “veto”, e via di seguito.

– Trasferire le Nazioni Unite da New York a Norimberga.

Opzione B:

– Abolire le Nazioni Unite e creare una nuova organizzazione: i “Popoli Uniti” (UP)

– Scrivere una nuova Carta, indipendentemente dalle dirigenze ufficiale (governi) del mondo.

– Situare questa nuova organizzazione dei Popoli Uniti a Norimberga.

 

La prima domanda di Volkan è stata: “Perché Norimberga?” Gli ho risposto che il significato storico di Norimberga è un buon motivo. Anche il simbolismo è molto ovvio e molto importante.

Poi sono andato avanti ad ampliare la mia proposta B, che considero quella giusta.  La mia prima raccomandazione, sulla mappa di Norimberga e dintorni, è stata che la città scelga un terreno su cui costruire il quartier generale dei Popoli Uniti.

Descrivendo il quartier generale della nuova organizzazione ho proposto che esso dovesse essere conforme a tre criteri:

1. Dovrebbe trattarsi di esser edifici  a un piano che assomiglino (nelle dimensioni e nella forma) alla casa di una famiglia normale.

2. Dovrebbero essere separati l’uno dall’altro, con un pezzo di terreno per ognuno.

3. Le costruzioni e i terreni dovrebbero essere gli stessi per ciascuna delle 190 nazioni del mondo. Aggiungendo che gli USA e la nazione più piccola dovrebbero ricevere lo stesso trattamento.

Da ingegnere, avevo preparato un piccolo schizzo su un foglio di carta A4, per un possibile progetto delle costruzioni a un piano sui loro lotti separati per le 190 nazioni.  La forma che ho raccomandato ricordava una ruota con sei raggi per sistemare i 190 lotti e il mozzo della ruota da utilizzare come area per le assemblee.

—

A quel punto ho smesso di scrivere, intendendo completare l’articolo in seguito. Tuttavia gli avvenimenti delle ultime 48 ore in Grecia esigono che io registri quello che sta accadendo in Grecia.

Mercoledì 19 ottobre 2011 c’erano più di 100.000 persone a dimostrare pacificamente, persino con i loro bambini,  a piazza Syntagma, ormai luogo familiare delle dimostrazioni dei greci di Atene. Alcune stime elevano il loro numero a quasi 500.000.

A un certo punto, verso mezzogiorno, un gruppo di circa 100 uomini vestiti di nero e incappucciati hanno attaccato la polizia antisommossa a guardia ai margini della folla.  La polizia antisommossa ha reagito prevalentemente irrorando di prodotti chimici la folla, in quantità enormi.  Le persone comuni della dimostrazione, a migliaia, si sono ritirate a distanza di sicurezza in attesa che gli scontri finissero. Questo è uno sviluppo nuovo: persone comuni che non si disperdono e non lasciano il luogo di una dimostrazione dopo gli attacchi della polizia antisommossa.  Sono rimaste lì e sono tornate a dimostrare di nuovo per ore dopo gli scontri, anche se in numero minore.

Il giorno successivo, giovedì 20 ottobre 2011, la folla pacifica era ancora una volta piazza Syntagma già alle 9 di mattina, in un numero di circa 15.000 persone.  Questa volta quelli che difendevano il blocco comunista nella dimostrazione, per la maggior parte lavoratori robusti che portavano bastoni simili a mazze da baseball con una bandiera rossa in cima, in numero di circa 150, si sono schierati in fila davanti alla massa dei dimostranti comuni, presso la tomba del milite ignoto, ai piedi dell’edificio del Parlamento. Di nuovo verso mezzogiorno il gruppo degli incappucciati in nero, ora più di 200, sono comparsi a piazza Syntagma e hanno attaccato il gruppo di comunisti addetti al servizio d’ordine di cui sopra.  Questo gruppo in nero erano armato molto abbondantemente di pietre, bottiglie Molotov (bombe incendiarie), prodotti chimici, estintori, manganelli (identici a quelli usati dalla polizia) ecc.

Quelli vestiti di nero hanno attaccato le guardie comuniste in massa e molto aggressivamente. Hanno anche lanciato bombe incendiarie sopra le teste delle guardie comuniste direttamente in mezzo ai dimostranti comuni; tra di loro, donne e bambini.  I comunisti hanno contrattaccato e c’è stata una zuffa selvaggia, prevalentemente di fronte allo storico “Great Britain Hotel”.  Questo è durato alcune ore, nel corso delle quali, come al solito, i vestiti di nero si sono dati al vandalismo e (in alcuni casi) hanno imbrattato tutto quel che capitava loro sott’occhio.

Questo è il modo in cui l’ “International Herald Tribune” (l’edizione globale del New York Times) del giorno successivo, 21 ottobre, ha descritto la scena, nel secondo paragrafo del suo articolo principale sugli eventi: “Le dimostrazioni sono iniziate pacificamente all’esterno del Parlamento, ma sono presto degenerate in violente schermaglie in cui, per la prima volta per quanto si ricorda di recente, i dimostranti hanno scagliato bombe incendiarie non contro la polizia, bensì in mezzo alla folla.”

Si noti che gli attaccanti in nero sono stati inizialmente descritti come “dimostranti”. Successivamente, nel corpo dell’articolo, il termine “dimostranti” è stato sostituito da “anarchici”.  Ancora più oltre l’espressione diventa: “uomini che indossavano caschi da motociclisti e maschere antigas”.  Il lettore che si sia fermato ai primi paragrafi dell’articolo resta con l’ “informazione” che le schermaglie e il lancio di bombe incendiarie siano avvenuti tra i “dimostranti”; tra concittadini greci.

A un certo punto, dopo che la polizia ha cominciato a usare prodotti chimici, un lavoratore edile comunista di 53 anni che partecipava alla dimostrazione è morto d’infarto, anche non aveva precedenti di problemi cardiaci.  Quell’uomo ha lottato una vita intera per crescere le sue due figlie e far loro conseguire il diploma universitario e alla fine ha dovuto morire probabilmente a causa delle sostanze chimiche della polizia; dei delegati dei “governanti”.  Tutti aspettano il rapporto del laboratorio che sta conducendo l’autopsia.

Ma chi sono realmente questi uomini in nero e qual è lo scopo delle loro azioni?

Quasi tutti i greci accettano come risposta che questi teppisti in nero siano sub-umani utilizzati dallo stato per conseguire gli obiettivi dello stato.  In questo caso, spaventare i greci comuni perché abbandonino piazza Syntagma e interrompano del dimostrazioni.

I membri di questo “commando d’élite” delle élite governative greche sono:

– Poliziotti in servizio attivo.

– Teppisti al servizio dei Servizi Centrali d’Informazione greci (una branca della CIA statunitense).

– Neonazisti indipendenti.

– Neonazisti controllati dai partiti neonazisti del parlamento greco.

– Sadici “puri”, come descritti dal creatore della Gestapo.

– Autodefiniti “anarchici” che non sono anarchici.

– Un gruppo ignoto a tutti salvo che a chi lo controlla.

L’ultimo gruppo della lista è quello dei criminali che hanno scontato una condanna in prigione e sono diventati collaboratori della polizia.  Probabilmente costituiscono il gruppo più importante. Inoltre ciò spiega l’eccessiva ferocia e i saccheggi.

Nelle due ultime notti dopo la dimostrazione di venerdì, alcuni “coraggiosi” hanno incendiato alcuni uffici del Partito Comunista.

Dunque qual è la situazione in Grecia?

I membri del Parlamento non possono camminare per le strade greche.  Non saranno aggrediti fisicamente ma verranno offesi prevalentemente con lancio di yogurt e con ingiurie verbali.

Non è un’esagerazione affermare che alcuni dei membri di vertice del governo “socialista” potrebbero usare elicotteri per lasciare il paese.

Ma cosa succederà dopo di ciò?

Ci saranno elezioni. I “socialisti” al governo sono ormai quasi estinti. La destra ha il potere consueto, basato sulla significativa percentuale di stronzi che costituiscono ogni data società.  I neonazisti, che si sono sforzati di diventare rispettabili, adottando un populismo volgare a sostegno del … proletariato greco, come se fossero comunisti, probabilmente riusciranno a entrare in Parlamento.

Così quel che resta è la sinistra.  Circa il 65% dei greci è così arrabbiato che se ci fosse una credibili alternativa di sinistra voterebbero per essa.

La sinistra è principalmente costituita dal Partito Comunista Greco (stalinista) (KKE), dalla Coalizione della Sinistra (Syriza) e dai Verdi. KKE e Syriza, con radici nel partito comunista originale degli anni ’30, sono nemici “mortali”, probabilmente sulla base di inimicizie personali createsi tra le famiglie comuniste nel corso del soggiorno dei vecchi membri delle famiglie come rifugiati in Unione Sovietica, dal 1949 ai tardi anni ’70, dopo la loro sconfitta in quella che viene chiamata la “guerra civile” greca.

I Verdi sono piuttosto deboli in Grecia, un problema che non dovrebbe esistere in Grecia visto che i “leader” del movimento avevano, e hanno tuttora, la miglior storia di pensiero politico.  Sono stati aderenti al pensiero di Murray Bookchin, Noam Chomsky e ora di Michael Albert. Tuttavia, come accade di solito, sono tagliati fuori dalle persone con storie simili e lasciano che le loro differenze personali, persino inimicizie, si frappongano nella lotta sociale.  La triste tendenza umana che ha danneggiato così profondamente la sinistra mondiale.  Circa due decenni fa ho un conosciuto un paio di essi, dopo la pubblicazione di un mio libro sui trasporti e i terremoti, e ho sperato che i Verdi si sarebbero guadagnati la parte che meritano nella società greca.  Se leggono questo, che sia un’esortazione amichevole a insistere di più sul fattore “democrazia diretta” del loro movimento, basato su Bookchin, Chomsky, Albert e Takis Fotopoulos (della “Democrazia Inclusiva”). Dovrebbero anche capire che una stretta collaborazione con il resto della sinistra è oggi un “must”.

La mia stima è che le cose in Grecia abbiano raggiunto un punto tale che la gente comune “costringerà” la sinistra (KKE, Syriza e Verdi) a capire che ha il dovere morale di non lasciare che questa opportunità vada perduta. Dovrebbero anche capire che la Grecia è parte della “Primavera Araba”, delle “piazze spagnole”, italiane, statunitensi e irlandesi, e che hanno una possibilità di basare le loro azioni su questa solidarietà internazionale.

Inoltre ci sono un paio di recenti sviluppi sociali in Grecia che sono molto promettenti:

– i giovani greci ritornano nei campi e nelle fattorie dei loro genitori nei loro paesi natali, una parte significativa di essi con lauree universitarie e che parlano con scioltezza due o tre lingue. ((Una cosa che la Merkel, la protetta di Rumsfeld, non può vantare per la gioventù tedesca, disciplinata e duramente dedita al lavoro.)

– La “rivoluzione” di piazza Tahrir/Syntagma ha messo in luce membri della società greca che sono estremamente validi nella lotta per una vita migliore. Ad esempio i professori Yanis Varoufakis e Dimitris Kazakis, due economisti, la cui integrità, onestà e razionalità hanno accattivato una parte significativa dei greci comuni.

In conclusione:  sembra che, finalmente, le élite non solo greche, ma di tutto il mondo (leggasi: le élite statunitensi) abbiano dei problemi!

 

—-

Torniamo a Norimberga e al resto dell’articolo originale.

Il diametro della quasi-ruota potrebbe essere di circa 350 metri e coprire 0,12 chilometri quadrati.

Volkan, riferendosi al numero di 190 nazioni, ha correttamente osservato che se si adotta il termine “popoli” allora possono esserci più di 190 popoli nel mondo. Ho ammesso che aveva ragione e ho indicato che nel piano c’era spazio sufficiente per accogliere tutti i popoli.

Ho aggiunto, verbalmente, alcuni dettagli tecnici riguardo al nuovo quartier generale dei Popoli Uniti a Norimberga. Volkan ha fotocopiato i pochi schizzi e le informazioni scritte a mano riguardanti la proposta e io l’ho salutato.

Tornato in Grecia, il 18 agosto 2011 ho inviato una email a Volkan chiedendogli se al giornale c’era stato qualche sviluppo riguardo alla proposta. Ho anche aggiunto una copia del mio ultimo articolo su ZNet, “Nazisti in Norvegia e oltre”, in cui avevo proposto che Norimberga avrebbe dovuto essere “il primo di una lunga … serie di forum” per la punizione di criminali come Breivik, il norvegese che ha massacrato i giovani in Norvegia.  Non ho avuto risposta.

Poi, il 26 agosto ho trasmesso un’altra email riguardo alla mia proposta, aggiungendo che “non avrebbe dovuto esitare a riferirmi anche una reazione negativa”. Di nuovo nessuna risposta.

La proposta è “utopistica”?

“Occupy Wall Street” (OWS) era (molto) utopistica poche settimane fa.

OWS è importante? E’ più che importante.

Un’organizzazione dei “Popoli Uniti” potrebbe essere ugualmente importante?

Se lo è, fare che questo articolo sia un invito, a chi partecipa a ZNet e a chiunque legga questo, a esprimere le proprie idee sulla fine della farsa dell’ONU a New York.

 

 

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.zcommunications.org/greece-helicopters-or-nurembergs-by-nikos-raptis

traduzione di Giuseppe Volpe

© 2011 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

 

 

Condividi:

  • Facebook
  • Twitter
  • Stampa
  • E-mail

Mi piace:

Mi piace Caricamento...

Archivio per data

  • dicembre 2011 (59)
  • novembre 2011 (94)
  • ottobre 2011 (54)
  • settembre 2011 (11)
  • luglio 2011 (2)
  • aprile 2011 (4)
  • marzo 2011 (1)
  • ottobre 2009 (1)
  • aprile 2008 (1)
  • agosto 2005 (2)
  • febbraio 2004 (1)
  • maggio 2000 (1)
  • gennaio 2000 (2)

Categorie

  • Afghanistan
  • Africa
  • Ahmed Maher
  • America
  • Amira Hass
  • Amnesty International
  • Amy Goodman
  • Anarchia
  • Ann Jones
  • Anne-Marie O'Reilly
  • Anonimo
  • Anthony Alessandrini
  • Arundhati Roy
  • Asia
  • Autori
  • Autori vari
  • Barbara Ehrenreich
  • Bashir Abu-Manneh
  • Ben Schreiner
  • Benjamin Dangl
  • Benjamin Loehrke
  • Bertrand Russell
  • Bill Fletcher jr
  • Bill Quigley
  • Boaventura de Sousa Santos
  • Bolivia
  • Boris Kagarlitsky
  • Carlos Latuff
  • Chris Maisano
  • Cindy Milstein
  • Conn Hallinan
  • Corea del Sud
  • Damian Carrington
  • Dan Iles
  • Danny Schechter
  • David Graeber
  • David Harvey
  • David Porter
  • David Swanson
  • Dean Baker
  • Deena Stryker
  • Diana Johnstone
  • Dick Meister
  • Ecologia
  • Economia
  • Ed Lewis
  • Edward Ellis
  • Egitto
  • Eric Walberg
  • Ethan Miller
  • Europa
  • Eva Bartlett
  • Eva Golinger
  • Farooq Sulehria
  • Federico Fuentes
  • Fidel Castro
  • Frances Fox Piven
  • Frauke Decoodt
  • Gar Alperovitz
  • Gilbert Achcar
  • Giuseppe Volpe
  • Grecia
  • Greg Grandin
  • Guerra al terrore
  • Haggai Matar
  • Haiti
  • Howie Hawkins
  • Hugo Radice
  • Iraq
  • Irene Gendzier
  • Israele
  • Italia
  • Jack Rasmus
  • Jean Sanuk
  • Jenny Brown
  • Jerome E. Roos
  • Jim Lobe
  • John Feffer
  • John Pilger
  • Jonathan Cook
  • Kanya D'Almeida
  • Kim Scipes
  • Lauren Carasik
  • Lee Sustar
  • Libano
  • Libia
  • Lindsey Hilsum
  • Mark Ames
  • Mark Engler
  • Mark Weisbrot
  • Mark Weisbrot
  • Michael Albert
  • MIchael Hudson
  • Michael T. Klare
  • mike carey
  • MIke Davis
  • Mike Epitropoulos
  • Mike Ferner
  • Mona el-Ghobashy
  • Mondo
  • Mondo Z
  • Mostafa Ali
  • Munir Chalabi
  • Mustafa Barghouthi
  • Nancy Elshami
  • Nelson P. Valdés
  • Neve Gordon
  • Nicholas Paphitis
  • nick turse
  • Nikos Raptis
  • Nnimmo Bassey
  • Noam Chomsky
  • Noel Sharkey
  • Norman Finkelstein
  • OWS
  • Pakistan
  • Palestina
  • Pam Martens
  • Pamela Sepulveda
  • Parecon
  • Patrick Cockburn
  • Paul Krugman
  • Paul Street
  • Pervez Hoodbhody
  • Peter Marcuse
  • Phyllis Bennis
  • Raul Zibechi
  • Rebecca Solnit
  • Richard Falk
  • Richard Seymour
  • Richard Wolff
  • Robert Fisk
  • Robert L. Borosage
  • Robert Naiman
  • Robert Reich
  • Robert Scheer
  • Robin Hahnel
  • Russ Wellen
  • Russia
  • Samer al-Atrush
  • Sarah Knuckey
  • Satoko Oka Norimatsu
  • Saul Landau
  • Serge Halimi
  • Seumas Milne
  • Shalini Adnani
  • Shamus Cooke
  • Sharif Abdel Kouddous
  • Simon Basketter
  • Siria
  • Steve Early
  • Steven Greenhouse
  • Taiwan
  • Tariq Ali
  • Ted Glick
  • Tim Dobson
  • Tom Engelhardt
  • Tom Hayden
  • Turchia
  • Una Spenser
  • Uri Avnery
  • Ursula Huws
  • Usa
  • Vandana Shiva
  • Victor Grossman
  • Video
  • Warren Clark
  • WikiLeaks
  • William Blum
  • William Scott
  • Yotam Marom

Autori

Afghanistan Africa America Amira Hass Amy Goodman Anarchia Ann Jones Anthony Alessandrini Asia Autori Autori vari Barbara Ehrenreich Bolivia Boris Kagarlitsky Corea del Sud Danny Schechter David Graeber Dean Baker Ecologia Economia Egitto Ethan Miller Europa Federico Fuentes Fidel Castro Frances Fox Piven Gilbert Achcar Grecia Greg Grandin Guerra al terrore Haiti Iraq Italia John Pilger Jonathan Cook Libano Libia Mark Weisbrot Michael Albert Mondo Mustafa Barghouthi Nancy Elshami Neve Gordon Nicholas Paphitis nick turse Nikos Raptis Nnimmo Bassey Noam Chomsky Noel Sharkey Norman Finkelstein OWS Pakistan Palestina Pamela Sepulveda Pam Martens Parecon Patrick Cockburn Paul Krugman Paul Street Pervez Hoodbhody Phyllis Bennis Raul Zibechi Rebecca Solnit Richard Falk Richard Wolff Robert Fisk Robert L. Borosage Robert Naiman Robert Reich Robert Scheer Robin Hahnel Russia Samer al-Atrush Sarah Knuckey Satoko Oka Norimatsu Saul Landau Serge Halimi Seumas Milne Shalini Adnani Shamus Cooke Simon Basketter Siria Steve Early Tariq Ali Ted Glick Tim Dobson Tom Engelhardt Turchia Una Spenser Uri Avnery Ursula Huws Usa Vandana Shiva Video Warren Clark WikiLeaks William Blum William Scott Yotam Marom

Blog su WordPress.com.

Annulla
loading Annulla
L'articolo non è stato pubblicato, controlla gli indirizzi e-mail!
Verifica dell'e-mail non riuscita. Riprova.
Ci dispiace, il tuo blog non consente di condividere articoli tramite e-mail.
Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: