Tag

, , , , ,


di Howie Hawkins  – 5 agosto   2009

[Contributo al Progetto  Reimmaginare la Società  (RSOC) ospitato da ZCommunications]

Visione e Transizione

Al livello generale della visione socialista, penso che esista un ampio accordo circa il fatto che vogliamo una democrazia partecipativa di istituzioni politiche ed economiche che rendano possibile ai cittadini soddisfare i propri bisogni senza sfruttamento od oppressione in un modo ecologicamente sostenibile.

Ma abbiamo differenze su molti particolari. Quali dovrebbero i ruoli rispettivi dei mercati e della pianificazione?  Quali beni e servizi dovrebbero essere distribuiti gratuitamente in base al bisogno e quali dovrebbero essere distribuiti in cambio di del valore del lavoro eseguito? Quali complessi di tecnologie produttive sono realmente riproducibili su base sostenibile con energie e risorse rinnovabili?  Quali scale di organizzazione delle unità economiche e politiche ottimizzano le richieste, a volte in concorrenza, di democrazia, efficienza e sostenibilità? Quanta partecipazione alla democrazia diretta dovrebbe esserci nelle nostre istituzioni politiche ed economiche rispetto alle deleghe a rappresentanti?  Quanto in là può progredire una città, una regione, una nazione o un blocco di nazioni in direzione del socialismo in un mondo ancora dominato dal capitalismo e cosa significa questo per noi l’avere potere a questi livelli?

A complicare le risposte a queste e ad altre domande vi è il fatto che probabilmente esse riceveranno risposte diverse  in fasi diverse della transizione alla nostra visione socialista. Per molti socialisti la pianificazione sostituirà progressivamente  i mercati e la sfera dei beni e servizi pubblici si amplierà mentre si ridurranno i beni e servizi acquistati, anche se fin dove questo processo possa o debba alla fine arrivare resta oggetto di un notevole dibattito.  Le tecnologie e le risorse da utilizzare nella transizione complicano la questione delle tecnologie riproducibili e sostenibili. Ad esempio il gas naturale per gli autoveicoli e l’elettricità dovrebbero sostituire gran parte del petrolio e del carbone come combustibili primari per operare una transizione a un sistema di energie interamente rinnovabili?  La rappresentanza proporzionale alle elezioni legislative non crea forme politiche partecipative e di democrazia diretta, ma negli Stati Uniti aprirebbe  uno spazio politico  per la sinistra indipendente che ora ha difficoltà a spezzare il sistema bipartitico di governo delle imprese, che il sistema di elezioni in cui chi vince si prende tutto tende a perpetuare.  Abbiamo oggi più di un secolo di esempi di amministrazioni dirette  da socialisti di vari tipi a livelli diversi –  comunale, regionale, nazionale – che cercano di costruire il socialismo in un mare di capitalismo, dandoci molto da studiare, dibattere e da cui imparare.

Non è necessario che i socialisti concordino con le risposte a questo tipo di domande al fine di collaborare ora. Se al centro dei valori socialisti c’è la democrazia, allora una società che si avvii al socialismo elaborerà le risposte nella pratica, in modo democratico, mediante prove ed errori, apprendendo dagli errori.

Ciò lascia aperta la difficile domanda: per cosa ci battiamo ora?  Pochi socialisti negherebbero che costruire movimenti che lottino per le riforme sia parte del processo rivoluzionario.  I movimenti per le riforme creano più socialisti e costruiscono il movimento socialista.  I nuovi attivisti scoprono che il sistema non acconsentirà mai a richieste che sono perfettamente ragionevoli e giuste.  Scoprono che le élite politiche non sono oneste e responsive, ma ipocrite e repressive.  Scoprono che i socialisti radicali hanno effettivamente spiegazioni buone sul perché le cose stanno così.

Ma devono esserci socialisti aperti presenti in questi movimenti finalizzati a singole riforme se essi devono svilupparsi in un movimento socialista per il cambiamento del sistema.  Negli Stati Uniti troppi socialisti hanno dimenticato il primo principio politico della tradizione socialista sin dalle rivoluzioni del 1848 e precisamente l’indipendenza politica del movimento dei lavoratori per una democrazia piena.

Negli Stati Uniti la subordinazione politica del movimento sindacale e di altri movimenti per le riforme al Partito Democratico, un partito filocapitalista finanziato in larga misura da capitalisti, ha portato a una serie di movimenti per singole riforme, non a un movimento socialista.  E i movimenti per le riforme su temi singoli hanno poco da mostrare in contropartita ai loro sforzi perché, in assenza di vitale partito indipendente della Sinistra, i Democratici sono stati in grado di dare per scontati  i voti dei movimenti progressisti popolari:  per il  lavoro, i  diritti civili, la comunità, i consumi, la pace e l’ambiente. I Democratici hanno utilizzato una combinazione di repressione, cooptazione dei capi e pacificazione con riforme-simbolo per neutralizzare questi movimenti, trattarli come un altro interesse particolaristico nella nostra “democrazia pluralista” che di fatto è subordinata alla classe dominante, al suo stato delle imprese, al suo sistema di governo a due partiti capitalisti che dà l’illusione della scelta, o la paura della reazione Repubblicana per costringere gli elettori, con lo spavento, a votare per il male minore rappresentato dai Democratici.

I socialisti devono anche, all’interno dei movimenti, portare avanti la causa di riforme più radicali, quelle che Trotzky chiamava rivendicazioni transitorie e Gorz ‘riforme non riformiste’, cioè riforme strutturali che hanno senso per la gente nei loro propri termini ma che le strutture dell’economia capitalista e della politica autoritaria non possono accogliere. Tali riforme radicali democratizzano il potere e possono provocare una crisi politica in cui il movimento popolare deve avanzare verso un’ulteriore democratizzazione se non vuole essere sconfitto dalla riaffermazione del dominio delle élite.

Nell’attuale crisi economica, ad esempio, i socialisti fanno bene a unirsi ad altri nel pretendere l’ampliamento dei sussidi di disoccupazione.  Ma un movimento socialista avrebbe potuto chiedere che i lavoratori del settore automobilistico restassero occupati e che la base manifatturiera statunitense fosse ravvivata convertendo gran parte dell’industria automobilistica alla produzione dei molto necessari treni e autobus per il trasporto pubblico e dei prodotti relativi all’energia solare per avere un’energia rinnovabile.  Avremmo potuto mobilitare il sostegno popolare con richieste di posti di lavoro e di produzione verde socialmente utile e avremmo potuto spiegare che  gli unici mezzi concreti per fare ciò sarebbero consistiti nella nazionalizzazione delle fabbriche  di automobili in bancarotta (a prezzi vantaggiosi quando le loro azioni avevano toccato il fondo) e nella ristrutturazione di  esse sotto il controllo dei lavoratori e della comunità.  Ma a parte una carovana a Washington di una minoranza di militanti del settore automobilistico e qualche editoriale di apertura su internet ad opera di alcuni radicali,  nessun movimento forte ha avanzato quelle richieste.

Socialismo municipale

Data la debolezza organizzativa e la frammentazione della Sinistra statunitense, penso che dobbiamo concentrare gran parte dei nostri sforzi sulla politica municipale, l’unico livello al quale la Sinistra oggi negli Stati Uniti possa realisticamente costruire la fiducia e la massa critica necessarie per costruire un potere sufficiente per operare cambiamenti strutturali.

Voglio suggerire una richiesta che tali movimenti municipali dovrebbero avanzare.  Dovremmo fare una campagna nelle nostre città per banche municipali di sviluppo, versioni pubbliche della banca cooperativa di Mondragon, la Caja Laboral Popular Sociedad Cooperativa de Credito, che fornirebbe assistenza tecnica e finanziamenti per lo sviluppo di cooperative e di altre imprese di proprietà comunitaria nelle nostre città.

Penso a questa richiesta come rilevante prima di tutto negli USA. La politica municipale non è soltanto l’arena in cui una Sinistra può avere un impatto significativo nel futuro immediato. Si tratta anche del fatto che le municipalità negli Stati Uniti hanno poteri più autonomi che nella maggior parte degli altri paesi.  Anche se il grado di amministrazione locale varia un po’ a seconda degli stati, le municipalità in generale hanno il potere di legiferare, di imporre vincoli urbanistici, investire, acquistare, tassare, avere una polizia, indebitarsi, emettere titoli, emettere monete locali, gestire imprese, impiegare residenti per predisporre e gestire lavori pubblici, spendere fondi pubblici praticamente in qualsiasi cosa e persino espropriare la proprietà privata a fini pubblici per motivi di pubblica utilità.

Credo anche che le banche municipali di sviluppo dovrebbero essere rilevanti per altri paesi come modo per costruire il socialismo dal basso con una reale partecipazione a istituzioni di base di democrazia politica ed economica.  Anche se un modello è costituito dalla banca cooperativa di Mondragon, le banche comunali del Venezuela, anche se di dimensioni di quartieri piuttosto che di municipalità, offrono un altro modello, particolarmente quanto alle loro strutture amministrazione democratica di base.

A Syracuse, New York, il Partito Verde è stato in grado di inserire nel programma politico della città richieste di imprese pubbliche.  Abbiamo convinto la città a spendere 150.000 dollari per uno studio di fattibilità della sostituzione con energia pubblica della Rete Nazionale, l’ex società statale inglese, ora privatizzata, di fornitura di energia elettrica  che ora è anche proprietaria di gran parte della rete di trasmissione e distribuzione del Nord-est degli Stati Uniti (vedere www.cnypublicpower.net).  Stiamo costruendo sostegno a una campagna per un sistema municipale a banda larga che riteniamo possa fornire servizi telefonici, internet e di televisione via cavo, sotto il controllo della comunità, a costi inferiori e con una tecnologia migliore di quella dei concorrenti: l’attuale esclusivista, Time Warner, il nuovo arrivo, Verizon e i concorrenti via satellite (vedere http://syracusebroadband.org).

Speriamo ora di ampliare tali iniziative con la richiesta che la città crei una Banca Municipale di Sviluppo con un ufficio di pianificazione industriale che aiuti a pianificare, finanziare, sviluppare e consigliare imprese a base comunitaria.

La banca avrebbe una sezione di credito al consumo.  Accoglierebbe depositi da residenti e imprese locali e offrirebbe prestiti al consumo e mutui.  Anche se la città è servita nel settore del credito al consumo dalla cooperativa di credito allo sviluppo della comunità, in costante crescita, la Syracuse Cooperative Federal Credit Union, da altre cooperative di credito basate sulle imprese e da una residua banca commerciale di proprietà locale, tutte le altre banche sono filiali di grandi banche regionali, nazionali e multinazionali.  I quartieri della classe lavoratrice e della gente di colore della città soffrono da decenni di mancati investimenti a causa della normativa urbanistica  risalente alla Società per il Finanziamento dell’Acquisto di Abitazioni del New Deal (vedere le effettive mappe dell’urbanizzazione  a http://syracusethenandnow.org/Redlining/Redlining.htm ).

Anche se c’è una chiara necessità di migliorare il credito al consumo, c’è una necessità anche maggiore di investimenti e pianificazione industriale. Le cooperative comunitarie  di credito allo sviluppo non possono soddisfare tale necessità nello stato di New York, quanto meno perché le grandi banche, attraverso le loro lobby, sono riuscite a far approvare una legge che limita i prestiti alle imprese delle cooperative di credito a una piccola percentuale del loro portafoglio.  Questo è uno dei motivi per cui abbiamo necessità di municipalizzare il processo di investimento industriale.  L’altro è la necessità di socializzare la funzione imprenditoriale per una più aggressiva promozione dell’occupazione e dello sviluppo industriale a Syracuse, che è una città che soffre non solo di un’urbanizzazione contraria alla classe lavoratrice, ma anche dell’abbandono da parte del capitale di proprietà di assenti, specialmente di capitale industriale.

Il contesto di Syracuse

Syracuse è come molte altre città della cintura industriale in decadenza del Midwest settentrionale e del Nord-est degli Stati Uniti.  E’ cresciuta attorno alla sua base manifatturiera e nel 1900 era tra le 30 città più popolose degli Stati Uniti.  Era famosa a livello nazionale per le sue automobili, candele, macchine da scrivere, orologi marcatempo, ingranaggi, carbonato di sodio, acciaio, fucili, motori a vapore, scarpe da uomo, stiratrici, carne tritata, barattoli, bollitori, radiatori e lanterne.  Fabbricava più articoli diversi della stessa New York City. A motivo della diversità delle sue industrie durante la recessione ha sofferto molto meno della maggior parte della altre città.

Ma con ogni recessione, a partire da quella del 1973-74, le imprese di proprietà assente hanno trasferito la produzione a regioni con manodopera a minor costo, tasse inferiori e regolamenti più permissivi. L’occupazione nell’industria ha raggiunto il suo picco agli inizi degli anni ’70 con 53.000 occupati nell’area metropolitana di Syracuse. Era ancora a 47.600 unità nel 1990 e a 45.100 nel 2000, riflettendo la stagnazione industriale, ma non una catastrofe.  La catastrofe sono stati gli anni 2000, con l’occupazione nell’industria scesa sotto le 30.000 unità per la prima volta nel 2009.  La regione metropolitana ha perso 17.900 posti nell’industria, ovvero il 38% di essi, nell’ultimo decennio, dal giugno 1999 al giugno 2009.

Il risultato è una classe operaia senza lavoro e le conseguenze connesse:

– Syracuse ha il terzo livello più alto di povertà – e il più alto livello di povertà della cittadinanza nera – tra le città centrali delle 100 aree metropolitane più vaste degli Stati Uniti, secondo un’indagine del censimento USA 2005.

– La popolazione della città è scesa del 40%, da un picco di 220.000 abitanti nel 1950 agli attuali 137.000.

– Una casa su cinque è abbandonata nei quartieri prevalentemente di minoranza della città, dove la gente di colore rappresenta il 45% della popolazione cittadina.

– Dei 2.169 finanziamenti della Federal Housing Administration [l’Amministrazione Federale per gli Alloggi che agevola l’acquisto di abitazioni da parte dei cittadini – n.d.t.] concessi a Syracuse tra il 1996 e il 2000, 29, ovvero l’1,3%, sono andati a quartieri prevalentemente delle minoranze, rispetto ai 1.694, ovvero il 78,1%, andati a quartieri bianchi.

– L’unico edificio ‘abitativo’ pubblico costruito di recente in città è la prigione della contea, “Justice Center”, che è piena fino a straripare di centinaia di giovani a basso reddito.

– Le percentuali di diplomati delle quattro scuole superiori della città variavano dal 38 al 52% nel 2009.

– Il 25% dei residenti nella città è analfabeta e il 25% dispone di un’istruzione minima.

– La città si confronta con un deficit strutturale di bilancio che si avvicina al 10% del bilancio operativo cittadino.  

Tutto ciò avviene mentre Syracuse cerca di rivitalizzare l’economia cittadina nel contesto di un’economia nazionale gravata da un debito enorme, con il debito delle famiglie e delle imprese che supera di gran lunga il tanto pubblicizzato debito governativo.  Masse di debitori rimborseranno una piccola élite di creditori in interessi, capitale e tasse per molti anni a venire, riducendo la domanda di consumi, gli investimenti industriali e la ripresa economica per altrettanti anni.

Il Grande Capo non torna. La General Electric, la General Motors e la Allied Chemical sono da tempo fantasmi scomparsi. La Smith Corona si è trasferita in Messico il giorno stesso in cui è stato approvato il NAFTA.  Carrier si è trasferita in Cina.  La Syracuse China è fallita. La New Process Gear ha chiuso nel luglio 2009, con il suo proprietario, la Magna International, che ha trasferito il lavoro di 3.500 dipendenti del settore automobilistico nella Corea del Sud e i soldi in Germania, per acquistare un’impresa produttrice di automobili, la Opel.  Decenni di una politica bipartitica in passiva attesa che le imprese si insediassero nelle zone a fiscalità agevolata Enterprise e Empire o che reagissero a molte altre agevolazioni fiscali e sovvenzioni non hanno ravvivato le attività e l’economia della città.

Né sarà Zio Sam a salvare Syracuse.  I 787 miliardi di dollari di stimolo economico, che sono stati soltanto un terzo della perdita di domanda aggregata, impallidiscono in confronto ai 12,8 trilioni di dollari prestati, spesi o impegnati in garanzie per l’industria finanziaria e agli oltre 5 trilioni di dollari impegnati per  guerre all’estero e in spesa militare nei prossimi otto anni da parte della nuova amministrazione, un livello di spesa militare più alto di qualsiasi altro periodo a partire della seconda guerra mondiale, più alto di qualsiasi anno della guerra in Vietnam, della Guerra Fredda o delle guerre in Afghanistan  e in Iraq sino ad ora.

La combinazione di tasse e di probabile inflazione per finanziare le guerre e i salvataggi preclude per molti anni  qualsiasi forte ripresa economica a livello nazionale, per non parlare di sostanziali risorse federali per una politica urbana di ricostruzione di città in declino come Syracuse.

Imprenditorialità pubblica creativa

Ciò che tutto questo significa per città come Syracuse è che i cittadini dovranno fare da soli.  L’amministrazione cittadina deve essere alla guida dello sviluppo.  Deve assumere un ruolo molto più diretto nello sviluppare attività locali. Sarà necessaria un’imprenditorialità pubblica creativa – banca municipale di sviluppo, energia pubblica, banda larga municipale – per provvedere all’infrastruttura e ai servizi economici per lo sviluppo di nuove imprese di proprietà della comunità la cui struttura proprietaria ancori esse,  e la ricchezza da esse creata, alla nostra comunità, diversamente dalle imprese di proprietà assente che abbandonano Syracuse.

Per imprese di proprietà comunitaria intendiamo diverse forme di proprietà tra cui:

 

– Piccole attività gestite dai proprietari.

– Società della Comunità in cui le azioni con diritto di voto sono limitate ai residenti (come la Green Bay Packers, una grande squadra di football a livello nazionale ancorata a una piccola città attraverso la sua struttura proprietaria).

– Un Fondo Fiduciario d’Investimento di proprietà della città in cui l’assistenza economica, sotto forma di esenzioni fiscali, è convertita in azioni con diritto di voto in un’impresa tradizionale.

– Imprese pubbliche quali energia, banda larga e le operazioni di raccolta di rifiuti del Dipartimento dei Lavori Pubblici da passare alla proprietà cittadina.

– Cooperative di Lavoro e Consumo, comprese le cooperative di credito.

L’Ufficio Sviluppo della Banca Municipale di Sviluppo dovrebbe impiegare pianificatori industriali e ingegneri che identifichino le opportunità di mercato, elaborino studi di fattibilità, sviluppino prototipi e accompagnino la nascita di nuove attività. Pianificherebbe attività che soddisfino le necessità identificate della comunità, organizzerebbe i finanziamenti, assumerebbe e addestrerebbe i  lavoratori e l’amministrazione iniziali, e li consiglierebbe mentre diventano operativi.  Una volta che le entrate generate e le capacità dei lavoratori consentano l’autogestione, l’attività rimborserebbe il finanziamento alla banca e quel denaro ritornerebbe alla banca per finanziare altre attività.  Anche se particolarmente adatto alle cooperative di lavoro, questo stesso processo potrebbe essere utilizzato per creare piccole attività gestite dai proprietari, imprese pubbliche e società della comunità.

La banca potrebbe iniziare immediatamente sviluppando la rete di dettaglianti di cui Syracuse ha bisogno nei quartieri dei suoi distretti industriali, forse partendo dalle drogherie da molto assenti, avendo abbandonato la città in tutti i suoi più di 30 quartieri, salvo tre.  L’ufficio sviluppo della Banca Municipale di Sviluppo potrebbe pianificare tali attività, organizzarne il finanziamento, assumere i lavoratori e gli amministratori iniziali, e consigliarli mentre avviano l’operatività.  Quando l’attività fosse operativa, potrebbe essere venduta alla cooperativa dei dipendenti, o forse a una cooperativa ibrida di lavoratori e consumatori poiché i consumatori potrebbero voler aver voce in capitolo riguardo ai prodotti.  I pianificatori industriali potrebbero  rilevare che avrebbe senso economico sviluppare una rete a livello cittadino di negozi di quartiere con acquisti e magazzini condivisi, piuttosto che drogherie indipendenti quartiere per quartiere.

La banca svolgerebbe anche un ruolo chiave nello sviluppare imprese manifatturiere e agricole verdi sofisticate, uno dei due settore manifatturieri (oltre alle società legate alla difesa) in cui insieme di società e di istituti universitari di ricerca esiste già nell’area, concentrate sull’energia rinnovabile, i servizi ambientali, la qualità dell’area all’interno degli edifici e altra ingegneria ambientale.

Imparare dal modello Mondragon

Il modello principale, qui, è la Mondragon Cooperative Corporation nella regione basca della Spagna e il suo ruolo centrale svolto nel suo sviluppo dalla sua banca cooperativa.  Le cooperative sono iniziate nel 1956 a Mondragon, una piccola città di 23.000 abitanti, con cinque cooperativa che fabbricavano elettrodomestici da cucina.  Nel 2007 erano cresciute in una rete di 150 cooperative di lavoro, l’80% delle quali industriali o ingegneristiche, con oltre 104.000 dipendenti.  Le cooperative costituiscono la più vasta base manifatturiera in Spagna. La rete ha anche sviluppato la più grande catena di drogherie e negozi al dettaglio di proprietà spagnola, che è una cooperativa ibrida di lavoratori e consumatori che conta 500.000 membri.  La banca cooperativa di Mondragon ha avuto anch’essa 500.000 membri con quasi 400 filiali in tutta la Spagna.  La Mondragon Cooperative Corporation, nel 2007, ha avuto 23,6 miliardi di dollari di vendite e attivi per 46,3 miliardi di dollari.

Al centro di questo rapido sviluppo nel corso degli ultimi 50 anni c’è stata la banca cooperativa. Fino al 1991 la banca aveva un ufficio prestiti al consumo e un ufficio imprenditoriale per lo sviluppo di nuove cooperative. Quando le cooperative di Mondragon hanno cominciato a confrontarsi con una maggiore concorrenza delle grandi multinazionali con l’ingresso della Spagna nell’Unione Europea, hanno deciso nel 1991 di riorganizzare le funzioni della banca. La banca cooperativa avrebbe continuato a concentrarsi sui prestiti al consumo e alle imprese. Ma il finanziamento di nuove cooperative è stato trasferito a una nuova istituzione, il Fondo Centrale Intercooperativo, che è stato finanziato con il 10% del reddito netto annuale delle cooperative che in precedenza andava alla banca cooperativa. Compito del Fondo Centrale Intercooperativo è offrire alle nuove cooperative capitale di rischio a lungo termine. Le funzioni di assistenza tecnica in precedenza assicurate dalla banca cooperativa sono state trasferite a cooperative di consulenza e progettazione.

Quella che più impressione è la percentuale di successo delle nuove cooperative. Solo poche delle quasi 150 cooperative avviate dal sistema Mondragon sono fallite, in confronto a un tasso di fallimento superiore al 90% per le nuove aziende negli Stati Uniti.  La loro pianificazione industriale ha una completezza leggendaria,  producendo piani delle dimensioni di volumi pieni di dettagliati analisti qualitative e quantitative. Questa solida pianificazione ha consentito alle cooperative di adattarsi rapidamente alle tecnologie in rapido cambiamento e di essere all’avanguardia nel  cogliere nuove opportunità. Attualmente si stanno espandendo nel settore dell’energia solare, eolica e dell’idrogeno e si attendono  che un quarto dei prodotti che le cooperative realizzeranno nel 2012 non siano ancora in produzione.

Un’altra caratteristica che impressiona è il modo in cui le cooperative mantengono i propri membri al lavoro o in addestramento negli alti e bassi dei cicli economici.  Quando gli affari declinano in una cooperativa, i lavoratori membri sono trasferiti, e riaddestrati se necessario, a lavorare in altre cooperative. Quando una cooperativa incontrasse difficoltà gravi, il 20% della forza lavoro sarebbe scelto a sorte per rimanere a casa un anno con l’80% della paga e addestramento gratuito per altri lavori.  Se la cooperativa restasse in difficoltà anche l’anno successivo, un altro 20% sarebbe scelto a sorte per restare a casa un anno e il 20% iniziale tornerebbe al lavoro. Queste misure hanno funzionato e le cooperativa oggi fioriscono (http://www.yesmagazine.org/issues/the-new-economy/mondragon-worker-cooperatives-decide-how-to-ride-out-a-downturn).

Il sistema Mondragon non è perfetto. L’alienazione è un problema, specialmente nelle cooperative più grandi, anche se minore che in imprese capitaliste comparabili.  Anche se i membri sono lavoratori e proprietari, le distinzioni di classe basate sulle gerarchie occupazionali e sulle disparità di reddito tra amministrazione e operativi restando un problema.  Ma, di nuovo, in confronto con le imprese capitaliste, le distinzioni sono molto ridotte.  Il rapporto di reddito tra gli operativi meno pagati  e gli amministratori più pagati è di 1 a 8 nel complesso Mondragon, in confronto all’1 a 300-500 dell’ultimo decennio nelle imprese capitaliste USA.

Lo sviluppo più sconcertante della Mondragon Cooperative Corporation è stato la sua acquisizione di imprese capitaliste e partecipazioni in imprese capitaliste in Spagna e all’estero in 16 paesi, compresi  il Marocco, il Brasile e la Cina.  Quasi metà delle 256 società che compongono la Mondragon Cooperative Corporation  (MCC) non è costituita da cooperative e un terzo dei lavoratori non è socio di cooperative.  La concorrenza globale, considerazioni relative alle valute, ai dazi e ai fornitori sono state un fattore comune nel decidere di acquisire sussidiarie capitaliste.  Questi sviluppi hanno creato un dilemma morale per i cooperatori della Mondragon, dilemma che devono ancora risolvere.  A gennaio 2009, il Congresso Cooperativo annuale della MCC ha votato per aprire l’azionariato a non baschi in altre regioni della Spagna.  Come offrire l’ammissione a soci a lavoratori di sussidiarie straniere è tema in corso di approfondimento dal Congresso del maggio 2003 dove è stato deciso, come primo passo,  di trovare modi per far partecipare i dipendenti alla proprietà e all’amministrazione delle loro società non cooperative. Ma convertire tali società in cooperative sarà un problema dato che la maggior parte dei paesi non ha leggi che riconoscono le cooperative di lavoro o un movimento e una cultura cooperativa su cui basare le cooperative.

Considero questi limiti del modello Mondragon come problemi da evitare o risolvere, non come motivi per rifiutare il modello in toto.  Quel che risulta più avvincente nel modello per una città depressa come Syracuse è la sua poderosa capacità di sviluppo, centrata su una divisione imprenditoriale della banca cooperativa.

Penso che sia sensato per una Banca Municipale di Sviluppo iniziare con il modello originale a due divisioni della banca cooperativa Mondragon, con la sezione dedicata ai consumatori che accoglie depositi e concede prestiti al consumo e alle piccole imprese costruendo così il sostegno alla banca nel suo complesso, compresa la sezione dedicata all’assunzione di maggiori rischi delle imprese, comprese le partecipazioni al capitale finalizzate a specifici progetti [venture capital].

Una Banca Municipale di Sviluppo non cambierà l’economia di una città dall’oggi al domani.  Ma è un modo per cominciare.  Dovremmo riflettere su questo nello spirito di un notevole parere di Andre Duany, il pianificatore cittadino del New Urbanist, che ha affermato: “Ciò di cui la città ha bisogno è il lavoro lento e paziente di un’amministrazione eccellente e di molti piccoli investitori.”  Una Banca Municipale di Sviluppo finalizzata a promuovere le cooperative potrebbe essere parte significativa dell’ “amministrazione eccellente”  che è mancata.  I cittadini  di città come Syracuse possono  investire il proprio lavoro nella propria comunità anche senza avere soldi da investire. Lavorando nelle cooperative possono trasformare il proprio sudore in azioni, ricchezza per le proprie famiglie e per la comunità, invece di vederla risucchiata da proprietari assenti di società capitaliste.

Altri modelli

Per quanto sono stato capace di scoprire, nessuna municipalità ha avviato una banca di sviluppo con la missione di sviluppo imprenditoriale che sto proponendo qui.  Nel 2001 Matt Gonzalez, all’epoca membro per il Partito Verde del Consiglio dei Supervisori di San Francisco, ha ottenuto l’approvazione di una mozione che chiedeva che l’Ufficio degli Analisti Legislativi del consiglio effettuasse una ricerca sulle banche municipali esistenti.  Il documento risultante (  http://www.sfgov.org/site/bdsupvrs_page.asp?id=5022 ) ha rilevato alcuni esempi di banche municipali nel mondo.  La maggior parte aveva la funzione di intermediario finanziario per la collocazione dei titoli municipali, comprese molte banche dell’Europa occidentale, del Maine, del Vermont e di Giacarta, Indonesia, anche se quest’ultima all’epoca era stata privatizzata.  Un governo democristiano aveva creato la Bankgesellschaft di Berlino, in Germania, subito dopo la riunificazione.  Era una banca di sviluppo della comunità, di proprietà della città per il 56%, con una concentrazione sul finanziamento di imprese culturali e sociali, non sullo sviluppo economico, e nel 2001 stava sperimentando difficoltà finanziarie.  In Cina c’era la Banca Commerciale Municipale di Beijing, concentrata sui depositi e i crediti al consumo.  . In Russia c’erano la Banca di Mosca per la Ricostruzione e lo Sviluppo che era proprietaria, in tutto in parte, di 200 aziende e la Banca di Mosca. Ma è chiaro, da altre fonti, che tale banca è un pilastro degli oligarchi finanziari capitalisti statali della nuova Russia, non un modello di socialismo (vedere, ad esempio, http://www.washingtonpost.com/wp-srv/inatl/longterm/russiagov/stories/moscow121997.htm ).

Ci sono alcune banche municipali anche in Scozia che operano rigorosamente come istituti di deposito, non come istituti di credito, in modo molto analogo al vecchio sistema statunitense del Risparmio Postale dal 1911 al 1966 che offriva depositi sicuri a interessi per i risparmi di chi non era servito da altre istituzioni bancarie.

La Community Bank of the Bay è una banca comunale di sviluppo che è per il 10% di proprietà della citta di Oakland. Offre finanziamenti per lo sviluppo economico locale ma non il tipo di assistenza tecnica e imprenditoriale che offre il sistema cooperativo di Mondragon (vedere http://www.communitybaybank.com/).

In realtà abbiamo un esempio di speciale successo nel settore delle banche pubbliche negli USA: la Bank of North Nakota, di proprietà dello stato. Fondata nel 1919, dopo che i socialisti e i populisti della Nonpartisan League [Lega Apartitica] erano saliti al potere, ha il compito di “incoraggiare e promuovere l’agricoltura, il commercio e l’industria” nel North Dakota. In base alla legge dello stato, si tratta dello Stato del North Dakota che opera economicamente sotto l’insegna della Bank of North Dakota.  Tutti i fondi statali e i fondi delle istituzioni statali devono, per legge, essere depositati presso la Bank of North Dakota, anche se vengono accettati depositi di qualsiasi fonte.  Da quando è stata fondata, la banca ha girato ogni anno utili allo stato e né i Democratici né i Repubblicani hanno mai proposto di privatizzare questa banca gestita con successo dal governo.  La Bank of North Dakota non offre assistenza tecnica e imprenditoriali in proprio come nel modello Mondragon, ma è realmente un esempio positivo di impresa pubblica che contraddice la panzana che circola negli USA circa il fatto che il governo non è in grado di gestire bene nulla.

Un altro modello cui attingere è la rete di cooperative sviluppata con il sostegno municipale delle amministrazioni locali di sinistra nella regione Emilia Romagna, circostante la città di Bologna, che ha trasformato quella regione da una delle più povere d’Europa a una delle più ricche successivamente alla seconda guerra mondiale. Per legge il 3% dell’utile netto va a un fondo per finanziare nuove cooperative. Le cooperative italiane impiegano più di 250.000 dipendenti, principalmente nell’industria manifatturiera e nell’edilizia. Una delle caratteristiche notevoli delle cooperative di produzione in Italia è la loro rete flessibile di produzione che consente a cooperative, di dimensioni da piccole a medie, di lavoratori altamente specializzati di combinarsi e ricombinarsi per evadere piccoli ordini da tutto il mondo di parti industriali  su misura. Questo tipo di flessibilità del lavoro da maggiore sicurezza del posto ai lavoratori.  Queste reti flessibili di produzione possono essere trasferite a servizi ambientali, di progettazione e a distretti di produzione in sviluppo nella regione di Syracuse.

Le banche comunali del Venezuela

Queste nuove istituzioni sono banche di quartiere di proprietà sociale.  Il loro capitale proviene dal bilancio nazionale e il governo nazionale incoraggia altri apporti dai bilanci statali e municipali.  Sono descritte dal governo venezuelano come “il braccio finanziario del potere popolare”, istituzionalizzate nelle assemblee e consigli comunali. Le banche comunali sono fondate dal Fondo nazionale per lo Sviluppo Microfinanziato (FONDEMI) che offre assistenza tecnica per la loro creazione.  La loro missione consiste nel finanziare piccole aziende e cooperative, infrastrutture e progetti di servizi comunitari e nel concedere crediti al consumo per miglioramenti delle abitazioni e per emergenze personali, così come nell’offrire assistenza tecnica e addestramento per la predisposizione dei bilanci comunali e per lo sviluppo delle imprese.  I loro funzionari sono membri dei consigli comunali, che sono eletti dalle assemblee comunali di 200-400 famiglie nelle aree urbane e di 10-40 famiglie nelle aree rurali e nelle comunità indigene.

Quando il settore è stato avviato, tre anni fa, sono state fondate 250 banche comunali.  Oggi ci sono circa 3.400 banche comunali con un bilancio complessivo di 1,6 miliardi di dollari. Le banche comunali danno assistenza allo sviluppo di cooperative, il cui sviluppo è sostenuto dalla Sovrintendenza Nazionale delle Cooperative  (SUNACOOP). A tutta la metà del 2006 sono state registrate presso il SUNACOOP più di 100.000 cooperative con un 1,5 milioni di soci.

Il presidente Hugo Chavez ha descritto la finalità delle banche comunali l’11 giugno 2009: “Fin dall’inizio, le banche comunali sono state una parte essenziale del progetto il cui scopo consiste nel trasferire il potere al popolo e alle comunità, quale espressione di come il socialismo possa essere costruito partendo da piccole cose, dalle fondamenta, per consentire l’accesso degli esclusi alla democrazia” (Agenzia di Stampa Bolivarista, “Banche Comunali: tre anni di trasferimento del potere al popolo.”, 22 giugno 2009).

Ciò che sembra più rilevante, nel modello venezuelano,  per una banca municipale di sviluppo in una città come Syracuse è la sua struttura democratica incentrata sulla base.  Una struttura federata fondata su assemblee di quartiere sembra l’ideale per amministrare una banca municipale.  Al posto di un consiglio nominato dal sindaco e dal consiglio comunale, o eletto in generale dagli elettori della città, un consiglio di amministrazione composto da rappresentanti eletti da assemblee di quartiere, in ciascuno dei circa 30 quartieri, amministrerebbe in modo più democratico la banca municipale di sviluppo.  A sua volta la banca potrebbe trasferire una parte del suo capitale di finanziamenti alle assemblee di quartiere su base pro capite per finanziare miglioramenti dei quartieri.  Il consiglio di amministrazione dovrebbe anche, sul modello della banca cooperativa di Mondragon, includere membri eletti dalle cooperative affiliate che contribuiscono con il 10% del loro utile netto alla banca cooperativa.

Sviluppare assemblee di quartiere e intergrarle nella struttura dello statuto e del governo della città è un’altra richiesta del Partito Verde di Syracuse, che tuttavia può non precedere la creazione di una banca municipale di sviluppo.  Dovremo occuparci di tale complicazione quando ci arriveremo.

Cooperative di lavoro

Le cooperative di lavoro sono particolarmente adatte allo sviluppo di cui abbiamo necessità in un città economicamente depressa come Syracuse. In una cooperativa di lavoro ogni lavoratore è un proprietario con diritti all’amministrazione e al reddito.  I diritti di amministrazione sono esercitati mediante il voto capitario nel decidere le politiche fondamentali e, nella cooperative più grandi, eleggendo il consiglio di amministrazione che a sua volta assume e controlla la direzione.  Il diritto al reddito significa che i lavoratori ricevono quote del reddito netto dell’impresa in proporzione al lavoro che ciascuno apporta.  Questa forma di organizzazione economica ha molti vantaggi per lo sviluppo economico.

Distribuisce reddito, ricchezza e proprietà in modo più vasto di altre forme d’impresa.  Fa crescere le persone così come fa crescere l’economia.  Quando ci si aspetta che le persone agiscano da proprietari è molto più probabile che esse lo facciano.  Il loro reddito dipende dall’essere sia amministratori responsabili  sia lavoratori efficienti.  Le cooperative crescono soltanto a una dimensione in cui le economie di scala massimizzano il reddito netto di ciascun lavoratore. Nelle imprese capitaliste l’obiettivo sociale è massimizzare la massa totale dei profitti, il che può avere come conseguenza una crescita oltre il livello ottimale di reddito netto per ciascun lavoratore.

Queste caratteristiche delle cooperative di lavoro fanno sì che esse tendano ad avere una produttività maggiore.  Un’analisi ha rilevato che le cooperative Mondragon avevano una produttività del 75% maggiore rispetto a quella di  grandi imprese capitaliste comparabili e del 40% superiore a quella di imprese capitaliste piccole e medie.  (Henk Thomas e Chris Logan, ‘Mondragon: An Economic Analysis’ [Mondragon: un’analisi economica] Boston, 1982).  La struttura incentivante delle cooperative di lavoro incoraggia una produttività maggiore.  In primo luogo le cooperative non crescono oltre l’economia di scala ottimale a motivo del loro obiettivo di massimizzare i profitti totali per lavoratore, mentre le imprese tradizionali continuano a crescere nella loro ricerca dei profitti totali massimi anche se ciò comporta diseconomie di scala che danneggiano la produttività. In secondo luogo, un lavoro più efficiente significa un reddito maggiore per i lavoratori delle cooperative, mentre un lavoro più efficiente non migliore il reddito del lavoro orario in una impresa capitalista.  In terzo luogo, le dimensioni più contenute e umane e l’amministrazione democratica delle cooperative significa un ambiente di lavoro migliore, minor alienazione e minor gestione del personale.

La dimensione minore delle cooperative tende a rendere più agevole l’ingresso sul mercato di nuove cooperative quando è necessaria nuova occupazione.  Per tutti questi motivi, la banca municipale di sviluppo dovrebbe dare priorità allo sviluppo di cooperative di lavoro.

Cercasi: un movimento socialista indipendente

Il maggior ostacolo alle banche municipali di sviluppo nelle città statunitensi può non essere la lotta politica per ottenerne l’avvio, bensì il reclutamento di personale qualificato per gestirne il braccio imprenditoriale.  La cultura e l’”etica” del capitalismo pervadono non solo coloro che dispongono di competenze direzionali , ma anche la classe lavoratrice.

Numerose ondate di movimenti per lo sviluppo economico comunitario, la proprietà ai dipendenti e le cooperative sono sorte sono scomparse negli USA dagli anni ’60.  In ciascuna ondata uno dei problemi ricorrenti è stata la carenza di quelli che sono finiti per essere definiti “imprenditori sociali”: persone con un addestramento negli affari, in economia o nella progettazione che scelgano di lavorare, di solito per una paga inferiore, per imprese economiche alternative anziché per imprese capitaliste.  L’ “etica” capitalista che elogia la massimizzazione del progresso del singolo  rispetto al progresso della comunità ha anche influito sull’impegno a lungo termine dei partecipanti della base negli obiettivi dei progetti di sviluppo della comunità, di varie forme di proprietà dei dipendenti e delle cooperative.  Lo spirito della comunità e della cooperazione si è innalzato in ogni onda di movimento solo per ricadere altrettanto rapidamente col rifluire  dell’onda.

Da 22 anni di esperienza personale nel settore delle costruzioni so che lavorare in una cooperativa è meglio che essere dipendente di un appaltatore, nel qual caso la paga è troppo bassa, oppure essere l’appaltatore, nel qual caso il reddito può essere più elevato, ma il carico di lavoro è divorante. Nella cooperativa di lavoro che contribuii a costituire con un gruppo di giovani attivisti antinucleari che erano dedicati sia all’energia rinnovabile sia alle cooperative, ricevetti il esattamente il reddito che sentivo di essermi guadagnato senza sopportare l’intero onere direzionale di tenermi aggiornato sulle tecnologie e tecniche di lavoro più recenti, di preparare le offerte, di controllare il lavoro, la contabilità e di preparare le carte relative alle paghe e al fisco.

La nostra cooperativa di lavoro era incentrata su verifiche e aggiustamenti  a fini di efficienza di applicazioni solari ed eoliche.  Quando l’amministrazione Reagan revocò le sovvenzioni per le applicazioni a buon mercato e i crediti d’imposta per quelle più costose, per quanto modeste fossero le agevolazioni, il nostro mercato si contrassi tremendamente.  La cooperativa si sciolse con alcuni dei membri che tornarono agli studi e altri, come me, che restarono nel settore come dipendenti e/o appaltatori.  Ho cercato ripetutamente, ora occupandomi prevalentemente di costruzioni e ristrutturazioni abitative, di interessare i lavoratori che avevo assunto a formare una cooperativa di lavoro.  Ma non ho trovato adesioni.  L’intera esperienza di questi lavoratori era da dipendenti di appaltatori o da appaltatori essi stessi. L’idea della cooperativa era per loro una pia illusione.

Negli anni ’90 ho lavorato per una federazione di cooperative e per organizzazioni comunitarie che cercavano di sviluppare cooperative nei quartieri a basso reddito di Syracuse. Era difficile conservare i finanziamenti delle organizzazioni socie o quelli delle fondazioni.  Avevano poca fiducia che le cooperative potessero contribuire in misura significativa allo sviluppo economico.  Era anche difficile cambiare le aspettative delle persone che cercavo di organizzare in cooperative, persone le cui esperienze erano in società capitaliste o in organizzazioni non a scopo di lucro finanziate dal governo a da contributi di fondazioni. Spesso coloro che cercavo di organizzare sceglievano di creare un’organizzazione non a fini di lucro per ricercare sovvenzioni e fornire servizi anziché creare una cooperativa che generasse le sue proprie entrate fornendo beni e servizi.

Quello che ricavo da questi esperienze negli ultimi quarant’anni è che ciò che ci manca negli Stati Uniti è un movimento socialista organizzato che sia indipendente dal Partito Democratico e dalla sua miriade di satelliti non a scopo di lucro, gruppi di sostegno che nonostante il loro status apartitico di fatto contano sull’elezione e sulle pressioni dei Democratici per ottenere riforme.  In pratica questa strategia si traduce, anche per attivisti che in privato sono socialisti, nell’abbandonare tutte le critiche sistemiche del capitalismo e gli argomenti a favore del socialismo nell’attività pubblica nell’interesse dell’essere attori politici “realisti” che saranno “presi sul serio” dai politici Democratici. Ma poiché non pongono alcuna minaccia di portare i loro voti altrove, hanno poca influenza sulle politiche che i Democratici perseguono.  Così questi attivisti non sono realisti per niente.  Nel frattempo la causa contro il capitalismo e a favore del socialismo non ha uditorio nelle vaste arene pubbliche, ma solo ai margini delle accademie, in un piccolo universo di media di Sinistra e in un piccolissimo gruppo di organizzazioni socialiste piccolissime.

Quello in cui i movimenti decollano è un momento piuttosto misterioso. Il materiale infiammabile può essere dovunque e possono volare le scintille, ma è impossibile predire quando una scintilla alla fine accenderà un fuoco.  Ma ciò che è necessario per avviare un movimento non è così misterioso. La prima cosa è che le sue idee devono essere diffuse, non tenute di riserva per quando “miglioreranno le condizioni oggettive”.  La seconda cosa è che coloro che diffondono le idee devono organizzarsi. Gli Stati Uniti sono pieni di “socialisti” privati disorganizzati.  Ma che tipo di socialista è uno che non è attivo in un’organizzazione socialista?

La richiesta di una banca municipale di sviluppo è il tipo di richiesta che i socialisti possono avanzare nelle città statunitensi depresse per promuovere l’idea socialista e organizzare i socialisti attorno ad essa.  Non è necessario che l’etichetta “socialista” compaia dovunque al riguardo.  A Syracuse la promuoviamo come Verdi per una Banca Municipale di Sviluppo, non come Socialisti per una Banca Cittadina Socialista.  Gli elementi importanti sono la sostanza della richiesta e l’indipendenza politica dell’organizzazione che la avanza.  E’ una richiesta di transizione: non una richiesta di un “socialismo” astratto, bensì di un modo concreto per creare occupazione e sviluppo economico in una città che ha disperato bisogno di più lavoro e più attività.

Se l’idea comincerà a far presa, come la nostra campagna per servizi energetici municipali, i nostri oppositori cercheranno di scartarla in quanto “socialista”.  Possiamo contare sulla Destra (che comprende i politici Democratici filocapitalisti) per questo.  Potremo essere orgogliosi, a quel punto, che ci prendano abbastanza sul serio da attaccarci e da darci l’occasione per sostenere che se questo programma “socialista” funziona meglio, tanto meglio per il socialismo.  Secondo l’espressione famosa attribuita a Gandhi: “Prima ti ignorano. Poi ti ridicolizzano. Poi ti combattono. E alla fine tu vinci.”

Avanzerò questa richiesta di una Banca Municipale di Sviluppo come candidato Verde alle elezioni generali di novembre del Consiglio Comunale di Syracuse. Potrete vedere come presenteremo questa richiesta e seguire la campagna su www.howiehawkings.org

 

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/municipal-development-bank-by-howie-hawkins

traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2011 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0