di Nikos Raptis -10 dicembre 2011
Quando nel 1861 Jacob Bigelow, un medico, “battezzò” a Boston un nuovo istituto come il “Massachusetts Institute of Technology” [MIT – Istituto tecnologico del Massachusetts] intendeva, con tale nome, “indicare che lo studio della scienza al MIT, piuttosto che essere una forma di istruzione compita, sarebbe stato indirizzato a finalità pratiche.”
Se fosse vivo oggi, il dottor Bigelow sarebbe d’accordo sul fatto che tra le altre “finalità pratiche” del MIT possa esserci lo studio e la “creazione” di armamenti bellici, destinati, cioè, allo sterminio della vita umana? Chi lo può dire. E’ morto nel 1897.
Per essere giusti, tra le “finalità pratiche” del MIT ci sono discipline che sono di beneficio all’umanità. Prendete il mio settore, la “meccanica del suolo”, che si occupa di frane, terremoti, liquefazione del suolo, argini (Katrina), gallerie, ponti, ferrovie, ecc. che proteggono e migliorano la vita umana.
Tuttavia quel che Bigelow non poteva immaginare era che il MIT avrebbe “partorito” (o, meglio, “costruito”) un “esercito” di élite native in tutto il mondo controllate dagli Stati Uniti come “strumenti” per dominare il pianeta.
Dato che la Grecia è quasi quotidianamente nei titoli dei media, è interessante prendere in esame la “progenie” del MIT che è diventata élite dominante in Grecia, a vantaggio delle élite USA.
Nel mio precedente articolo su ZNet “Terremoti: appello ai turchi e ai greci” del 18 novembre 2011, citavo: “Così, parte della popolazione della Grecia settentrionale fu costretta a inondare Atene e a cominciare a costruire … decine di migliaia di ‘creazioni’ alla Le Corbusier”, cioè di immobili residenziali a più piani in cemento.
Tuttavia, oltre agli operai, che concretamente costruirono gli edifici, fu necessario che questi fossero progettati da ingegneri civili. Ciò fu fatto da una parte degli ingegneri greci della mia generazione, a partire dai primi anni ’50.
Fu fatto così:
Un giovane ingegnere di famiglia non benestante, appena finita la scuola e dopo i due anni di servizio militare obbligatorio, decide di mettersi in affari nel settore dell’edilizia residenziale ad Atene.
Egli avvicina una famiglia che vive in una casa vecchia. Propone di buttarla giù e di costruire un nuovo edificio residenziale di, diciamo, sette piani, con dieci appartamenti in totale. Alla famiglia andranno tre appartamenti e all’ingegnere i restanti sette. Questo è il primo stadio, particolarmente cruciale, dell’intera procedura. E’ fondamentale che il giovane ingegnere si guadagni la fiducia della famiglia e ottenga un contratto firmato. Questo necessita di un “talento” posseduto soltanto da persone con certi “valori”. Il giovane ingegnere è al verde, e tuttavia ha il talento di presentarsi (da commediante) come una persona seria, onesta, energica ecc. e di assicurarsi così il contratto. Questo è il “talento”, nella storia umana, degli imprenditori spietati, freddi e calcolatori.
Al giovane ingegnere ci vogliono due giorni (in realtà un paio d’ore) per disegnare i piani architettonici dell’intero futuro edificio e per stendere i progetti (di aspetto ufficiale).
Questi progetti sono mostrati alla famiglia che è proprietaria della casa vecchia e a potenziali clienti che acquisteranno gli appartamenti finiti.
I clienti, all’epoca, erano greci benestanti in cerca di investire, numerosi greci che lavoravano sulle navi dei famosi magnati greci delle compagnie marittime, agricoltori che avevano venduto la propria terra per comprare un appartamento, greci della classe media che erano in grado di ottenere prestiti dalle banche, ecc.
Il giovane ingegnere, usando il suo “talento”, persuade uno o due dei clienti a pagare in anticipo il futuro appartamento, cosa che, all’epoca, molti greci facevano con entusiasmo.
Ora il giovane ingegnere ha soldi sufficienti per cominciare la costruzione dell’edificio a più piani, anche se è al verde.
Dopo aver pagato il costo di costruzione dell’edificio (tra il 20 e il 25% del valore finale dell’immobile) e aver consegnato gli appartamenti concordati alla famiglia, quello che resta al giovane ingegnere è circa il 40 – 45% del valore dell’edificio, senza averci messo un soldo di suo.
Ripete l’ “impresa” costruendo dozzine di immobili abitativi a più piani per una decina d’anni e ammasso una gran quantità di denaro (e di prestigio).
[Parentesi: nei successivi quattro decenni ogni genere di persona che avesse ‘talenti’ imprenditoriali simili a quelli descritti più sopra entrò in questo lucroso settore e diventò molto ricca. I più inclini furono macellai, ristoratori, avvocati, persino dottori e poliziotti. Tutto quel che dovevano fare era “comprare”, per una miseria, la firma di un ingegnere civile, appena uscito di scuola, e fare il resto a seconda delle opportunità. Anche eliminando gli elementi strutturali.]
Il passo successivo del nostro eroe, ora ben sistemato, consiste nell’ottenere commesse e spedizioni pubbliche (con visioni alla quasi Onassis). Egli comincia anche a “coltivare” relazioni con le élite politiche greche nei locali della buona società.
Tuttavia il nostro giovane ingegnere (dei primi anni ’50) non parla inglese, a causa delle sue origini piuttosto umili, e “utilizza” altri ingegneri greci istruiti negli USA per entrare nei lucrosi mercati dell’Arabia: l’Arabia Saudita, la Libia, il Kuwait ecc.
[Parentesi: con sua sorpresa il ricco imprenditore greco dell’ingegneria, “fattosi da sé”, scopre che i migliori ingegneri civili della regione araba sono palestinesi espatriati, trasformati in rifugiati dalla pia religiosità di Israele. Chiusa parentesi.]
Il non più così giovane ingegnere, che economicamente è molto potente, risolve il suo problema con la lingua inglese, per le future avventure economiche, inviando suo figlio al MIT.
La progenie del nostro eroe greco ritorna con una laurea (naturalmente) in ingegneria civile, come papà. Ovviamente il figliolo non utilizzerà mai sul campo le conoscenze acquisite al MIT. Ci vogliono da cinque a dieci anni perché un giovane ingegnere senta di aver raggiunto un punto di maturazione che lo soddisfi come ingegnere. La giovane “progenie” del MIT non ha tempo per simili frivolezze.
Papà ha già raggiunto una posizione “invidiabile”. Il potere economico gli ha aperto le porte a molte interessanti attività. Grazie ai suoi amici dell’élite politica è entrato nel regno dei media, della stampa e di “altro” e (probabilmente) ha attirato l’interesse dell’ambasciata USA di Atene. In realtà ha raggiunto il vertice del successo “mondano”. E’ diventato un “incoronatore di re” nella società greca.
Così la “progenie” intellettuale del MIT e la “progenie” biologica del nostro eroe è diventato il principe della corona dell’”impero” di papà e (cosa molto più importante) è diventato un membro in vista dell’élite greca controllata dagli USA, che esibisce la sua laurea come “un’insegna di regalità (intellettuale)” e fare il suo dovere patriottico seguendo le offerte di persone come … Hillary!
Questo è andato avanti per più di mezzo secolo, non solo in Grecia ma anche in India, in Pakistan, in Turchia e persino in Italia, in Francia, in Germania, e via dicendo. E non solo passando per il MIT, ma anche per Harvard.
E che dire del Seminario Internazionale Harvardiano di Kissy (alias Heinz Alfred Kissinger, o Henry Kissinger) che, per esempio, ha offerto al popolo francese Valery Giscard d’Estaign come presidente della “repubblica” francese?
Ora, non tutti i giovani che frequentano il MIT o Harvard finiscono come “principi della corona” dei loro papà di “successo” e “occupati” presso i “benevoli” Stati Uniti. C’è un intero “spettro” di essere umani che giunge al vertice educativo offerto da queste istituzioni.
A un’estremità dello spettro si trova semplicemente un gruppo di giovani molto intelligenti, di tutte le nazioni, che contribuiscono all’avanzamento del sapere nel fertile terreno del MIT. Sfortunatamente la maggior parte di essi, con l’età, si “nasconde” nell’accademia e non segue l’esempio di Noam Chomssky che, oltre a contribuire al sapere umano, contribuisce principalmente ad alleviare l’umana sofferenza.
La parte centrale dello spettro è affollata da giovani che o sono di origini umili o sono figli di genitori piuttosto benestanti. La maggior parte di essi, che resti negli Stati Uniti o ritorni in patria, vive dignitosamente e onestamente. Tuttavia alcuni di loro soccombono alla barbarie dell’élite economica USA e tornano nella terra natia come strumenti delegati di quell’élite, in paesi come la Grecia. Ad esempio, la maggior parte delle mattine abbiamo la fortuna di vedere in televisione un greco laureato al MIT che, con arroganza e un sorrisetto di autocompiacimento, pontifica sulla situazione economica della Grecia, mentre attorno a lui la sofferenza della gente comune ha raggiunto un punto estremo.
Infine, all’altra estremità dello spettro c’è un piccolo numero della progenie dell’élite di altri paesi controllata dagli USA, come per esempio l’eroe dell’ingegneria della storia appena raccontata, che ritorna dal MIT come erede del “titolo nobiliare” di papà, di nuovo come “strumento” della filantropia USA (una parola greca composta da ‘filo’ (amare) e ‘anthropos’ (gli umani)).
Ignorando la generalizzazione del dottor Bigelow sulle “finalità pratiche” del MIT, oggi è imperativo (e utopistico?) chiedere alla gente del MIT, come persone, di rifiutarsi di costruire droni per gli Obama. E anche ridicolizzare gli studenti stranieri che sono disponibili a diventare fattorini delle élite USA.
Come sempre, c’è speranza. In questo caso, ad esempio, c’è, negli stessi Stati Uniti, la “Unione degli Scienziati Coinvolti”, che è nata come collaborazione tra studenti e membri della facoltà al MIT nel 1969.
P.S.
Collegato a quello narrato c’è il caso di Linda Katechi, rettore dell’Università della California a Davis, che è stata coinvolta nel famigerato avvenimento degli spray al peperoncino contro gli studenti.
La Katechi è nata ad Atene nel 1954 e si è laureata al Politecnico (o Università Tecnica Nazionale di Atene) nel 1977. Nel novembre 1973 partecipò alla rivolta degli studenti del Politecnico contro la dittatura militare istigata dagli USA del 1967-1974.
La rivolta al Politecnico durò tre giorni, dal mercoledì al venerdì. La maggioranza degli studenti che protestavano, circa 4.000, apparteneva alla sinistra. Il gruppo dominante e più energico erano i comunisti; Maoisti (divisi in due o tre fazioni), filo-Sovietici (che partecipavano alla rivolta con riluttanza), anti-Sovietici, (quasi socialisti) del centro politico e persino alcuni “progressisti” di destra. Venerdì, il terzo giorno, agli studenti si unirono i lavoratori.
Di questi il gruppo più “interessante” era (ed è) la dirigenza studentesca del centro (quasi socialista) che fu “utilizzata” dalla famiglia Papandreou per formare un governo greco che ha governato il paese per trent’anni, fino ad oggi ed al casino attuale. Alcuni membri di quella dirigenza sono oggi milionari e il resto è costituito da ricchi proprietari di ville, ecc. Oggi essi partecipano inoltre a un governo con i … neonazisti!
Tuttavia alcuni dei giovani rivoltosi del Politecnico, la maggior parte di sinistra, vivono da allora vite oneste e piuttosto tristi. Uno di essi, ad esempio, un ex maoista che in realtà fu quello che ebbe un ruolo principale nel “forzare” il resto degli studenti ad appoggiare la rivolta mentre c’era una tendenza a lasciare il Politecnico, dopo essere passato attraverso la “normale” tortura nelle camere di torture supervisionate dagli USA ed avere formato una famiglia, ora deve lavorare tutto il giorno nella professione medica anche se soffre di una malattia peggiore del cancro.
[Il rettore Katechi probabilmente lo conosce perché lei era la Politecnico durante la rivolta e probabilmente era presente durante la decisione dell’assemblea generale]. Nikos Raptis (non mio parente), un giovane matematico, dopo essere anche lui passato per la normale tortura, è morto a 32 anni, non più di 8 anni dopo la rivolta. Alcuni degli studenti rivoltosi, dopo essere rimasti profondamente delusi da quel che accadeva attorno a loro nella Grecia post-“rivoluzionaria”, si sono suicidati.
Dato che la maggioranza degli studenti in rivolta era di sinistra, è ragionevole supporre che la Katechi appartenesse anch’essa alla sinistra all’epoca. Anche il fatto che sia cresciuta nell’isola di Salamis, una località della classe operaia, a volte chiamata “la discarica dei rifiuti” di Atene, autorizza tale ipotesi.
Una persona come la Katechi ha dunque potuto trattare gli studenti del “movimento Occupiamo” al campus di Davis dell’Università della California in modo così “diverso” dalla sua esperienza greca? Tale esperienza è adeguatamente descritta dal destino del giovane greco di Rodi che, in mia presenza, si è recato dal citato professionista della medicina che aveva “forzato” la rivolta del Politecnico, e che stava diventando cieco da entrambi gli occhi perché un porco (alias un poliziotto) di Rodi, nel corso di una dimostraizone, gli aveva sbattuto la testa contro un pilastro metallico provocandogli il distacco di entrambe le retine. Ovviamente i poliziotti (alias i porci) di Davis hanno usato la tecnologia avanzata degli “spray al peperoncino” invece dei mezzi primitivi delle loro controparti greche.
La risposta è “sì”! La Katechi ha potuto farlo. La storia è piena di casi simili.
Vi è, infine, una punta di ironia qui: il termine “katechi” in greco significa “occupa” (terza persona singolare del verbo ‘occupare’). Inoltre il nome di battesimo della Katechi è “Pisti”, che significa la “donna fedele”. Fedele religiosamente, ideologicamente o cosa?
Questo è il mio secondo articolo su ZNet riguardante l’ “americanizzazione” di una persona e gli effetti di tale “mutazione”. Il primo, del 4 giugno 1999, trattava dell’ “americanizzazione” di Ernst Franz Hanstaengl ad Harvard e i suoi conseguenti tentativi di “americanizzazione” del suo amico Adolf H. il “terrorista”, secondo il libro del 1990 di Otto Gritschneder.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
http://www.zcommunications.org/the-mit-offspring-by-nikos-raptis
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2011 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0