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di Robert Naiman (25 ottobre 2011)
Quelli che dicono che non importa chi eleggiamo a rappresentarci alla Camera dei Deputati – o quanto li teniamo sotto pressione, una volta eletti – dovrebbe essere obbligato a confrontarsi con una nuova prova: un rapporto dal Bahrain di un recente incontro tra una delegazione del Congresso USA e rappresentanti del Wefaq, il più grande partito politico del Bahrain. Il rapporto illustra un fatto politico chiave riguardo al mondo in cui viviamo: alcuni dei distretti per il Congresso più progressisti del paese, distretti che non eleggerebbero un Repubblicano a meno che il Democratico in carica fosse colto in flagrante per un reato grave una settimana prima delle elezioni, sono rappresentati da persone che, quando si abbassa il sipario dei grandi media, si oppongono a diritti umani fondamentali che la maggior parte di cittadini statunitensi dà per scontati.
Gli elettori di questi distretti del Congresso potrebbero, se lo volessero, essere rappresentati alla Camera da persone che siano sostenitori coerenti dei diritti umani. Gli ostacoli chiave a un simile sviluppo non sono l’ideologia o il potere delle imprese in sé stessi. E’ la mancanza di canali efficaci per comunicare agli elettori quello che fanno in politica estera i loro rappresentanti alla Camera. Questa mancanza è naturalmente un sintomo del dominio delle imprese sui media. Ma i media non sono totalmente sotto il controllo delle imprese e, grazie a Internet, possiamo ora comunicare gratis tra noi. Dunque questo problema potrebbe essere risolto mediante un’organizzazione efficace e ogni distretto progressista del paese potrebbe essere rappresentato alla Camera da persone che sono sostenitori coerenti dei diritti umani.
Lynn Woolsey rappresenta il sesto distretto congressuale della California. L’indice Cook PVI di questo distretto è D23. Sulla base del voto alle elezioni presidenziali, il distretto è di 23 punti più Democratico del paese nel suo complesso. Ci vorrà parecchio tempo prima che un Repubblicano sia eletto lì.
Donald Payne rappresenta il decimo distretto congressuale del New Jersey. L’indice Cool PVI è D23. Dovranno volare gli asini prima che lì sia eletto un Repubblicano.
Lynn Woolsey e Donald Payne si sono recati in Bahrain e hanno avuto un incontro con il maggior partito politico del paese, che rappresenta gli sforzi di lungo corso della maggioranza sciita disaffrancata di ottenere una rappresentanza politica significativa utilizzando mezzi politici e non violenti. La sollevazione democratica della maggioranza è stata repressa brutalmente; il dialogo con il Wefaq rappresenta la speranza migliore di portare la maggioranza a un processo politico che crei una transizione pacifica e ordinata a un sistema democratico.
Assieme ad altri quattro partiti d’opposizione, il Wefaq ha chiesto recentemente che il Bahrain diventi una monarchia costituzionale, come l’Inghilterra, invece di restare la monarchia autocratica che è oggi.
Quello che hanno fatto Lynn Woolsey e Donald Payne in questo incontro sconvolgerebbe la coscienza di chiunque pensi che gli Stati Uniti, nei paesi in cui hanno un’influenza significativa, debbano promuovere il rispetto dei diritti umani. Lynn Woolsey e Donald Payne hanno utilizzato questo incontro per sostenere una posizione a destra dell’amministrazione Obama e del Dipartimento di Stato. Hanno utilizzato il loro incontro per dire che attendersi che la politica statunitense appoggi la democrazia in Bahrain è stupido, perché gli Stati Uniti sono amici della dittatura del Bahrain. Lynn Woolsey e Donald Payne non hanno utilizzato questo incontro per rappresentare i valori e gli interessi della maggioranza del proprio elettorato. Hanno rappresentato qualche altro interesse.
Secondo il rapporto, la Woolsey e Payne hanno aperto l’incontro “affermando che il Bahrain è un importante alleato strategico degli Stati Uniti cui cominciano a scarseggiare gli amici nella regione, e che la presenza della quinta flotta in Bahrain è vitale per gli USA che potrebbero non avere altre alternative nella regione.”
Si immagini che nel 1963 un gruppo di neri degli Stati Uniti avesse tentato di propagandare la propria campagna per i diritti umani incontrando parlamentari europei liberali che fossero ritenuti sostenitori dei diritti umani. E si immagini che i parlamentari europei avessero aperto l’incontro sottolineando il fatto che gli Stati Uniti erano un importante alleato strategico dell’Europa e che la presenza delle truppe USA in Europa era vitale per difendere l’Europa dall’Unione Sovietica. Quale messaggio avrebbero comunicato i parlamentari europei, aprendo l’incontro in questo modo?
La Woolsey e Payne hanno trasmesso due messaggi: primo, non aspettatevi aiuto da noi perché siamo i migliori amici del vostro oppressore. E, secondo, pensiamo che siate stupidi. Perché ogni persona politicamente attiva in Bahrain sa già che gli Stati Uniti sono i migliori amici del regime del Bahrain; è per questo che è stato promosso un incontro con dirigenti USA piuttosto che con dirigenti del Costarica.
Inoltre, l’idea che gli Stati Uniti non possano appoggiare la democrazia in Bahrain a motivo della presenza della Quinta Flotta è assurda, come ho osservato la settimana scorsa. E’ quasi certo che non perderemmo la base solo in conseguenza del nostro sostegno alla democrazia e, anche se perdessimo la base, ben lungi dall’essere “vitale”, essa è semplicemente una comodità, come ha osservato a febbraio il New York Times. Il Times ha riferito che la base navale USA in Bahrain era “principalmente una questione di comodità, piuttosto che di necessità per la Marina degli Stati Uniti”, facendo notare che la Marina “ha solo 2.300 persone là, che lavorano nel comfort di un complesso isolato e facendo un uso relativamente limitato delle strutture portuali locali in quanto le sue principali navi da guerra stazionano principalmente in mare o in altri ancoraggi.”
Inoltre, secondo il rapporto dell’incontro diffuso dal Wefaq, “il nostro messaggio è stato chiaro e coerente … vorremmo che la Quinta Flotta restasse.” E dunque cos’è rimasto della scusa della base?
E cos’hanno comunicato la Woolsey e Payne affermando che gli Stati Uniti “stanno finendo a corto di amici nella regione”? La Turchia, alleata della NATO, non è più “amica” degli USA? Gli Stati Uniti e l’Egitto non sono più “amici”? Gli Stati Uniti e la Tunisia non sono più “amici”? Quale parametro di “amicizia” stanno promuovendo la Woolsey e Payne: una stretta obbedienza? Persino il Segretario di Stato di George W. Bush, Condoleeza Rice, in un editoriale di apertura del Washington Post, in febbraio, dopo la caduta di Mubarak, ha scritto:
“Non possiamo decidere le preferenze del nuovo governo egiziano in politica estera. Ma possiamo influenzarle attraverso i nostri collegamenti con l’esercito, con la società civile e con una promessa di assistenza economica e di libero scambio per contribuire ad alleggerire il fardello del popolo egiziano.
Il passo più importante ora consiste nell’esprimere fiducia nel futuro di un Egitto democratico. […]
La caduta del comunismo ha liberato patrioti che da lungo tempo hanno guardato agli Stati Uniti come al “faro della libertà”. La nostra storia con i popoli del Medio Oriente è molto diversa. Tuttavia gli Stati Uniti dovrebbero appoggiare le forze della democrazia, non perché essere saranno più amichevoli nei nostri confronti, ma perché saranno più amiche del loro stesso popolo.
I governi democratici, compresi i nostri alleati più stretti, non sempre sono d’accordo con noi. Tuttavia condividono la nostra convinzione più fondamentale: che i popoli devono essere governati attraverso il consenso. E’ tanto vero oggi quanto lo era quando nel 2005 dissi che la paura delle libere scelte non può giustificare la negazione della libertà. Abbiamo un’unica scelta: aver fede che nell’arco lungo della storia quelle convinzioni condivise contino più degli sconvolgimenti immediati che stanno di fronte e che, alla fine, i nostri ideali e interessi saranno serviti bene.”
E’ troppo chiedere che la Woolsey e Payne su questo tema sia almeno tanto illuminati quanto la Rice?
Attualmente non lo sono. Secondo il rapporto del Wefaq:
“Invece di parlare della riconciliazione e del dialogo tra l’opposizione e il governo che erano stati citati dal Presidente Obama nel suo più recente discorso, hanno mostrato pieno appoggio alle mosse del governo del Bahrain. Hanno sottolineato temi collaterali e hanno trovato … scuse per non sostenere la democrazia in Bahrain … Hanno concluso il loro discorso affermando di essere impressionati dalla personalità del re del Bahrain e di averlo trovato il migliore dei re.”
Parole simili volerebbero in una riunione pubblica a Marin County, oltre il ponte da San Francisco? E a Newark? Penso di no.
Ecco una richiesta concreta per gli elettorati della Woolsey e di Payne: fate aderire i vostri deputati alla risoluzione di Jim McGovern contro la proposta vendita di armi al Bahrain, una risoluzione appoggiata da Amnesty International e da Human Rights Watch [Osservatorio dei Diritti Umani].
Lasciamo l’ultima parola al Wefaq:
“Anche se siamo molto delusi da questo incontro, nutriamo ancora speranze che gli Stati Uniti si schiereranno dalla parte giusta della storia e conquisteranno i cuori del popolo del Bahrain appoggiando le loro legittime ed elementari richieste. E’ un’opportunità per gli Stati Uniti per fornire un esempio di successo in Bahrain riguardo a quanto progressisti e sviluppati possano essere i loro alleati, e per correggere la diffusione dell’immagine degli Stati Uniti con un doppio metro nel trattare la Primavera Araba e nel sostenere le dittature della regione.”
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.zcommunications.org/woolsey-and-payne-coddle-dictator-in-bahrain-by-robert-naiman
Fonte: Huffington Post
traduzione di Giuseppe Volpe
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