di William Blum – 8 novembre 2011
“Siamo venuti, abbiamo visto, lui è morto”
Il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, ridacchiando nel parlare del perverso assassinio di Moammar Gheddafi.
Si immagini Osama bin Laden o qualche altro capo islamico parlare dell’11 settembre dicendo: “Siamo venuti, abbiamo visto, 3.000 sono morti … ah ah!”
La Clinton e i complici della NATO nei suoi crimini possono anche essersi fatti una gran risata per il modo in cui hanno ingannato il mondo. La distruzione della Libia, la riduzione di un moderno stato sociale a cumuli di macerie, le città fantasma, l’assassinio di migliaia di persone … questa tragedia è stata il culmine di una serie di falsità diffuse dai ribelli libici, dalle potenze occidentali e dal Qatar (attraverso la sua stazione televisiva al-Jazeera), dalla dichiarata imminenza di un “bagno di sangue” nella Bengasi tenuta dai ribelli se l’occidente non fosse intervenuto a storie di mitragliatrici di elicotteri e aerei governativi che scaricavano proiettili su un gran numero di civili e racconti di stupri di massa indotti dal Viagra ad opera dell’esercito di Gheddafi. (Quest’ultima favola è stata proclamata alle Nazioni Unite dall’ambasciatore statunitense, come se dei giovani soldati avessero bisogno del Viagra per tirarlo su) (1).
Il New York Times (22 marzo) ha osservato:
“… i ribelli non sentono lealtà nei confronti della verità nel modellare la propria propaganda, dichiarando vittorie inesistenti sui campi di battaglia, affermando di star ancora combattendo in una città chiave giorni dopo che essa è caduta davanti alle forze di Gheddafi, e facendo affermazioni enormemente esagerate sul suo comportamento barbarico.”
Il Los Angeles Times (7 aprile) ha aggiunto quanto segue riguardo all’operazione mediatica dei ribelli:
“Non si tratta di media esattamente corretti ed equilibrati. In effetti come ha gentilmente puntualizzato [il redattore] ci sono quattro regole inviolate sulla copertura da parte delle due stazioni radio, della stazione televisiva e della stampa dei ribelli:
– Niente articoli o commenti a favore [di Gheddafi]
– Niente menzioni di guerra civile (Il popolo libico, orientale ed occidentale, è unificato in una guerra contro un regime totalitario)
– Niente dibattiti riguardo a tribù o tribalismo (C’è solo una tribù: la Libia)
– Nessun riferimento ad al-Qaeda o a estremisti islamici (Quella è propaganda [di Gheddafi]
Il governo libico ha indubbiamente diffuso la sua quota di disinformazione, ma è stata la scia di bugie dei ribelli, per omissione e affermazione, che è stata utilizzata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU per giustificare il proprio voto a favore dell’intervento “umanitario”, seguito nel Terzo Atto dagli incessanti bombardamenti e missili dei droni della NATO/USA giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese; è difficile essere molto più umanitari di così. Se prima dei bombardamenti NATO/USA al popolo libero fosse stato offerto un referendum al riguardo, si può immaginare che li avrebbero avallati?
Di fatto sembra piuttosto probabile che la maggior parte dei libici appoggiasse Gheddafi. Altrimenti come avrebbe potuto il governo resistere alle più potenti forze militari del mondo per più di sette mesi? Prima che la NATO e gli USA seminassero la distruzione sul paese, la Libia aveva la più alta aspettativa di vita, il più basso tasso di mortalità infantile e l’indice più elevato di Sviluppo Umano dell’ONU in tutta l’Africa. Nel corso dei primi pochi mesi di guerra civile, sono state tenute enormi manifestazioni a favore del leader libico. (2)”
Per un ulteriore dibattito sul perché i libici possano essere stati motivati a sostenere Gheddafi date un’occhiata a questo video.
Se Gheddafi fosse stato meno oppressivo nei confronti della sua opposizione politica nel corso degli anni e avesse fatto qualche gesto di accomodamento nei suoi confronti nel corso della Primavera Araba, la parte benevola del suo regime avrebbe potuto mantenerlo al potere, anche se il mondo dispone di un mucchio di prove che rendono chiaro che le potenze occidentali non sono particolarmente interessate all’oppressione politica, salvo che per utilizzarla, quando ne hanno bisogno, come scusa per gli interventi; in effetti i documenti governativi rinvenuti a Tripoli durante i combattimenti dimostrano che la CIA e i servizi segreti inglesi avevano collaborato con il governo libico nello scovare dissidenti, consegnarli alla Libia e prendere parte agli interrogatori. (3)
In ogni caso molti dei ribelli avevano un motivo religioso per opporsi al governo e hanno svolto un ruolo dominante nell’esercito ribelle; in precedenza molti tra loro avevano combattuto contro gli Stati Uniti in Afghanistan e in Iraq (4). Il nuovo regime libico ha prontamente annunciato che la legge islamica (sharia) sarà la “fonte principale” della legislazione e che le leggi che contrastano “gli insegnamenti dell’Islam” saranno annullate; verrebbe anche ripristinata la poligamia; il libro sacro dei mussulmani, il Corano, consente agli uomini fino a quattro mogli (5).
Così, proprio come in Afghanistan negli anni ’80 e ’90 gli Stati Uniti hanno appoggiato militanti islamici in lotta contro un governo laico. Per molto meno il governo statunitense ha imprigionato molte persone come “terroristi” negli Stati Uniti.
Quella che in Libia era iniziata come una “normale” violenza da guerra civile da entrambe le parti – replicata in precedenza e da allora dai governi di Egitto, Yemen, Bahrain e Siria senza alcun intervento militare occidentale (gli USA attualmente continuano ad armare i regimi del Bahrain e dello Yemen) – è stata trasformata dalla macchina propagandistica occidentale in un grave genocidio di innocenti da parte di Gheddafi. C’è un altro video che affronta questo tema chiave, “Guerra umanitaria in Libia: non ci sono prove.” La parte principale del film è un’intervista a Soliman Bouchuiguir, segretario generale e uno dei fondatori, nel 1989, della Lega Libica per i Diritti Umani, forse il principale gruppo dissidente libico, in esilio in Svizzera.
A Bouchuiguir viene chiesto più volte se può documentare le varie accuse mosse contro il leader libico. Dove sono le prove dei molti stupri? Delle molte altre presunte atrocità? Dei più di 6.000 civili dichiaratamente uccisi dagli aerei di Gheddafi? Bouchuiguir cita in continuazione come fonte il Consiglio Nazionale di Transizione. Sì, si tratta dei ribelli che hanno scatenato la guerra civile congiuntamente alle forze NATO/USA. In altri momenti Bouchuiguir parla di “testimoni”: ragazzine e ragazzini che erano lì, le cui famiglie conosciamo personalmente.” Dopo un po’ dichiara che “non c’è modo” di documentare queste cose. Ciò è probabilmente vero in qualche misura, ma perché, allora, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per un intervento militare in Libia? Perché quasi otto mesi di bombardamenti?
Bouchulguir cita anche il fatto che la sua organizzazione, nei suoi sforzi contro Gheddafi, collabora con il National Endowment for Democracy (Fondo Nazionale per la Democrazia – NED) e c’è da chiedersi se questa persona ha idea che il NED è stato fondato come facciata della CIA. Letteralmente.
Un’altra fonte di accuse contro Gheddafi e i suoi figli è stata la Corte Penale Internazionale (ICC). Il procuratore capo della Corte, Luis Moreno-Ocampo, viene mostrato in questo film mentre discute questa stessa questione, delle prove delle accuse, in una conferenza stampa. Egli fa riferimento a un documento di 77 pagine della ICC che egli afferma contenere le prove. Il film fa vedere l’indice del documento, che mostra che le pagine da 17 a 71 non sono disponibili al pubblico; queste pagine, che apparentemente contengono le testimonianze e le prove, sono contrassegnate come “segretate”. In un’appendice il rapporto elenca le sue fonti; includono Fox News, CNN, Soliman Bouchulguir e la Lega Libica per i Diritti Umani. In precedenza il film aveva presentato Bouchuiguir che citava la ICC come una delle sue fonti. La documentazione è dunque un serpente che si morde la coda.
Nota storica in calce: “I bombardamenti aerei su civili furono introdotti in Libia dagli italiani nel 1911, perfezionati dagli inglesi in Iraq nel 1920 e utilizzati dai francesi nel 1925 per radere al suolo interi quartieri di città siriane. La demolizione delle case, le punizioni collettive, le esecuzioni sommarie, le detenzioni senza processo, le torture come routine, queste sono state le armi della presa del potere da parte dell’Europa” nel Medio Oriente (6).
L’eterna convinzione del mondo che la politica estera statunitense abbia un lato buono cui si può fare appello
Il 6 aprile 2011 Moammar Gheddafi ha scritto una lettera al presidente Obama in cui ha detto: “Siamo stati colpiti più moralmente che fisicamente a causa di ciò che è stato fatto contro di noi da Lei sia con le azioni sia con le parole. Nonostante tutto questo, qualsiasi cosa accada, Lei rimarrà sempre nostro figlio … Caro figlio nostro, Eccellenza, Baraka Hussein Abu Oubama, il Suo intervento nel nome degli Stati Uniti è indispensabile affinché la NATO si ritiri finalmente dagli affari libici.” (7)
Prima dell’invasione statunitense nel marzo 2003, l’Iraq cercò di negoziare un accordo di pace con gli Stati Uniti. I dirigenti iracheni, compreso il capo dei servizi segreti iracheni, volevano che Washington sapesse che l’Iraq non aveva più armi di distruzione di massa e offrivano di consentire a soldati ed esperti statunitensi di effettuare una ricerca; offrivano anche pieno sostegno a qualsiasi piano statunitense nel processo di pace arabo-israeliano e di consegnare un uomo accusato di essere coinvolto nell’attentato al World Trade Center nel 1993. Se la questione riguardava il petrolio, aggiungevano, avrebbero anche discusso di concessioni agli Stati Uniti (8) … Poi è arrivata la campagna “Shock and Awe”!
Nel 2002, prima del colpo di stato in Venezuela che allontanò temporaneamente Hugo Chavez, alcuni dei cospiratori si erano recati a Washington per avere semaforo verde dall’amministrazione Bush. Chavez venne a sapere di questa visita e ne fu così angosciato che mandò dirigenti del suo governo a Washington a perorare il proprio caso. Il successo di questo tentativo può essere giudicato dal colpo di stato che ebbe luogo poco dopo. (9)
Nel 1994 fu riferito che il capo dei ribelli zapatisti in Messico, il subcomandante Marcos, disse che “si aspettava dagli Stati Uniti che sostenessero gli zapatisti una volta che i servizi segreti USA si fossero convinti che il movimento non era influenzato dai cubani o dai russi.” “Alla fine” disse Marcos, “arriveranno alla conclusione che questo è un problema messicano, con cause giuste e vere.” (10) Tuttavia per molti anni gli Stati Uniti hanno fornito all’esercito messicano tutto l’addestramento e tutti i mezzi per schiacciare gli zapatisti.
Il ministro degli esteri guatemalteco nel 1954, Cheddi Jagan della Guaiana Britannica nel 1961 e Maurice Bishop di Grenada nel 1983 rivolsero tutti il loro appello a Washington per essere lasciati in pace. (11) I governi di tutti e tre i paesi furono rovesciati dagli Stati Uniti.
Nel 1945 e 1946 il leader vietnamita Ho Chi Minh, un sincero ammiratore degli Stati Uniti e della Dichiarazione d’Indipendenza, scrisse almeno otto lettere al presidente Harry Truman e al Dipartimento di Stato sollecitando l’aiuto degli Stati Uniti per conquistare l’indipendenza dalla Francia. Scrisse che la pace mondiale era messa in pericolo dagli sforzi francesi di riconquistare l’Indocina e richiese che “le quattro potenze (USA, USSR, Cina e Inghilterra) intervenissero al fine di mediare un accordo equo e portare il problema indocinese davanti alle Nazioni Unite. (12) Ho Chi Minh non ricevette alcuna risposta. Dopo tutto egli era una specie di comunista.
Le mediazoccole degli Stati Uniti [presstitutes, nell’originale]
Si immagini che il brutale attacco della polizia all’accampamento di Occupy Oakland, il 25 ottobre, avesse avuto luogo in Iran o a Cuba o in Venezuela o in qualsiasi altro ODE (Officially Designated Enemy [Nemico designato ufficialmente]) … Prima pagina: Una giusta indignazione con fotografie orripilanti. Ma ecco il Washington Post il giorno dopo: un articolo di poche righe a pagina tre, dal titolo: “I manifestanti logorano l’apprezzamento nazionale nei loro confronti”; nessuna citazione del veterano dell’Iraq lasciato privo di conoscenza da un proiettile della polizia che aveva preso contatto con la sua testa; quanto alle fotografie: solo una, un ufficiale della polizia di Oakland che accarezza un gatto abbandonato dai manifestanti.
Ed ecco il comico televisivo Jay Leno la notte stessa dell’attacco della polizia ad Oakland: “Dicono che Moammar Gheddafi possa essere stato l’uomo più ricco del mondo … 200 miliardi di dollari. Con tutti quei miliardi che aveva, ha speso pochissimo per l’istruzione e gli asili nel suo paese. Così immagino che fosse Repubblicano.” (13)
Oggetto dell’umorismo di Leno erano naturalmente i Repubblicani, ma è servito a provocare l’ulteriore demonizzazione di Gheddafi e così ad accrescere la “giustificazione” dell’attacco omicida degli Stati Uniti alla Libia. Se fossi stato uno degli ospiti di Leno, lì quella sera, mi sarei rivolto al pubblico e avrei detto: “Sentite, gente, sotto Gheddafi gli asili e l’istruzione erano completamente gratuiti. Non vi piacerebbe che fosse così anche qui?”
Penso un numero sufficiente di persone tra il pubblico avrebbero applaudito e gridato per costringere Leno a fare un po’ marcia indietro dalla sua osservazione gratuita e frutto di indottrinamento.
E, giusto per la storia, i 200 miliardi di dollari non sono soldi che si trovano nei conti bancari personali di Gheddafi in nessun posto al mondo, bensì soldi che appartengono allo stato libico. Ma perché cavillare? Non c’è industria pari all’industria dello spettacolo.
La ninna nanna irachena
Il 17 febbraio 2003, un mese prima che iniziassero i bombardamenti in Iraq, pubblicai su Internet un saggio intitolato “Cosa vuole davvero la mafia imperiale?” a proposito della guerra che ci si aspettava. Nel testo erano citate le parole di Michael Ledeen, ex dirigente di Reagan, allora all’American Enterprise Institute, che era uno dei principali sostenitori dell’attacco all’Iraq:
“Se soltanto permettessimo alla nostra visione del mondo di avanzare e l’abbracciassimo interamente e non cercassimo di essere diligenti e di mettere insieme diligenti soluzioni diplomatiche a questa cosa, ma semplicemente scatenassimo una guerra totale contro questi tiranni, penso che faremmo benissimo e che i nostri figli, tra molti anni, canterebbero grandi canzoni su di noi.”
Dopo un anno dalla tragica farsa che è stato l’intervento statunitense in Iraq non ho potuto resistere. Ho inviato una email a Ledeen ricordandogli le sue parole e chiedendogli semplicemente: “Vorrei chiederti quali canzoni stanno cantando i tuoi figli in questi giorni.”
Nessuna risposta.
C’è mai stato un impero che non abbia dichiarato a sé stesso e al mondo di essere diverso da tutti gli altri imperi, che la sua missione non consistesse nel saccheggiare e controllare bensì nell’illuminare e liberare?
Il voto delle Nazioni Unite sull’embargo a Cuba – 20 anni in fila
Per anni i dirigenti politici e i media statunitensi hanno adorato etichettare Cuba come un “paria internazionale”. Quell’espressione non si sente più. Forse un motivo è il voto annuale all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla risoluzione che s’intitola: “Necessità di por fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba.” E’ così che è andato il voto (astensioni escluse):
Anno |
Voti (Sì-No) |
Voti No |
1992 |
59 – 2 |
USA, Israele |
1993 |
88 – 4 |
USA, Israele, Albania, Paraguay |
1994 |
101 – 2 |
USA. Israele |
1995 |
117 – 3 |
USA, Israele, Uzbekistan |
1996 |
138 – 3 |
USA. Israele, Uzbekistan |
1997 |
143 – 3 |
USA, Israele, Uzbekistan |
1998 |
157 – 2 |
USA, Israele |
1999 |
155 – 2 |
USA, Israele |
2000 |
167 – 3 |
USA, Israele, Isole Marshall |
2001 |
167 – 3 |
USA, Israele, Isole Marshall |
2002 |
173 – 3 |
USA, Israele, Isole Marshall |
2003 |
179 – 3 |
USA, Israele, Isole Marshall |
2004 |
179 – 4 |
USA, Israele, Isole Marshall, Palau |
2005 |
182 – 4 |
USA, Israele, Isole Marshall, Palau |
2006 |
183 – 4 |
USA, Israele, Isole Marshall, Palau |
2007 |
184 – 4 |
USA, Israele, Isole Marshall, Palau |
2008 |
185 – 3 |
USA, Israele, Palau |
2009 |
187 – 3 |
USA, Israele, Palau |
2010 |
187 – 2 |
USA, Israele |
2011 |
186 – 2 |
USA, Israele |
Ogni autunno il voto all’ONU è un promemoria benvenuto del fatto che il mondo non ha completamente perso la ragione e che l’impero statunitense non controlla completamente l’opinione degli altri governi.
Come è cominciato: il 6 aprile 1960, Lester D. Mallory, Vicesegretario di Stato Aggiunto degli Stati Uniti per gli Affari Inter-Americani scrisse un promemoria interno: “La maggioranza dei cubani appoggia Castro … l’unico mezzo prevedibile per alienargli il sostegno interno consiste nella disillusione e nel disamore basati sullo scontento e le privazioni economiche … dovrebbe essere utilizzato prontamente ogni mezzo possibile per indebolire la vita economica di Cuba.” Mallory propose “una linea d’azione che … colpisca al massimo negando fondi e forniture a Cuba, che faccia diminuire i salari nominali e reali, che porti la fame, la disperazione e il rovesciamento del governo.” (14) In seguito, quello stesso anno, l’amministrazione Eisenhower istituì il soffocante embargo contro il suo eternamente dichiarato nemico.
Note
1.Viagra: Reuters, 29 aprile 2011
2.Vedere, ad esempio, “Million Man, Woman and Child March in Tripoli, Libya”, [La marcia di un milione di uomini, donne e bambini a Tripoli, Libia] 20 giugno 2011
3.The Guardian (London), 3 settembre 2011
4.Washington Post, 15 settembre 2011, “Islamists rise to fore in new Libya” [Ascesa in primo piano degli islamisti nella nuova Libia]
5.USA Today, 24 ottobre 2011
6.Rashid Khalidi, professore di Studi Arabi, Columbia University, Washington Post, 11 novembre 2007
7.Associated Press, 6 aprile 2011, alcuni evidenti errori dell’originale sono stati corretti
8.New York Times, 6 novembre 2003
9.New York Times, 16 aprile 2002
10.Los Angeles Times, 24 febbraio 1994, pag.7
11.Guatemala: Stephen Schlesinger e Stephen Kinzer, Bitter Fruit: The Untold Story of the American Coup in Guatemala (1982), pag.183 [Frutto amaro: la storia non raccontata del colpo di stato statunitense in Guatemala]; Jagan: Arthur Schlesinger, A Thousand Days (1965), pagg.774-9 [Mille giorni]; Bishop:Associated Press, 29 maggio1983, “Leftist Government Officials Visit United States” [Dirigenti del governo di sinistra visitano gli Stati Uniti]
12.The Pentagon Papers (NY Times edition, 1971), pagg.4, 5, 8, 26 [I quaderni del Pentagono] ; William Blum, Killing Hope, pag.123) [Uccidere la speranza]
13.Washington Post, 26 ottobre 2011?
14.Dipartimento di Stato, Rapporti con l’Estero degli Stati Uniti 1958-1960, Volume VI, Cuba (1991), pag.885
William Blum è autore di:
•Killing Hope: US Military and CIA Interventions Since World War 2 [Uccidere la speranza: interventi militari e della CIA USA a partire dalla seconda guerra mondiale]
•Rogue State: A Guide to the World’s Only Superpower [Stato canaglia: una guida all’unica superpotenza del mondo]
•West-Bloc Dissident: A Cold War Memoir [Dissidenti del blocco occidentale: memorie della guerra fredda]
•Freeing the World to Death: Essays on the American Empire [Liberare a morte il mondo: saggi sull’impero statunitense]
Parti dei libri possono essere lette, e si possono acquistare copie firmate, a www.killinghope.org
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
http://www.zcommunications.org/it-doesnt-matter-to-them-if-its-untrue-by-william-blum
Fonte: killinghope.org
traduzione di Giuseppe Volpe
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