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di Mostafa Ali e Lee Sustar –  29 novembre  2011

Dopo cinque giorni di resistenza di massa a piazza Tahrir al Cairo e in città di tutto l’Egitto, i governanti militari del paese sperano che le elezioni parlamentari del 28-29 novembre contribuiranno a ridar loro il vantaggio, cooptando i partiti islamisti e liberali e isolando i militanti.

In realtà la mobilitazione lunga una settimana – che ha compreso due giorni di proteste coinvolgenti circa un milione di persone nonostante l’uccisione di almeno quaranta dimostranti a partire dal 19 novembre – ha segnato una nuova fase del movimento rivoluzionario in Egitto. Un gran numero delle persone che avevano accolto il governo del Consiglio Supremo delle Forze Armate (SCAF) come eroi per aver cacciato Mubarak in febbraio, ora considera il SCAF una forza controrivoluzionaria.

Le proteste hanno conquistato una serie di concessioni, comprese le dimissioni di un gabinetto civile impopolare che rappresentava la foglia di fico del governo militare.  Ma in sostituzione l’esercito ha nominato primo ministro un ex seguace di Mubarak, Kamel el-Ganzouri.

L’esercito è deciso a conservare il potere proponendo una nuova costituzione che porrebbe le forze armate al di sopra delle autorità civili.  Nonostante piazza Tahrir sia stata inondata il 25 novembre da una folla stimata in un milione di persone, il SCAF ha annunciato di voler tenere le elezioni parlamentari il 28 novembre, come programmato, ma ha esteso di un ulteriore giorno le votazioni.  La maggior parte dei partiti islamisti, nazionalisti e liberali ha accettato di partecipare, facendo infuriare molti dei propri membri che sentivano che le elezioni dovevano essere boicottate per protesta contro la repressione militare.

Mostafa Ali, membro dei Socialisti Rivoluzionari Egiziani e giornalisti di Ahram Online, ha parlato con Lee Sustar delle proteste di massa, delle elezioni e del rinnovo del movimento rivoluzionario egiziano.

Quali sono state la dimensione e il carattere politico della protesta di venerdì 25 novembre?

La dimostrazione di venerdì è stata molto vasta. C’era circa un milione di persone a piazza Tahrir. Numerosi dimostranti sono venuti da diversi quartieri della classe lavoratrice, uno di essi è stato rappresentato da qualcosa come 10.000 persone. Questa è una cosa nuova a Tahrir. Abbiamo marce convergenti che vengono da diverse località vicine della classe lavoratrice.

L’affluenza è stata massiccia, come ci si aspettava.  La piazza è stata  realmente un ruggito di slogan contro il SCAF e contro il suo capo, il feldmaresciallo Mohamed Hussein Tantawi, e c’è stata una generale condivisione dell’aspettativa che il consiglio militare dovesse tornarsene nei propri accampamenti. L’unanimità della piazza è stata per l’assunzione del potere da parte di  un consiglio presidenziale o di un governo di salvezza e per il fatto che esso debba essere costituito da persone indipendenti che non abbiano assolutamente nulla a che fare con Mubarak e con il Partito Nazionale Democratico che ha governato durante il regime di Mubarak.

La cosa più importante qui è che, qualsiasi forma assuma un tale governo, esso sia responsabile nei confronti del popolo, non del SCAF.

La Fratellanza Mussulmana, comunque, resta contraria alle dimostrazioni.

La Fratellanza si è opposta alla dimostrazione di venerdì e l’ha boicottata.  Anche la maggior parte dei salafiti – una corrente islamista più moderata – l’ha boicottata con pochissime eccezioni. Ma tutti i partiti liberali e di sinistra e i gruppi giovanili rivoluzionari – circa 70 – hanno appoggiato le dimostrazioni.

Questa dimostrazione ha spinto alcune figure liberali a farsi avanti dichiarandosi pronte a formare un governo di unità nazionale o un gabinetto di salvezza nazionale. Mohamed ElBaradei, una figura liberale chiave, ha accettato di cancellare la propria candidatura alla presidenza nel caso gli venisse chiesto di formare un governo di unità nazionale che comprenda liberali, nasseriani e islamisti moderati.

Questo è in generale quel che è accaduto in seguito alla dimostrazione a Tahrir. Ma nello stesso giorno ci sono state altre dimostrazioni in altre parti del paese. Il nuovo sviluppo è che sono anche dimostrazioni nell’Alto Egitto (la parte meridionale, più rurale, del paese) che è più arretrato, meno industrializzato. Non partecipato appieno alla rivoluzione di gennaio. Così, questo è un nuovo sviluppo. Si sta lentamente mettendo al passo con la rivoluzione.

In primo piano, in queste dimostrazioni, si pongono le richieste economiche e della classe lavoratrice o la concentrazione è più sull’ottenere che l’esercito esca dalla politica?

Le rivendicazioni politiche ed economiche sono completamente intrecciate.  C’è, nel milione di persone di Tahrir, la richiesta generale unificante che il SCAF debba andarsene.  Ma il motivo sottostante è che la situazione economica si è deteriorata negli ultimi 10 mesi.

Molti dicono ai giornalisti che la vita si sta facendo più difficile, che la disoccupazione è insopportabile e che il precedente governo non aveva migliorato le loro vite. Il SCAF ha fallito miseramente in questo.  Perciò la rabbia per le difficoltà economiche e la voglia di libertà politica sono collegate.

I sindacati indipendenti hanno avuto un loro contingente nelle manifestazioni, ma non è stato molto grande: poche centinaia di persone.  Sono ancora in una fase di costruzione e sono appena passati attraverso parecchie battute d’arresto.  Non c’è un movimento della classe lavoratrice che avrebbe potuto avere influenza sulla dimostrazione di massa di venerdì.

Come sono organizzate le marce dai quartieri della classe lavoratrice?

Queste dimostrazioni sono organizzate da gruppi creati per opporsi ai processi militari dei civili, da comitati popolari a difesa della costituzione, da Socialisti Rivoluzionari e da centinaia di attivisti indipendenti che mobilitano i propri vicinati. Marciano verso Tahrir distribuendo migliaia di opuscoli lungo il cammino per spiegare cosa sta succedendo. E’ un tentativo di costruire una presenza locale continua nei quartieri.

Il sentimento politico a Tahrir è più avanti rispetto al resto del paese? In che modo influenzerà le elezioni?

Sì, il sentimento politico a Tahrir è in anticipo rispetto al paese.  Lo si può considerare l’avanguardia rivoluzionaria della società tra gli studenti, i lavoratori e i giovani, ma è molto più vasto che a gennaio. La coscienza politica si è enormemente sviluppata.

Sono persone che capiscono che il SCAF è la continuazione del regime di Mubarak. Stanno cominciando a comprendere il collegamento tra i problemi economici e quelli politici.  Stanno cominciando ad afferrare il ruolo della polizia nella società. E sono gli unici che capiscono che la classe dominante li ha ingannati utilizzando Mubarak come capro espiatorio al fine di salvare il resto del sistema politico.

Abbiamo dunque una minoranza nella società – simbolizzata da Tahrir – che ha fatto progressi politicamente e in termini di consapevolezza. E in quel senso è più avanti del resto del paese.  A gennaio la maggioranza del popolo del paese voleva che Mubarak se ne andasse, e per questo ha sostenuto Tahrir.  In questo non è la stessa cosa per quanto riguarda il SCAF.

L’avanguardia rivoluzionaria è molto, molto più vasta.  La sua volontà di combattere è incredibile; ha combattuto per cinque giorni contro la polizia. Ma la maggioranza dei lavoratori e dei poveri non è ancora arrivata alla conclusione che il SCAF deve tornare immediatamente nelle caserme.  Oppure pensa di non avere ancora la forza necessaria per spingere il SCAF nelle caserme.

A un livello diverso si può vedere la cosa in questo modo: è stato molto più facile per la classe di governo aver ragione di Mubarak.  Aver ragione del SCAF, o rimandarlo nelle caserme, è un compito molto più difficile.  Anche molti all’esterno di Tahrir vogliono che il SCAF torni nelle caserme, ma non pensano che sul terreno ci sia l’organizzazione per ottenere qualcosa del genere.

Come giocherà tutto questo nelle elezioni parlamentari?

L’afflusso alle urne sarà probabilmente molto alto. La maggioranza della gente ritiene che le elezioni saranno il modo per creare un governo civile e allontanare l’esercito dalla vita politica.  C’è un’unanimità della maggioranza su questo, diversamente da una folle minoranza di destra che vuole che il SCAF resti al potere.

La maggioranza del paese vuole un sistema democratico.  Vuole un governo civile. Vuole essere in grado di votare ed esercitare il controllo politico sulle proprie vite. E ritiene che questo sia il modo per allontanare dalle proprie vite l’esercito, per la prima volta in 60 anni.

Dunque anche tra coloro che si battono a Tahrir e tra coloro che li sostengono, alcuni voteranno, perché non vogliono lasciare la scena politica al SCAF, alla Fratellanza Mussulmana e ai Salafiti.  Tuttavia la maggioranza della gente di Tahrir è più avanti del resto del paese e vuole davvero boicottare le elezioni.

Abbiamo quindi una situazione bizzarra.  Il fatto che la gente voglia votare alle elezioni non significa che vuole che il SCAF resti.  In realtà vogliono che il SCAF se ne vada.  Pensa semplicemente che votare sarà il modo più rapido per ottenerlo. Ma la maggioranza di quelli che appoggiano la rivoluzione non è necessariamente contro Tahrir. Semplicemente non c’è abbastanza organizzazione o fiducia per allontanare il SCAF ora.

Il SCAF vuole queste elezioni per ottenere la legittimazione sul campo. Adesso l’esercito è molto debole ed è deciso a far sì che le elezioni abbiano luogo, a qualsiasi costo. Vuole utilizzare questo per rafforzare le proprie credenziali di settore che aveva detto che avrebbe realizzato la democrazia; vuole qualcosa da mostrare per dire di aver mantenuto la parola al fine di utilizzare ciò per attaccare la crescente avanguardia rivoluzionaria.

E’ questo che dice la gente di Tahrir, che queste elezioni non faranno progredire la democrazia, e che consentiranno all’esercito di raccogliere le forze della controrivoluzione sul campo.

Tuttavia è complicato.  Il SCAF se n’è appena venuto fuori con un nuovo primo ministro – Kamel el-Ganzoury – che è stato un fondatore del Partito Nazionale Democratico e un architetto delle privatizzazioni.  Anche se alla fine è stato cacciato da Mubarak, si tratta di uno che è nelle lista di divieto di volo per lasciare il paese, perché è implicato in numerosi casi di corruzione nei progetti di privatizzazione.

Persino a quel livello la gente è divisa. Una maggioranza si recherà a votare, ma metà della popolazione ritiene che, siccome quest’uomo è stato cacciato da Mubarak, si potrebbe volergli dare una possibilità, e l’altra metà sta cominciando ad apprendere che Tantawi e il SCAF stanno riportando la vecchia guardia del PND, non semplicemente la seconda generazione. Ganzouri ha 77 anni, è l’architetto di tutto quello che Mubarak ha fatto negli ultimi 30 anni.

Nominando Ganzouri, il SCAF sta trasmettendo il messaggio che non lascerà il potere. Ha detto che la nuova costituzione non cambierà di una virgola il ruolo del SCAF.  Il SCAF avrà sempre il diritto di veto su qualsiasi cosa abbia a che vedere con l’esercito.

Così da un lato l’esercito sta utilizzando le elezioni per rafforzare le proprie credenziali democratiche.  Dall’altro lato si sta trincerando. I membri del SCAF stanno dicendo: “Non abbiamo intenzione di cedere il potere. Nessuna costituzione, nessun parlamento e nessun movimento di massa ci costringerà a lasciare il potere.”

Circa il 25 per cento del PIL dell’Egitto è direttamente sotto il controllo del SCAF. C’era un cartello scritto a mano venerdì che elencava i crimini del SCAF. Uno di essi era che i suoi membri avevano appoggiato Mubarak per trent’anni.  Un altro era che il SCAF aveva trasformato l’esercito in una grande impresa per sfruttare i poveri.  Società di proprietà dell’esercito producono spaghetti, lavatrici, frigoriferi e mobili; costruiscono villaggi turistici di lusso e molto altro. Il SCAF è proprietario anche  di una grossa fetta dell’agricoltura, compresi centinaia di allevamenti di bestiame e coltiva ogni sorta di frutta e verdura.

E’ per questo che rimandare l’esercito nelle caserme e avere una costituzione e un parlamento che lo rendano responsabile è molto più difficile che fagli sacrificare Mubarak.  L’esercito ha molto di più in gioco economicamente e politicamente.

Poi c’è la dimensione internazionale. L’occidente ha abbandonato Mubarak, ma l’occidente non abbandonerà mai il SCAF, se non all’ultimissimo minuto.  Gli Stati Uniti non abbandoneranno l’esercito.

Nonostante le proteste contro il SCAF la Fratellanza Mussulmana lo ha appoggiato, nonostante qualche tensione sullo status dell’Islam nella costituzione proposta. Tale alleanza continuerà?

La sensazione generale a Tahrir è che il SCAF abbia fatto un patto non solo con la Fratellanza e con i Salafiti, ma anche con i liberali e con un segmento della sinistra, una coalizione chiamata ‘La rivoluzione continua’.  Si divideranno tra loro i seggi nel nuovo parlamento.

Così la Fratellanza si è opposta alle dimostrazioni a Tahrir e venerdì ha concretamente mandato molti dei propri membri nella piazza per cercare di convincere la gente a partecipare alle elezioni. In molti casi sono stati cacciati via. Ma la Fratellanza continua a far campagna elettorale.

La Fratellanza dice che nella nuova costituzione non attuerà la Sharia.  Ma la sua versione della Sharia è diversa da quella dei salafiti, che hanno una visione molto più reazionaria: contro le donne e contro il cristiani copti e a favore delle punizioni più brutali contro i poveri che infrangono la legge.  La visione della Fratellanza Mussulmana è molto più vicina a quella della sua controparte turca.  E’ a favore della censura dell’arte e della cultura e a cambiamenti in alcuni programmi dell’istruzione. I salafiti sono di destra e anticomunisti.

Ci sono dunque delle divisioni tra i salafiti e la Fratellanza Mussulmana. Un candidato salafita alla presidenza molto popolare, Hazem Abu Ismail, ha un seguito di milioni ed è del tutto contrario al SCAF.  Così un gruppo di salafiti sta tentando di avere la meglio sulla Fratellanza Mussulmana e queste persone hanno appoggiato la dimostrazione di venerdì.

I salafiti ritengono che la Fratellanza Mussulmana stia facendo un patto che renderà loro più difficile attuare la Sharia.  Per questo vogliono che il SCAF esca dal gioco più rapidamente.  Ciò crea confusione sul campo perché anche se vogliono il SCAF fuori gioco, il loro obiettivo ultimo è di distruggere l’intera rivoluzione.

 

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

http://www.zcommunications.org/the-struggle-to-come-after-egypts-election-by-mostafa-ali

Fonte: Socialistworker.org

traduzione di Giuseppe Volpe

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