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Addio alla “classe media”? Una lezione per il sindacato da “occupiamo Wall Street”

20 domenica Nov 2011

Posted by Redazione in America, Steve Early

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Addio alla “classe media”? Una lezione per il sindacato da “Occupiamo Wall Street”

 

Di Steve Early

17 novembre 2011

 

Occupiamo Wall Street (OWS) ha dato ai nostri sindacati   timorosi, privi di immaginazione, e politicamente ambivalenti, una scossa ideologica ultra-necessaria. Alcuni potrebbero descriverlo, in modo più diplomatico, come una seconda iniezione di pensare “fuori dal comune“ e di nuova linfa organizzativa.

I più alti funzionari del AFL-CIO ( American Federation of Labor – Federazione americana del lavoro Congress of Industrial Organizations – Congresso delle Organizzazioni industriali )  hanno cercato per primi un    infuso di queste energie che scarseggiano nei sindacati quando l’anno scorso sono volati in Wisconsin con un jet. Senza la loro pianificazione o direzione, l’insurrezione spontanea della comunità dei lavoratori in Wisconsin stava per riformulare il dibattito sulla contrattazione del settore pubblico in tutti gli Stati Uniti. Erano quindi ansiosi di unirsi alla protesta anche se era indetta dal basso ( dalla base) verso l’alto invece che per replicare alle direttive del quartier generale del sindacato arrivate da Washington, D.C.

In autunno OWS è diventata la nuova Lourdes per i vecchi, gli zoppi, e i ciechi del mondo sindacale americano. I dirigenti dei sindacati hanno fatto visite regolari al parco Zuccotti e ad altri accampamenti di alto-profilo nel paese. Secondo il dirigente del sindacato dei negozi grandi magazzini  di New York City, Stuart Applebaum, “il movimento “Occupiamo” ha cambiato i sindacati”, sia nell’area della mobilitazione degli iscritti che nel  tipo di messaggi che invia.

Sarebbe davvero una trasformazione miracolosa se i lavoratori organizzati improvvisamente si dedicassero a una maggiore azione diretta, al processo decisionale democratico e alla militanza di base.  Dato che è improbabile che questo accada nell’assenza di insurrezioni interne, i sindacati forse desiderano dedicarsi a  buttare via  la stampella  del loro modo di comunicare difettoso. Questo significa adottare la “struttura” brillante e popolare del movimento “Occupiamo”della divisione in classi e abbandonare la concezione confusa di classe in America,  propria del mondo sindacale.

 

Loro e noi rinnovati

 

Nel memoriale e storia del sindacato del  1974, il cofondatore della United Electrical Workers  Jim Matles   ricordava ai lettori che le lotte del mondo del lavoro riguardano “loro e noi” – o, come dice OWS, “l’1 percento contro il 99 per cento.”  Sfortunatamente, la maggior parte degli altri sindacati hanno a lungo contato sui costosi  consulenti del Partito Democratico, sui  loro gruppi di discussione e di  sondaggi di opinione    per dare forma alle comunicazioni pubbliche con i lavoratori, in un modo molto meno efficace. I risultati di questa collaborazione sono stati, a dir poco, inutili. Le organizzazioni che si suppone diano voce alla maggioranza della classe lavoratrice si sono invece messi nella posizione,  in senso stretto e in modo  confuso, di difensori della “classe media americana, un concetto sempre poco chiaro che adesso è reso ancora meno significativo dalla mobilità  verso il basso di milioni di persone indotta dalla recessione.

Come ha sostenuto il professore della SUNY ( State University of New York),Michael Zweig nel suo libro The working Class Majoity: America’s best-Kept Secret ( La maggioranza della classe lavoratrice: il segreto americano meglio mantenuto) (Cornell ILR Press, 2000) il mantra senza fine del mondo sindacale riguardo alla “classe media”, lascia i rapporti tra classi e la vera posizione di classe della maggior parte della popolazione, avvolta in una nebbia di retorica.

Zweig osserva che oggi la classe lavoratrice in America appare molto diversa dalla tute blu  del  proletariato del secolo scorso e questo porta molte persone a credere che le differenze di “status sociale, di reddito, di stili di vita” definiscano in che punto sono della scala sociale ed economica. Ma la “base reale della classe sociale sta nelle quantità variabili di  potere che le persone hanno al lavoro e nella società più ampia…Più in fretta  capiamo che le classi esistono e comprendono i rapporti di potere che stanno portando ai cambiamenti economici e politici che turbinano    intorno a noi, più presto saremo in grado di costruire una politica della classe lavoratrice.

Come sono sicuro che Zweig sarebbe d’accordo, la “struttura  del sindacato  manca della chiara risonanza che è usta dai nuovi propagandisti contrari al capitalismo di OWS; “una delle grandi debolezze” della visione di classe dei sindacati tradizionali, “è che essa confonde l’obiettivo dello scontro politico.” Quando la classe lavoratrice sparisce per diventare  una amorfa “classe media” , non soltanto i “poveri che lavorano” (che ammontano soltanto a 46 milioni) escono dalla scena, ma “la classe capitalista sparisce tra ‘i ricchi’. E quando la classe capitalista scompare alla vista, non può essere un obiettivo.”

Ebbene, grazie a OWS – ma non alla maggior parte dei sindacati, quell’obiettivo è di nuovo visibile. Come risultato dell’occupazione, c’è ora un clima molto più favorevole della pubblica opinione per iniziare delle lotte fondamentali per i contratti alla Verizon e in altre compagnie della lista di 500 compilata dalla rivista Fortune.  (http://.it.wikipediaq.org/wiki/Fortune_500).

 

Un maiale arrosto ad Albany

 

Durante lo sciopero di due settimane di 45.000 lavoratori della Verizon  in agosto, la  gli incaricati delle Relazioni pubbliche del sindacato ha diffuso opuscoli che esortavano a sostenere la lotta della CWA( Communications Workers of America- Lavoratori della comunicazione in America)  e dell’ IBEW (International Brotherhood of Electric Workers- Sindacato internazionale dei lavoratori dell’elettricità)  “per difendere i posti di lavoro della classe media.” Questa caratterizzazione degli scopi dello sciopero ha permesso alla Verizon di pubblicare annunci sui giornali che sostengono che gli oltre 75.000 dollari all’anno guadagnati dai tecnici della telefonia li rendeva parte di “classe medio-alta” e quindi, apparentemente non degna di simpatia da parte dei clienti o da membri del pubblico i cui impieghi forniscono redditi famigliari più vicini alla media nazionale o regionale.

Verso la fine di ottobre, i tecnici della Verizon, che fanno parte di un movimento di riforma nel CWA Local 11011, hanno marciato a   Manhattan sud  in solidarietà con OWS e insieme agli insegnanti di New York City, ai camionisti e ai  i lavoratori dei trasporti. Collegamenti analoghi tra gli occupanti e i propagandisti dei contratti della Verizon si sono stabiliti a Boston.

Intanto, nella parte settentrionale  dello Stato di New York, i membri della sezione CWA 1118 del sindacato dei Communications Workers of America  hanno organizzato una festa durante la quale è stato arrostito  un maiale proprio all’angolo con Cuomoville, l’accampamento di OWS al centro di Albany, che ha dato tanto fastidio al governatore dello stato di New York. A questo evento, ispirato da OWS, e dalla base dei sindacati, i lavoratori della Verizon hanno invitato gli occupanti (più abituati  a menu vegani e vegetariani). Impugnavano anche cartelloni nuovi con un messaggio molto migliore e molto più universale: “Siamo il 99 per cento!”

Un’azione comune come questa, tra OWS e  la base dei sindacati è stata reciprocamente utile in molte altre località.  Per il sindacato, l’attività di “Occupiamo” è stata una fonte molto necessaria di nuove idee ed energia. Speriamo che i membri dei sindacati possano continuare a far avanzare  la strategia dei lavoratori delle comunicazioni in una direzione più sonora e che sia influenzata da OWS. Se riusciranno a raggiungere quell’obiettivo, un cambiamento organizzativo  più importante e difficile da ottenere, potrebbe essere il prossimo impegno nel loro programma.

 

STEVE EARLY è ex membro dello staff nazionale dei Communications Workers of America  che è stato attivo nel sindacato dal 1972.  E’ autore di The Civil Wars in U.S. Labor (Le guerre civili nel sindacato americano) (Haymarket bBooks, 2010) e collabora al libro: Wisconsin Uprising: Labor Fights back, della Monthly Review Press di prossima pubblicazione. (La rivolta in Wisconsin: il sindacato al contrattacco). Una precedente edizione di questo articolo è stata pubblicata su Logos. Vedere: www.logosjournal.com

 

Da Z Net – Lo spirito della resistenza vive

http://www.zcommunications.org/good-bye-to-the-middle-class-a-lesson-for-labor-from-occupy-wall-street-by-steve-early

 

Traduzione di Maria Chiara Starace

© 2011 ZNETItaly– Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

 

 

 

 

 

 

 

 

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